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La realtà urbana di Titina Maselli

La realtà urbana di Titina Maselli

Nel centenario della nascita di Titina Maselli Roma la celebra con una grande antologica in due sedi: il Casino dei Principi di Villa Torlonia e il MLAC della Sapienza (fino al 21.4.2025)

Lunedi, 16/12/2024 - Per una curiosa coincidenza, due tra le maggiori pittrici italiane del Novecento, Carla Accardi e Titina Maselli, sono nate nel 1924 e quindi quest’anno ricorre per entrambe il centenario della nascita. A Roma, dopo l’omaggio reso a Carla Accardi (Trapani, 1924-Roma 2014) dal Palazzo delle Esposizioni, ora è la volta di Titina Maselli (Roma, 1924-2005), celebrata con un’importante mostra antologica che riunisce un centinaio di opere ospitate in due sedi museali: il Casino dei Principi di Villa Torlonia e il Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea (MLAC) della Sapienza.

L’organizzazione della retrospettiva di Titina Maselli ha messo in campo cinque curatori, Claudio Crescentini, Federica Pirani, Ilaria Schiaffini, Claudia Terenzi e Giulia Tulino, i quali, attraverso un perfetto gioco di squadra, hanno realizzato un’unica rassegna, aperta fino al 21 aprile 2025, allestita in due spazi espositivi non lontani tra loro (a piedi distano circa un quarto d’ora).

Naturalmente, la metafora sportiva non è casuale trattandosi di un’artista che, nella sua produzione più conosciuta e iconica, è riuscita a sintetizzare il tema dello sport e quello della metropoli attraverso immagini potenti, fulminee, piene di energia e di tensione. Titina Maselli, infatti, senza essere una sportiva, né una tifosa, senza frequentare lo stadio, piuttosto guardando alle fotografie pubblicate nei giornali sportivi, aveva iniziato già alla fine degli anni Quaranta a tessere un “racconto” dello sport popolato da figure icastiche, assolute, di calciatori, ciclisti e pugili. E così le sue opere, che negli anni Cinquanta apparivano inclassificabili, in quanto non erano riconducibili ai due schieramenti allora contrapposti, i fautori del realismo e quelli dell’astrattismo, hanno anticipato i temi della Pop Art. Ma anche in seguito, Titina Maselli non si è mai riconosciuta in nessun gruppo e questa sua indipendenza, che spesso l’ha fatta sentire isolata, è certamente uno dei motivi per cui, finora, l’artista non ha ancora avuto un riconoscimento adeguato alla sua effettiva importanza storica. E pur avendo vissuto a lungo a New York e a Parigi, purtroppo anche a livello internazionale la sua opera non è conosciuta quanto meriterebbe. La ricorrenza del centenario è quindi anche l’occasione per ripensare criticamente il lavoro dell’artista e promuovere la sua figura.

L’esposizione al Casino dei Principi presenta, cronologicamente, opere degli anni Quaranta e Cinquanta, con alcuni approfondimenti tematici che giungono fino agli anni Duemila. All’inizio del percorso sono posti due sensuali ritratti dell’artista dipinti dall’amico Renzo Vespignani negli anni Sessanta. Altri ritratti della pittrice si trovano al piano superiore. Tra questi, alcuni sono di Toti Scialoja, compagno e marito di Titina (si erano sposati nel 1945 ma il matrimonio durerà pochi anni), che la mostrano giovanissima, con grandi occhi spauriti. Piero Guccione invece negli anni Sessanta l’avvolge in un alone di mistero raffigurandola di spalle. Oltre ai ritratti di Vespignani, all’inizio del percorso si trova anche un intenso autoritratto giovanile (1948 circa), nel quale Titina ricorre a uno stile espressionista per rappresentarsi pallidissima, i capelli corvini, i lunghi occhi neri bistrati, le labbra rosse e un’espressione sofferta che ricorda un po’ Juliette Greco, musa dell’esistenzialismo francese.

Cresciuta in un ambiente di intellettuali, Titina Maselli aveva iniziato a dipingere fin da bambina. Il padre, Ercole, era un importante critico d’arte e la madre, Elena Labroca, apparteneva a una famiglia di musicisti ed era imparentata con i Pirandello. Suo fratello, Citto Maselli, che si affermerà come regista, ricorda che Luigi Pirandello (pittore dilettante) fece in tempo a vedere i suoi primi lavori e a incoraggiarla. Ma in seguito saranno le nature morte dipinte dal figlio del grande drammaturgo, Fausto Pirandello, insieme ai quadri di Manet visti riprodotti in un libro, e alle opere dei futuristi, a indicare a Titina Maselli la strada da seguire, quella di una pittura come rivelazione, «come un faro di automobile nella notte». «Il mio obiettivo – dirà ancora l’artista – è di cogliere la realtà (tanta realtà) in una sola cosa, in un solo momento».

Così, nel 1948, a soli 24 anni, tiene alla galleria L’Obelisco di Roma la sua prima mostra personale, presentata dallo scrittore Corrado Alvaro. Alcuni di questi dipinti, assolutamente originali, sono esposti al Casino dei Principi. Sono lavori che rivelano già una fortissima personalità e in nuce la fascinazione dell’artista per la metropoli. Ritraggono nature morte in una luce notturna. Oggetti legati alla vita moderna, urbana e industriale, come il telefono o la macchina da scrivere, oppure un pacchetto di sigarette Lucky Strike o una pagina di giornale abbandonati sull’asfalto. «Vorrei dipingere – dichiara – tutte le cose note ma non guardate abbastanza». L’accoglienza è ottima e da questo momento in poi i suoi temi saranno paesaggi urbani di notte (il nero se lo faceva preparare da un carrozziere con nitrocellulosa e l’effetto sembrava quello del lucido da scarpe), i calciatori e le luci della metropoli, una metropoli non ancora vista davvero, ma amata attraverso il cinema americano («il cinema americano è una mitologia – ricorderà – che sta alla base di tutta la nostra infanzia»). Nel 1952 parte per New York, dove resta quasi quattro anni. Qui trova conferma alle sue intuizioni e raggiunge la piena maturità artistica, iniziando a dipingere tele che acquisteranno nel tempo un formato sempre maggiore. E la mostra presenta, tra l’altro, anche una sequenza di magnifici grattacieli. 

L’esposizione al MLAC, dove gli spazi sono più ampi, raccoglie invece soprattutto i dipinti di grandi dimensioni, realizzati tra gli anni Sessanta e i Duemila. Tra gli altri è presente la versione originale del ritratto di Greta Garbo (1964), esposto alla Biennale di Venezia del 1964, che le valse l’appellativo di “madre della Pop Art” (al Casino dei Principi è esposta un’altra versione). Ma Titina Maselli non si riconosce neppure in questo movimento e, del resto, l’amica Lorenza Trucchi nel 1965 precisava che la pittrice “non badando a dipingere tanto le ‘cose’ quanto i loro ‘conflitti’ resta nell’ambito di una narrazione ancora realistica, sebbene depurata al massimo così da risultare esemplarmente emblematica. La sua pittura è, quindi, pur nella voluta mancanza di enfasi, di passione, una pittura rapportuale, ed umanistica, quanto quella pop è, invece, solitaria e merceologica”. Al MLAC c’è anche un’interessante sezione dedicata alla sua attività di scenografa, dove sono esposte, tra l’altro, alcune maquettes (appena restaurate) realizzate per spettacoli di Carlo Cecchi. Il ritrovamento di alcune fotografie inedite, scattate da Elisabetta Catalano, ha permesso inoltre di retrodatare agli anni Sessanta la collaborazione di Titina Maselli col teatro, il cui inizio si faceva generalmente risalire al 1974. Le foto, infatti, documentano una sua prima esperienza scenica nell’ambito della Compagnia del Porcospino di Dacia Maraini, Enzo Siciliano e Alberto Moravia nel 1966.   

L’antologica è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Sapienza Università di Roma, con l’Archivio Titina Maselli e con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della nascita. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo edito da Electa, con saggi dei curatori e di Martina Rossi.

Per ulteriori informazioni si rimanda ai siti delle due istituzioni: www.museiincomuneroma.it e www.museolaboratorioartecontemporanea.it

 

Didascalie foto

1. Titina Maselli, Camion, ante 1965, Roma, MACRO.

2. Titina Maselli, Calciatori 1966, Roma, MACRO.

3.-4. Due vedute della mostra di Titina Maselli al Casino dei Principi, ph. Monkeys Video Lab.


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