Cristina Carpinelli - "nonostante l’intenzione di Putin di 'rilanciare l’economia, puntando sul benessere di tutti e non di pochi' un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà"
Andrea Catone Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008
Qual è oggi, a 17 anni dalla fine dell’Urss (1991), la condizione delle masse di operai salariati e pensionati in Russia? Trascorso il decennio di amministrazione el’ciniana, caratterizzato dalla totale rapina delle proprietà pubbliche da parte di una nuova “classe” capitalistico-mafiosa, i c.d. “oligarchi”, Vladimir Putin - giunto al potere in una situazione drammatica, ai primi di agosto 1999, quando, a qualche mese dall’aggressione della NATO contro la Jugoslavia, i guerriglieri del ceceno Basaev invadono il Dagestan per proclamarvi una repubblica islamica indipendente - capovolge la politica di totale subalternità agli USA e alla NATO, che attuavano una sistematica spoliazione del paese e il suo smembramento in molti stati etnici (una Jugoslavia all’ennesima potenza), e fa riassumere alla Russia uno status di potenza mondiale (per cui i media occidentali la trattano spesso con toni da guerra fredda), rafforzando lo Stato e le sue istituzioni portanti e rimettendo sotto controllo statale i settori strategici dell’energia e delle comunicazioni.
Ma, come emerge dai dati riportati in “La Russia a pezzi” di Cristina Carpinelli (Edizioni ACHAB, pagg 152, Euro 12,00), non intervengono invece sostanziali mutamenti né nelle politiche sociali, né nella composizione strutturale dell’economia russa, che continua a fondarsi in buona parte sul settore energetico e l’esportazione di idrocarburi, senza che vi sia un potenziamento e una diversificazione dell’apparato produttivo né il rilancio del mercato interno. Il “piano di aggiustamento strutturale”, voluto dal FMI e inaugurato nel 1992 con la riforma dei prezzi, continua ad avere ripercussioni negative, soprattutto sotto l’aspetto sociale, nonostante l’intenzione di Putin di “rilanciare l’economia, puntando sul benessere di tutti e non di pochi”: un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà, mentre cresce l’elenco dei supermiliardari, c’è grande disagio, marginalizzazione di ampi strati sociali e nessuna efficace redistribuzione del reddito. Prosegue la trasformazione del carattere universale dei sistemi pubblici di previdenza e sicurezza sociale in sistemi privati di assicurazione individuale (“piano di razionalizzazione economica”). La riforma del gennaio 2005, che liquida i servizi sociali per le classi disagiate e li sostituisce con un compenso monetario del tutto inadeguato, rappresenta la fase ultima di distruzione totale dello Stato sociale e degli standard di vita delle masse russe, che già negli anni Novanta avevano sperimentato una colossale retrocessione sociale. La disoccupazione, soprattutto femminile, provocata dai problemi irrisolti di deindustrializzazione e di obsolescenza dei vecchi settori statali e dalla disgregazione delle strutture produttive, civili e assistenziali, alimenta la diffusa pauperizzazione nella società. Si diffondono le “malattie della povertà” (tubercolosi, difterite, sifilide, Aids); i suicidi, le morti connesse all’abuso di alcool e l’ampia diffusione della droga sono in crescita. Indicatori importanti come la speranza di vita e il tasso di mortalità infantile non registrano variazioni positive significative rispetto agli anni Novanta.
* Andrea Catone (Direttore Centro Studi sui Problemi della Transizione al Socialismo)
Lascia un Commento