Lella Menzio Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
Ciao Sara.
Da poche ore sappiamo che non sei più con noi. Forse avrai letto i commenti del Telefono Rosa, fermamente puntati a contrastare le mille violenze quotidiane contro le donne.
Magari avrai letto di ciò che si occupano i tanti centri antiviolenza: chissà quante volte, nella tua straordinaria normalità, hai pensato che per fortuna queste cose, a te, non sarebbero mai capitate.
Avevi una bella famiglia, un ragazzo e, a quanto si dice, tanti amici. Non potevi pensare che qualcosa di male sarebbe accaduto, e proprio a te.
Noi da anni combattiamo contro le violenze: qualunque violenza, ma soprattutto quella degli uomini contro le donne. Accogliamo ogni anno centinaia di donne, ferite nel corpo e nell'anima, perse in una dignità che stenta a ritrovarsi. Con un cinismo che non ci appartiene, dobbiamo ammettere che le accogliamo e che molte di loro iniziano con noi ad allontanarsi dalla violenza. Ferite o affrancate: ma vive.
Con te e con altre decine di donne, non ce la facciamo. E non perchè tu e tante altre ragazze come te siete imprudenti o colpevoli: tutt'altro.
Vi circondate di amici e di persone fidate: e non è possibile accettare che il proprio carnefice sia tra le persone più care e vicine.
Eppure, proprio lì, c'è spesso qualcuno al quale un no, un rifiuto o semplicemente un fermo allontamento scatena violenze malgestite per mesi o anni. Ma quale raptus o delitto d'impeto! Quasi sempre siamo di fronte a comportamenti subdoli, attenzioni morbose, rabbie poco gestite e, infine, l'idea ferma e programmata di uccidere, eliminare, occultare.
Da più di 7 anni stimoliamo le istituzioni, locali e nazionali. Le donne e gli uomini delle istituzioni, prima leggermente scettici, hanno poi iniziato a darci ragione.
Ma questo lo hanno fatto le donne e gli uomini, non le istituzioni. Le donne e gli uomini dei governi nazionali e locali ci danno ragione: ma i governi non riescono a fare nulla. E pensiamo che non riescano solo perchè non vogliamo pensare che non vogliano.
Ma ora l'emergenza, pluriennale, è oltre ogni immaginazione e ogni tolleranza: per alcuni assassini in carcere, ce ne sono altri solo presunti e altri ancora mai individuati.
Non è accettabile che le donne paghino con la violenza la richiesta di avere dei diritti; non è possibile che questa violenza arrivi all'omicidio.
Se esistono reparti specializzati, se esistono investigatori capaci, se esistono strutture di riferimento per autori di diversi reati, forse sarebbe il caso di pensare a reparti (investigativi, oltre che sanitari, carcerari o di recupero) in cui si possa trattare la violenza contro le donne non come un qualunque delitto. Ma come delitti che hanno una specificità tale per cui nessun assassino di donne e nessun uomo che usi violenza contro le donne possa pensare di farla franca. Forse, però, cara Sara, nemmeno ciò che ti è accaduto cambierà qualcosa.
Lascia un Commento