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La psicoterapia crea dipendenza?

La psicoterapia crea dipendenza?

La rivolta dei terapeuti contro chi dichiara che la psicoterapia è inutile e crea dipendenza

Mercoledi, 27/03/2013 - La psicoterapia è inutile! E … crea dipendenza! Se ascoltiamo la voce solitaria di un neurologo che lo afferma e lo urla da una famosa emittente televisiva allora la cosa è davvero pericolosa … Freud, senza alcun dubbio, con la sua anima ancora errante, starà rabbrividendo sostenuto e sollevato da voci altisonanti e famose come quelle di Jung, di Milton Erickson e di numerosi altri grandi del mondo della psicoterapia. Le sue parole, che stanno facendo il giro del web, hanno già alzato un polverone tale che è difficile ora vedere chi parla tanto per parlare e chi ha cose serie da dire. Con le critiche comunque non si va da nessuna parte ed il tema è così scottante e delicato allo stesso tempo che va dibattuto assolutamente con addetti ai lavori.

“Curare la psiche si può, ma con l’uso dei farmaci poiché le terapie creano dipendenza.” … mai cosa fu più deleteria e assurda se si ascoltano anche coloro che dicono le medesime cose delle medicine con l’aggravante che la dipendenza da farmaci può addirittura portare alla morte.

Abbiamo intervistato quindi una terapeuta ericksoniana, la Prof.ssa Poggiolini, psicologa e ipnologa che ha chiarito, a tutela dei pazienti prima di tutto, quanto segue

In questa accesa disputa , allora, chi ha torto e chi ha ragione?

“ Ogni patologia ha una sua storia e un suo motivo d’essere, nulla accade a caso e spesso quella che noi chiamiamo patologia è un’occasione grande per accedere ad un sapere più alto. Le radici dei nostri stati d’ansia, delle depressioni, degli attacchi di panico, delle fobie, delle anoressie e dei disturbi ossessivi compulsivi, della disperazione da lutti insuperabili e mai lasciati andare, il pungente e sottile dolore che viene dal male di vivere, sono sempre campanelli d’allarme o sirene che chiedono attenzione, ascolto e amore. A volte vengono da lontano, sono antiche e silenziose offese dolorose come pugnalate, vecchi semi sparpagliati nella vita di un bambino o di un adolescente che, ad un certo punto del vivere mettono foglie, diventano piante visibili spesso velenose o pungenti come l’ortica o come piante carnivore. Sì, certo, un farmaco fa miracoli!!! Al momento … poi arrivano da subito gli effetti collaterali e se il nostro corpo si ribella con “ effetti SPECIALI, collaterali”, allora questo vorrà pure dire qualche cosa! Facile scrivere su un foglietto la panacea che disinnesta le sensazioni, le emozioni staccando la spina del cuore … Troppo facile! Accogliere e comprendere, affondare le mani nella terra, insieme a chi soffre, per palpare le nodose radici che vanno comprese prima di essere estirpate, per riconoscere le due facce della medaglia, ciò che fa crescere da ciò che nuoce, ecco quello che fa la terapia. Accompagnare alla scoperta di un sé nascosto che urla di essere ascoltato e visto!… E’ questo ciò che fa un terapeuta. Ma no, che senso ha tanta dedizione, meglio un farmaco così non ci si pensa più … e la tristezza, il nulla, si posizionano al posto del dolore … C’è il farmaco?! Allora usiamolo! Già, come dire, un bel cerotto messo sulla bocca di chi chiede aiuto … e lui/ lei tacerà, forse per sempre, imbambolato e reso innocuo da un intorpidimento generale che deteriora la volontà, e che rende incapaci di essere se stessi.





“E chi ascolta il motivo per cui tutto questo avviene?... la vera ragione?...”

Ma quindi, ascoltare piccoli e grandi, alla stessa maniera, è più importante che somministrare farmaci?

“Direi proprio di sì. Bambini rimbambiti da farmaci perché non mangiano … o mangiano troppo … o sono troppo vivaci o sono poco vivaci … e poi sono distratti e mancano di concentrazione … E sono troppo chiusi a volte troppo tutto!!! E’ l’epoca della pillola miracolosa che toglie non i bambini dai loro disagi ma i genitori e i docenti dalla poca pazienza dedizione. Noi qui all’IKOS abbiamo aderito al progetto ‘giù le mani dai bambini? Che ha mosso il mondo. FARMACI?! Ma stiamo scherzando?

E la depressione allora?! Depressione - Farmaci per la cura della Depressione

Tra le patologie psichiche, la depressione riveste un ruolo principe: stiamo parlando di un disturbo complesso che rimanda, essenzialmente, ad una marcata alterazione dell'umore. In altre parole, la depressione può essere descritta come una sensazione di tristezza, infelicità e frustrazione, spesso associata ad ansia, stress e pensieri suicidari …

Ma che può fare un farmaco?Davvero pensiamo che basti ad annullare lo stress, l’ansia ad aggiustare uno stato di tristezza, di infelicità di frustrazione e di voglia di morire!!??

E poi si legge ancora … Depressione - Farmaci per la cura della Depressione. Attualmente, i farmaci triciclici sono meno utilizzati in terapia a causa dei loro evidenti effetti collaterali: alterazioni della visione, anorgasmia, aumento del peso, ipertensione, difficoltà sessuali, ritenzione idrica, tachicardia… “



“E certamente se stiamo a vomitare tutto il giorno, probabilmente non abbiamo la testa per pensare anche alla depressione!

Forse le persone, piccole o grandi che siano hanno solo bisogno di essere viste, guardate, ascoltate, abbracciate … i bambini vivono ore ed ore davanti a tv che li riempiono di NULLA ma dove sono i genitori? E a scuola quanti insegnanti sono pronti a barattare il loro “ io sono così!” con un salutare “come posso mettere questo piccolo cucciolo nella condizione di dare il meglio di sé” potenziando per esempio l’autostima? Quanti pediatri invece di parlare con le mamme o con i papà prendono in considerazione il fatto che quel piccolo paziente ha una voce e forse ha bisogno di dire ciò che vive o ciò che lo spaventa? Forse ha solo bisogno di qualcuno che lo stia ad ascoltare. Qualcuno a cui dire ciò che davvero gli impedisce di mangiare!? Forse le persone adulte che vivono in una condizione di solitudine totale o di abbandono, o hanno un dolore, una spina nel cuore non vogliono FARMACI, ma solo avere la certezza che, se ascoltate esistono ancora, non sono già morte, che c’è qualcuno che si interessa al loro disagio alla patologia alla disperata voglia di scambiare un sorriso o una lacrima con chi le accoglie.

Prendo in prestito l’insegnamento di un grande, Milton Erickson che è riconosciuto come uno dei più importanti ipnologi del Novecento. Medico, psicoterapeuta, è stato presidente e fondatore della Società Americana di Ipnosi Clinica (American Society for Clinical Hypnosis - ASCH) e membro della Associazione Americana di Psichiatria, della Associazione Americana di Psicologia, e dell'Associazione Americana di Psicopatologia.

In particolare rivoluzionò la prassi dell'ipnosi agendola come “rigenerante” della psiche e del corpo, ed usò, come approccio terapeutico l’ascolto, l’attenzione, la partecipazione attiva, e diede un apporto teorico e tecnico originale e innovativo alla terapia. Per lui l'inconscio, gravido di risorse fondamentali per la guarigione sa ciò che è veramente necessario (segnando così un distacco dalla concezione freudiana quale serbatoio di conflitti rimossi), e inventò un nuovo metodo davvero efficace associando l’uso innovativo della comunicazioni verbale e non verbale con compiti per il paziente. Certamente io parlo di psicoterapie brevi, lontane e diverse dal modello psicanalitico freudiano e/o americano. Questo modello è utile per andare alla ricerca di un sé che sia più vicino a chi siamo, un lungo viaggio di scoperta … ma difficilmente un percorso di guarigione. Le Psicoterapie brevi, quelle ericksoniane e piennellistiche sono un’altra cosa. Personalmente curo gli attacchi di panico, gli stati ansiogeni (ma anche tutte le forme patologiche più diverse) con sei - 20 incontri … e spesso incontro i miei pazienti con scansioni temporali che fluttuano da quattro a due volte al mese. Non mi sembra proprio un tempo infinito”

Oltre lei, ci sono altri psicoterapeuti che lavorano come lei?

“Si, ce ne sono molti! Nella mia scuola di formazione, l’IKOS, ai futuri psicoterapeuti medici e psicologi che scelgono la relazione d’aiuto come specializzazione, è questo che insegno; l’amore prima di tutto, tradotto in infinita dedizione alle vicende umane e soprattutto una attenzione senza confini per chi le vive, le persone sono e devono essere le protagoniste della propria guarigione. Nel mio piccolo io faccio questo, e grazie anche a strategie imparate da altri grandi terapeuti fautori delle terapie brevi, percorro insieme ai miei pazienti i loro sentieri, inizialmente aridi ma non per questo meno affascinanti di altri, sentieri che lentamente cominciano a rifiorire proprio come farebbe una pianta che dopo essere stata ignorata, finalmente si avvale di qualcuno che la guarda, l’apprezza, l’annaffia e la concima … è allora che esplode in un caleidoscopio di colori e profumi dando il meglio di sè. Insieme superiamo convinzioni limitanti, e poi loro si danno il permesso di osare, di ritrovare la fiducia in se stessi e nel mondo, riscoprono l’autostima, riprendono il viaggio verso la meta. E quando sono al “sicuro”, più forti e anche un po’ più consapevoli dei loro talenti, delle loro risorse, sono un po’ più felici e possono camminare con le loro gambe, con un sorriso è tempo di congedarsi. Non c’è farmaco che possa fare tutto questo.”

Per saperne di più potete contattare il sito www.ikosageform.it

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