Mercoledi, 25/01/2023 - La tragedia accaduta in un Ospedale romano,la morte di un neonato e le migliaia di storie e di esperienze, che mai come questa volta hanno solidarizzato con il dolore di questa neomamma, hanno acceso i riflettori su una situazione sommersa ma reale.
Il nostro Paese che parla di natalità, salute e servizi e poi da anni taglia, taglia sulle strutture, sul personale specializzato, sempre troppo poco e in affanno, taglia sull'assistenza a 360°, sull'informazione. Il nostro Paese che non vuole cambiare, non vuole aprirsi e non vuole investire.
Ancora una volta tutto il sistema continua a sottovalutare l'importanza dell'assistenza post-partum alla mamma, e le differenze da caso a caso, e qui la stanchezza sì, l'umana stanchezza era prevedibile, non è irresponsabilità o mancanza di amore.
Alle neo-mamme spesso non viene data la possibilità di riposare adeguatamente, nè di avere qualcuno accanto durante la degenza,
questo già prima della Pandemia, e si sa benissimo che il travaglio ed il parto non sono uguali per tutte, possono essere estenuanti, faticosi, fisicamente e psicologicamente, e che per quanta gioia immensa e amore infinito, immediatamente dopo il parto una donna può essere fragile, stanca, provata.
In quei momenti possono emergere mille emozioni e pensieri, perché ognuna ha storie diverse, che forse si dovrebbe avere il dovere di conoscere proprio per sostenerle.
L'attaccamento, l'allattamento al seno, il rooming in, sono tutti passaggi fondamentali, dalle evidenze dimostrate, e se il cambiamento va in questa direzione benissimo.
Se allo stesso tempo però non si pensa al benessere della mamma, perché possa a sua volta riprendersi e avere la forza di prendersi cura del bambino, il sistema sta ignorando una questione importante.
La retorica della mamma leonessa a tutti i costi, che 5 minuti dopo il parto è già pronta per il post sui social, che distribuisce perle di saggezza giudicanti, che non dorme mai, non si lamenta e che non ha bisogno di nulla, che ha voluto diventare mamma ed ora si assuma le sue responsabilità, è insopportabile.
In alcuni Paesi del mondo il prendersi cura della mamma e del bambino per oltre 40 giorni dopo il parto, è insito nella cultura dei villaggi e delle famiglie. Si crea intorno alla neomamma una comunità fatta di aiuto, sostegno pratico, psico-fisico, nelle piccole e grandi cose. Anche la pratica dell'assistenza domiciliare è un servizio garantito dalle strutture o incluso nell'assicurazione sanitaria.
In altri Paesi, come il nostro ad esempio, soprattutto nelle aree urbane e metropolitane più vaste, la catena di sostegno si è sgretolata, e per quanti esempi positivi ci siano sono sempre troppo pochi. Una mamma deve essere accompagnata, già durante la gravidanza, ad affrontare il dopo, bisogna conoscerla, conoscere la sua vita, i suoi bisogni, la sua storia, se ha o meno aiuti a casa, fornirle anche strumenti educativi e attivarsi di conseguenza.
È necessario cambiare mentalità nell'assistenza ospedaliera dove avere una presenza accanto è fondamentale, dove andrebbero ristrutturati i reparti e gli spazi,le stanze, e aggiunti servizi anche a casa.
Una mamma ha bisogno del villaggio quanto il suo bambino.
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