La Risoluzione Tarabella al vaglio finale del prossimo 9 marzo a Strasburgo
A stretto giro di boa il Parlamento europeo è chiamato ad esprimere il voto finale sulla Risoluzione Tarabella, avente ad oggetto la Relazione sulla Parità tra donne ed uomini nell’Unione europea per l’anno 2013.
Si avvicina la data del 9 marzo, nella quale è stata calendarizzata l’approvazione in Parlamento europeo della RisoluzioneTarabella, dal nome del suo estensore l’eurodeputato belga Marc Tarabella (Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti & dei Democratici), avente ad oggetto la Relazione sulla Parità tra donne ed uomini nell’Unione europea per l’anno 2013. Tale documento affronta molti temi, in particolare il congedo parentale, il gap salariale di genere, il divario pensionistico e l'implementazione di politiche proattive per l'occupazione femminile. C'è anche un esplicito riferimento al diritto delle donne di disporre del proprio corpo, allorchè il testo “insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili". Indubbiamente la Relazione è a carattere generale, non focalizzata esclusivamente sul tema dell'aborto, ma tant’è che pare sia iniziato un pressing sugli eurodeputati italiani da parte delle gerarchie ecclesiastiche e della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE). Al grido No al diritto all’aborto in pochi giorni sono state raccolte 50.000 firme per dichiarare la loro opposizione alla c.d. disposizione Tarabella, poco prima che venisse approvata a larga maggioranza nella FEMM (Commissione parlamentare per i diritti della donna e per l’uguaglianza di genere). L’accordo politico, che è stato alla base della sua condivisione, reggerà anche in sede di definitiva conferma con il voto della plenaria di Strasburgo?
A suffragio della parte della Risoluzione Tarabella relativa alla libertà riproduttiva delle donne pochi giorni fa un gruppo di deputati appartenenti a partiti diversi ha lanciato un’iniziativa, denominata Allofus, per difendere il diritto della donna di scegliere, quando si tratta di aborto. La dichiarazione condanna tutti i tentativi di introdurre politiche regressive che limitano l'accesso delle donne ad aborti sicuri e legali, sottolineando nel contempo anche la necessità di “un’educazione sessuale di qualità” e ricordando all'Unione europea di mantenere i propri impegni in materia di aiuti e tutela dei diritti riproduttivi. Ad un riscontro risalente a giovedì scorso due eurodeputate italiane dell’Alleanza Progressista dei Socialisti & dei Democratici, Elena Gentile ed Elly Schlein, avevano sottoscritto All of us e tale circostanza dovrebbe indurre il Partito democratico a determinare le condizioni idonee a che non si ripeta nella sua deputazione parlamentare di Strasburgo quanto successe l’anno scorso. In occasione della votazione della Risoluzione Estrela in tema di tutela della libertà di procreazione, difatti, sei rappresentanti italiani nell’assise comunitaria, Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, Patrizia Toia e David Sassoli si astennero, con viva riprovazione del gruppo europarlamentare di riferimento. Nel solco di un coinvolgimento diretto del segretario del Partito democratico sul prossimo voto del 9 marzo va, quindi, intesa la petizione promossa in questi giorni dalla Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194/78), in cui si ritiene “importante che tutte le associazioni, i cittadini e gli operatori che hanno a cuore i diritti delle donne si mobilitino facendo pressione sugli esponenti del Partito Democratico, affinché non si debba assistere ad un nuovo inganno”.
Dal versante del Pd nazionale sembra, però, che si continui a tenere sottaciuta la questione, probabilmente a riprova di un malcelato disinteresse sulla prossima approvazione della Risoluzione Tarabella. Eppure, allorchè l’Italia è stata presidente di turno della Unione europea, si è più volte rimarcato in maniera netta che tale comunità sovranazionale non possa esistere solo per imporre vincoli economico-finanziari ai singoli stati membri. Ma i diritti e la tutela della dignità delle donne, che si vedono opposto il rifiuto ad effettuare l’interruzione di gravidanza richiesta, perché l’intero reparto di ginecologia è composto da medici obiettori, come vengono salvaguardati dai rappresentanti istituzionali continentali? Non è Europa anche quella che “sostiene le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili”, come recita la Risoluzione Tarabella? Ebbene che il tema non sia espunto dal dibattito interno del Pd, così da arrivare a ranghi aperti al voto di Strasburgo del vicino 9 marzo, correndo il rischio di un ulteriore biasimo da parte del suo gruppo politico al Parlamento europeo. Non è questione secondaria questa, non si può solo pensare alle emergenze di turno, quali ad esempio le riforme istituzionali, perché prima e al di sopra di esse vengono le persone ed i propri diritti. In primis quelli delle donne, da rivendicare a viva voce di modo che anche l’Italia diventi un Paese più a loro misura.
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