La rivoluzione passa (anche) attraverso l'educazione sessuale
Egitto - “Not a shame” è una campagna di sensibilizzazione rivolta alle scuole superiori
Zenab Ataalla Martedi, 29/03/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2016
Con lo slogan “L’educazione sessuale è un bisogno, non è un lusso” ha preso avvio qualche mese fa la campagna “Not a shame” nelle scuole superiori della capitale con la speranza di vedere coinvolti tutti gli istituti secondari del paese.
Realizzata in occasione del 25 novembre, giornata mondiale per l’eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne, l’iniziativa, a differenza delle altre, si sviluppa su un elemento innovativo.
Questa volta si parte dal tema dell’educazione sessuale e da tutto quello che riguarda i cambiamenti che coinvolgono i corpi maschili e femminili nell’età della pubertà.
Rivolgendosi agli studenti ed alle studentesse, la campagna viene lanciata per affrontare la violenza contro le donne alla luce delle idee sbagliate che permangono nella società che considera l'educazione sessuale solo in relazione ai rapporti sessuali, tralasciando invece tutto il resto.
Per Amal Fahmi, direttrice dell’associazione Tadwein e promotrice della campagna, si tratta invece di un passo in avanti perché “affrontare questo tema può aiutare a risolvere molti problemi, come quelli legati alla salute riproduttiva, al matrimonio precoce ed al crescente aumento dei casi di HIV oltre che a prevenire i comportamenti violenti contro le donne attraverso una serie di eventi, video e opuscoli che forniamo agli incontri”.
Tuttavia, un conto è parlare di sessualità tra l’intimità delle mura domestiche o tra amici e altro è parlarne apertamente tra la gente, per strada e tra i banchi di scuola.
In Egitto, come nel resto dei paesi arabi, la sessualità è un tabù ed è impossibile parlarne pubblicamente. La tolleranza è limitata alla possibilità di parlarne davanti ad un medico, quando è connesso alla relazione tra marito e moglie.
In tutti gli altri casi, chi lo fa rischia invece l’accusa di istigazione ad avere rapporti sessuali prima del matrimonio e la conseguente detenzione per atteggiamenti contro le regole e le consuetudini sociali.
In questo clima è inevitabile lo scontro tra chi vede l’educazione sessuale uno dei punti di svolta per combattere la violenza di genere e chi invece avverte questo tema come un elemento dissuasore dai comportamenti ritenuti ben accetti dalla morale in contrasto con le religioni, quella musulmana e cristiana, e la cultura dominante.
In questo contesto l’associazione Tadwein sceglie di cogliere la sfida. “Parlare di educazione sessuale non può fare altro che aiutare gli studenti e le studentesse a capire ed affrontare normalmente il cambiamento fisiologico che il loro corpo subisce. Ma soprattutto può aiutare i giovani e le giovani a relazionarsi con le persone dell’altro sesso senza che questo possa creare problemi” dice Amal Fahmi.
Ad oggi solo cinque scuole hanno aderito alla campagna, sfidando nei fatti le reticenze dei genitori.
Ma le speranze riposte nella campagna sono molte. Tadwein insieme alle altre organizzazioni femminili mirano a diffondere una cultura di rispetto tra i generi contro la violenza.
E lo vogliono fare, iniziando dall’educazione sessuale, un concetto diventato sempre più ambiguo in Egitto a causa della mancata diffusione del significato reale che ha, se si vuole traghettare il Paese nel futuro.
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