Login Registrati
La scelta, storica, delle cortigiane

La scelta, storica, delle cortigiane

Per amore del potere - 'Chi diventava l'amante del re entrava nelle tv del tempo come oggetto di gossip... di lusinghe e non disinteressati corteggiamenti'

Giancarla Codrignani Lunedi, 06/12/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2010

Il sottotitolo di Amanti e regine, uno dei libri di Benedetta Craveri sulla storia delle donne dei secoli passati, è "il potere delle donne". Vale la pena di leggere e, poi, di riflettere anche su di noi.

Il famoso giurista Jean Bodin sosteneva, nel sedicesimo secolo, che "le donne debbano essere tenute lontane da tutte le magistrature, i luoghi di comando, i giudizi, le assemblee pubbliche e i consigli, affinché si occupino solo delle loro faccende donnesche e domestiche". E se, anche a quell'epoca, una, perfino di alto lignaggio, aveva voglia di partecipare al governo della politica? La sola che, senza arrendersi al ruolo, praticò direttamente - e senza uno straccio di marito - il potere fu Elisabetta I, abilissima a farsi un'immagine personale di regalità "virile" senza rinunciare al corpo di donna.

Le altre che furono regine erano arrivate al trono per ruolo, in virtù di politiche matrimoniali e di impreviste vedovanze: non sempre ebbero fortuna, quasi sempre gestirono il potere per conservarlo ad un figlio, anche se qualcuna gli si fece rivale per amor di potere come un uomo. Il pregiudizio di Bodin restava alla base della vita sociale anche per le regine che il potere conobbero e praticarono con ambizione.

Ma se una non era compresa nell'asse ereditario o non diventava vedova di re con figli piccoli? Se era soltanto una che conosceva bene i giri del potere e la cui ambizione non si accontentava di brillare nei circoli mondani? Se apprezzava gli uomini potenti, non solo perché il potere è carico di sex appeal, ma anche perché dentro il letto di un re si stava in mezzo agli interessi del mondo? Se, insomma, come dicevano le cronache, era nata con la voglia di essere un' "intrigante"?

Chi diventava l'amante del re entrava nelle tv del tempo come oggetto di gossip e di riprovazione ecclesiastica, ma anche di lusinghe e non disinteressati corteggiamenti per raccomandazioni di nomine e operazioni strategiche e ottenimento di favori regali. Gestivano il potere per ricavarne la soddisfazione che provano gli uomini, ma sfidavano l'opinione pubblica perché il re era un uomo come gli altri che, partendo dall'intimità, poteva esser governato dalla donna che avanzava proposte e idee. Era il solo modo di governo consentito dalla "norma Bodin". Altrimenti non si spiegherebbe perché - a prescindere dal fatto che queste relazioni, meno obbligate di quelle matrimoniali, gratificavano anche per amore e passione ricambiati - una donna nobile e ricca o divenuta tale per matrimonio avrebbe dovuto farsi amante ufficiale del re, quando poteva godersi la vita senza fastidi, avere tutte le relazioni, farsi bella a palazzo nelle feste e negli svaghi della corte, vantare la dignità del proprio nome e la legittimità di figli non bastardi. Forse erano già della pasta di quelle borghesi che, quando esploderà la rivoluzione, avevano già in tasca la Carta dei diritti della donna e della cittadina.

Di Pauline-Félicité, marchesa di Vintimille, sorella di una favorita di Luigi XV, Benedetta Craveri racconta che appena uscita dal convento aveva detto a un'amica: "andrò a corte da mia sorella, il re mi vedrà, si innamorerà di me, e io governerò mia sorella, il re, la Francia, l'Europa". Esaltazioni di ragazzina? Conquistato il re, cercò di sottrarlo alla tutela del cardinal Fleury, volle farlo seguace del partito oltranzista - non era una pacifista - e cercò di "insegnargli a volere", per farne un grande sovrano. Gli esempi si moltiplicano nella lettura: di Luigi XIV si arriva a scrivere che "i dodici anni di sodalizio con Madame de Montespan furono quelli dei suoi maggiori trionfi come sovrano". La Pompadour ebbe uno status ufficioso di "consigliere e ministro": giudicata dispotica perché usava il plurale maiestatis come il re e trattava i ministri del re come se fossero suoi, secondo quanto dice il marchese D'Argenteuil, che l'odiava anche per la sua amicizia con Voltaire e gli intellettuali dell'Enciclopedia e per i "discorsi borghesi e assurdi" con cui scandalizzava i benpensanti.

Non dico che Bodin sopravviva dietro qualche angolo, anche se le quote, gli svantaggi lavorativi, la mancanza di servizi sociali di genere dimostrano che non contiamo abbastanza. Tuttavia il berlusconismo divenuto costume ha lanciato la moda delle candidature alle cariche politiche di ragazze da calendario o addirittura escort. Una grande differenza rispetto all'essere amanti del re. Tuttavia, perché anche loro, invece di fare le mantenute di lusso, cercano posti politici? che, tra l'altro reggono in modo più decoroso dei colleghi uomini: Mara Carfagna non è il peggior ministro del governo Berlusconi e non si comporta come Scajola. Perfino il fenomeno delle veline non ha solo un retroterra ambiguamente negativo: per denaro contribuiscono al vilipendio del corpo della donna, ma qualcuna si laurea e parte dall'intenzione di usare la bellezza per aprirsi strade nella vita non necessariamente sconvenienti.

Non vorremmo che le donne si trovassero ancora ad usare il corpo per realizzare i propri fini a spese della mercificazione che ne fanno i maschi. Come dire Machiavelli a scartamento ridotto....



(6 dicembre 2010)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®