Venerdi, 12/11/2010 - Continua la protesta del popolo viola attraverso una lotta non violenta, come quella scelta da Gianfranco Mascia, con lo sciopero della fame e con la Via Crucis. Per chi sceglie una protesta di questo tipo probabilmente c’è un vissuto molto profondo di indignazione. La protesta è anche in rappresentanza di tutti coloro che non possono più percepire il valore della propria coscienza nelle azioni quotidiane. Non mangiare –già da cinque giorni- è anche un modo simbolico di dire al mondo che non si può più esistere in mezzo a un cumulo di veleni. Una indignazione che dovrebbe trovare il consenso di molti, almeno come sentimento di gratitudine per aver sfidato -sulla propria pelle- l’epidemia dell’indifferenza. L’idealità di chi protesta mettendo in pericolo anche la propria salute è molto alta, mentre dove l’idealità è in parcheggio si oscilla tra un forte disagio causato da mali più grandi delle nostre stesse forze difensive, fino alle scelte dei media. Per strane ragioni, infatti, la protesta non trova nemmeno un giusto riconoscimento tra le varie aree politiche esistenti. Le bandiere sventolano, ma i leader non le impugnano. Non una parola nelle trasmissioni TV di queste sere, quasi come se ogni leader politico volesse monitorare la protesta e l’indignazione a modo proprio, come a privilegiare la strategia dell’individuo o del gruppo di riferimento sopra il grido di alcuni cittadini, mentre i mali causati da un governo inadeguato ricadono intanto sul popolo nelle varie aree sociali.
Il prossimo appuntamento del popolo viola è “Sabato 13 novembre ore 18,00 in piazza Montecitorio a Roma, dove si terrà la Viola Crucis Democratica, un flash mob in attesa della caduta del Governo che prevederà tre tappe di dolore e meditazione con relativa preghiera laica: crisi politica, crisi morale, crisi economica”.
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