Roma. Pienissima ieri sera la grande sala del Radisson Blu Es.Hotel, nei pressi di Piazza Vittorio a Roma, dove è stato presentato il tanto atteso bando "Innovazione Sostantivo Femminile", che la Regione Lazio ha lanciato per sostenere le imprese delle donne. Presenti il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e gli assessori Fabiani, Ciminiello e Ravera. "Dietro questo bando, che apre il nuovo ciclo di programmazione europea - ha sottolineato Zingaretti - non c'è solo l'idea che ci sia un divario da colmare o il dovere etico di offrire pari opportunità a tutti e tutte. C'è la consapevolezza che una società che riconosce le differenze e la forza delle donne, è una società più bella e competitiva".
Il bando finanzierà, a fondo perduto, idee innovative, fino a un massimo di 30 mila euro a progetto, contribuendo così al 70% del costo totale messo a budget dall'impresa partecipante. La novità di questa seconda edizione è l'apertura alle start-up: potranno partecipare alla call non soltanto le titolari delle imprese romane e laziali già esistenti, ma anche le innovatrici che non hanno ancora fatto il grande passo. Qualora risultassero vincitrici del finanziamento, avranno trenta giorni di tempo per costituire l'impresa. I progetti, che dovranno pervenire entro il 15 ottobre, dovranno riguardare le aree di specializzazione previste dalla "Smart Specialization Strategy" della regione Lazio, tra cui l'aerospazio, le scienze della vita, i beni culturali, l'agrifood, le industrie creative digitali, la green economy e la sicurezza. Sono inoltre benvenuti i progetti attinenti all'area della Social Innovation: proposte che, attraverso soluzioni tecnologiche innovative, propongano idee concrete per rendere la società più "inclusiva, innovativa e consapevole", come stabilito nel programma europeo Horizon 2020.
"Questo bando è uno dei tasselli del nuovo modello di sviluppo regionale che vogliamo creare, uno sviluppo che punti proprio su innovazione e internazionalizzazione delle imprese", ha aggiunto l'assessore Fabiani presentando il bando. La Regione ha stanziato un milione di euro, nell'ottica di favorire la crescita del tasso di femminilizzazione delle imprese, al momento fermo al 21,8%. Pur superando la media nazionale, il Lazio è battuto da altre regioni più virtuose, sebbene si collochi al secondo posto per il numero di imprese femminili esistenti, circa 95 mila, preceduto solo dalla Lombardia che ne conta oltre 130mila.
La presenza di tante donne giovani tra il pubblico rileva la voglia e la necessità di creare nuove opportunità di lavoro, utilizzando le possibilità che le nuove tecnologie forniscono e nelle quali le donne, seppur ancora in misura minore degli uomini (solo il 15% dei lavoratori nel campo ICT è donna), si cimentano sempre più volentieri. Tanti i sogni del cassetto, da non raccontare a nessuno, con un misto di riserbo e scaramanzia, come quello di Annapaola, 38 anni di Roma, che lavora nella comunicazione e nei progetti IT da tanto tempo, e vorrebbe finalmente mettersi in proprio, o come Valeria, 31 anni, che lavora in una società di produzione audiovisiva e vorrebbe continuare nel suo campo ma da libera imprenditrice.
Durante la serata spazio anche alla premiazione del video vincitore del concorso audiovisivo dedicato al concept “Donna e Innovazione” lanciato da Bic Lazio a fine luglio. Il premio è andato a Maria Iovine, autrice di Favole in aggiornamento, che ha saputo grattare via quell'onnipresente strato rosa confetto, mettendo al centro l'idea, di questi tempi ancora accolta come rivoluzionaria, che le donne possano disegnare il loro futuro professionale e personale andando oltre i ruoli tradizionalmente assegnati dalla società al genere femminile.
In sala anche alcune donne migranti e diversamente abili, e, un po' a sorpresa, alcuni uomini. Compagni, amici, o più probabilmente colleghi di lavoro, interessati, si può ipotizzare, a creare partnership con imprese femminili esistenti o da costituire. Che sia una ennesima invasione di campo, come lascia intendere sorridendo Matilde che lavora nel terzo settore, o una vera voglia di mettersi accanto e non a capo di professioniste donne, lo diranno i progetti che saranno presentati. Quel che è certo è quel piccolo 49,9% (Fonte Istat) di donne attive occupate, che pesa sull'Italia in termini di crescita e sviluppo, ma che grava ancora di più sulle spalle delle donne per le quali l'indipendenza economica, e perchè no anche la realizzazione professionale, sono un pezzo fondamentale di una piena autodeterminazione.
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