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La quercia fra realtà e leggenda

La quercia fra realtà e leggenda

Spigolando tra ... - … anche le querce offrono esempi di biodiversità... Le ricette con frutta secca e ghiande

Ortensi Paola Giovedi, 07/01/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2016

 Di querce la natura ne ha regalate di tante tipologie. Per dirla con un termine adeguato ai tempi… anche le querce offrono esempi di biodiversità. Ci sono quelle che d’inverno perdono completamente le foglie o quelle, come il leccio, che cambiano le foglie ma sono sempre verdi. Ci sono poi le querce da sughero, davvero particolari per le forme dei loro tronchi e rami e che, compiuti 15 - 20 anni, con la loro corteccia offrono una risorsa preziosa agli artigiani; per decenni - o forse per centinaia di anni - la trasformano negli oggetti più svariati, compresa una lavorazione assimilabile a un tessuto per capi di alta moda. Certamente il tappo di sughero rimane il manufatto più noto, anche se è facile notare che, data la preziosità di questo materiale, è utilizzato solo per i vini più nobili lasciando agli altri l’uso di plastiche o simili.

Come sempre le diversità si affiancano anche alle caratteristiche che uniscono le diverse specie e così le querce sono tutte definite: forti, resistenti, capaci di vivere centinaia di anni e di crescere anche decine di metri. Non a caso, fra le frasi d’uso comune, forte come una quercia risulta uno di quei modi di dire che ognuno ha avuto modo di pronunciare, per definire qualcuno e forse più di una volta nella vita. Accanto alla forza, nel tempo altre caratteristiche hanno definito la quercia: la maestà, la resistenza, la prosperità. Ed è fra storia e leggenda che la quercia fu assimilata a una divinità , o quanto meno un albero sacro già dai celti, dagli ebrei e poi dai greci e dai romani, che identificarono o forse dedicarono la quercia rispettivamente a Zeus e a Giove. Solo per tenere conto del nome adottato nelle due grandi civiltà.



In quello che è un mix di tutti questi concetti, trova origine l’idea che la quercia rappresentasse il Dio del tuono. È certamente l’albero che più attira i fulmini e sotto il quale è bene non cercare riparo durante i temporali. Lasciando da parte la mitologia, la scienza spiega che il fulmine è attratto, fatalmente, dall’umido che le radici della quercia cercano.

Un ramo di quercia insieme ad un ramo d’olivo, simboli di pace e di forza, identificano la Repubblica italiana dal gennaio del 1948. L’insieme è completato da una stella ed altro che noterete riosservando un simbolo importante e suggestivo per il messaggio che ci manda, rappresentando il nostro Paese. 



 Le ghiande, frutto regalato dalle querce, sono una piccola opera d’arte della natura con cui chi non è più giovanissimo ha giocato, ottenendo un grande successo con il cappelletto che le copre e che diventava un ninnolo notevole o si impreziosiva con spruzzate di polvere d’argento. Cosa accaduta, chissà, anche nelle ultime feste natalizie. Le ghiande sono belle e anche godibili come cibo non solo per gli animali ma anche per noi umani. Nei tempi antichi la povertà obbligava a farne un frutto ricercato e ora, ben mature, vengono valorizzate per le caratteristiche dietetiche simili a quelle della frutta secca. Ed è proprio di un'altra frutta secca di stagione che suggeriamo un utilizzo interessante.



RICETTE


Lo sfizio di Marisa. A proposito di frutta secca…Su un crostino appena tostato posare un gheriglio di noce, un pezzetto di pancetta e un cucchiaino di miele. Due minuti al forno perche il miele abbracci pane noce e pancetta e buon appetito.

Ghiande, vari impieghi. Tornando alle ghiande, ben mature (marroni) si possono mettere in salamoia come le olive, oppure farne farina con cui un tempo veniva fatto il pane. Ancora, macinate allungavano la polvere di caffè..

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