La Regione Marche per l'applicazione della legge 194
Il Consiglio regionale ha approvato una mozione che riconosce la necessità di misure specifiche per garantire il diritto della donna ad una procreazione cosciente e responsabile
Lunedi, 23/10/2017 - Lo scorso 22 settembre è stata presentata dal consigliere regionale della Marche Gianluca Busilacchi (Gruppo Misto) una mozione per l’attuazione della legge 194/78 ed il funzionamento del servizio sanitario relativo all’interruzione di gravidanza. C’era una grande urgenza di definire istituzionalmente la questione, “considerato che la nostra regione sopperisce alla carenza di medici non obiettori o con la mobilità del personale (che non garantisce la continuità del servizio) o ricorrendo a collaborazioni con professionisti non dipendenti del servizio sanitario regionale con conseguente aggravio dei costi complessivi del sistema”. Lo scopo di tale atto istituzionale era quello di impegnare la Giunta regionale a prendere in considerazione, con i vertici operativi del suddetto servizio, la possibilità di approntare “procedure pubbliche finalizzate ad assumere personale specificamente dedicato alle interruzioni di gravidanza”. La mozione è stata approvata il successivo 10 ottobre con 11 voti favorevoli ed 8 contrari, mentre altri 8 componenti del Consiglio regionale, tra cui il suo presidente ed l’omologo della Giunta regionale, sono invece usciti dall’aula prima della votazione. Indubbiamente ci troviamo di fronte ad una deliberazione di specifica valenza che, al di là delle differenziazioni partitiche, è stata frutto di un precipuo trasversalismo politico tra alcuni consiglieri del Pd e altri del Movimento 5 Stelle e di una lista civica. Il fronte contrario ha invece unificato il centro-destra con due consiglieri del Pd, mentre gli usciti appartengono al Pd, al Movimento 5 Stelle, alla Lega ed al Gruppo Misto.
E’ importante che si ribadisca con particolari atti l’assunzione di responsabilità istituzionale della Regione Marche al riguardo dell’applicazione fattiva della legge 194 sul territorio di sua competenza, perché così si andranno a legittimare le specifiche iniziative volte ad arginare la disapplicazione di tale legge a fronte di tassi di obiezione di coscienza pari al 70, 1%, in base ai dati forniti dalla stessa Regione. Già nel 2015 era stato predisposto un bando di concorso per assumere figure professionali del genere, da destinare al distretto di Ancona e Fabriano, ma tale scelta era stata contestata seppure fosse necessario che l’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) assumesse personale in grado di consentire la prestazione sanitaria richiesta, ossia l’interruzione di gravidanza. Qualche anno prima, più precisamente nel 2013, vi era stata anche una mobilitazione civile sul tema della disapplicazione nelle Marche della normativa in tema di aborti, coordinata dal collettivo Vialibera 194 e culminata con la presentazione alle istituzioni interessate di una petizione popolare con oltre quattromila firme. Si richiedeva che “fossero garantiti i diritti sociosanitari legati alla salute riproduttiva della donna, sancita dalla legge 194/78”, nonché il potenziamento dei consultori pubblici e l’adozione di linee guida regionali in tema di somministrazione della pillola Ru 486 per l’aborto farmacologico.
Sono trascorsi invano quattro anni, fino ad arrivare alla deliberazione del 10 ottobre scorso, che dovrebbe fare fronte alla situazione attuale caratterizzata da dati a dir poco allarmanti. Ad esempio, all’ospedale Profili di Jesi sussiste una vera e propria obiezione di struttura (illegale visto che l’interruzione di gravidanza rientra nei Livelli Essenziali d’Assistenza della sanità pubblica), perché tutti i ginecologi sono obiettori. Altrettanto a Fermo, mentre ad Ascoli Piceno presso l’ospedale Mazzoni undici sono gli obiettori su dodici. La Cgil nel 2016, in occasione del reclamo presentato al Comitato Europeo dei Diritti Sociali e vinto dal sindacato al riguardo delle difficoltà e rilevanti criticità che rischiano di svuotare di significato la Legge 194/78, ha avanzato precise proposte per fare fronte a tale situazione. Così ha richiesto che venga effettuata l’assunzione straordinaria di medici, ostetriche e infermieri non obiettori, con previsione esplicita nei correlati bandi di concorso che essi siano introdotti stabilmente in presidi con oltre il 50% di obiettori.
La mozione approvata in Consiglio regionale della Marche va quindi nella direzione di riconoscere la necessità di misure specifiche volte ad assumere personale sanitario e no, in grado di garantire le interruzioni di gravidanza, laddove tale regione per la presenza di una percentuale alta di obiettori di coscienza non consente un’efficace applicazione della 194. In un Paese, caratterizzato da territori ove tale fenomeno assurge a tassi pari al 90%, più che mai appare giusta la condanna comminata nell’ottobre 2015 dell’Italia da parte del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa. Nella Risoluzione di tale organismo comunitario venne riscontrata la violazione “dei diritti delle donne a causa della diffusa obiezione di coscienza che impedirebbe la piena e corretta applicazione della 194/78”, nonché ribadito che “le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”. Poiché l’art. 9 di suddetta legge prevede che “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'espletamento delle procedure previste dall'articolo 7 e l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8”, spetta alla Regione garantire e controllare che in tutto il suo territorio tali attività sia effettuate. Si attende conseguentemente che alla decisione politica del 10 ottobre scorso la Regione Marche faccia conseguire le misure idonee a dare piena esplicazione al principio sancito all’art.1 della legge 194, per il quale è assunto come prioritario il diritto della donna ad una procreazione cosciente e responsabile.
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