Login Registrati
La priorità siamo noi

La priorità siamo noi

Lavoro&crisi - “la crisi come rischio di arretramento della condizione femminile oppure come opportunità per la costruzione di un nuovo modello economico e sociale”

Claudia Bella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009

La fase di crisi economica che stiamo vivendo appare di giorno in giorno più pesante , ormai i telegiornali sono autentici bollettini di guerra: aziende in crisi, licenziamenti, mobilità ed ogni giorno le previsioni degli economisti si fanno più nere. Per le donne il rischio è ancora maggiore. Come ben sappiamo nelle situazioni di crisi i soggetti più “fragili”, meno inseriti nel mercato del lavoro, quelli considerati, a torto o ragione, più costosi sono i primi ad essere espulsi e perciò l’occupazione femminile già estremamente bassa nel nostro paese rischia di subire un vero e proprio crollo.
Non dispongo al momento di dati precisi ma sarei pronta a scommettere che tra i contratti a tempo determinato non rinnovati, tra i lavoratori messi in Cig, tra i lavoratori che hanno perso e stanno rischiando di perdere il loro posto di lavoro le donne sono un numero altissimo e forse la maggioranza. Così come tra le piccole imprese che rischiano di essere travolte dalla recessione, che non riescono ad avere in questo momento un accesso al credito moltissime sono quelle nate, magari recentemente, nell’ambito dell’imprenditoria femminile, spesso ricche di progetti e creatività ma povere di risorse.
Perciò è indispensabile intervenire tempestivamente, in maniera mirata, prima che si inneschi la spirale “non c’e’ lavoro, l’occupazione cala, le donne sono le prime a perdere il lavoro, serve risparmiare, si riducono i servizi, le donne sono sempre più prive di supporto, sempre più chiamate ad un ruolo di supplenza rispetto alle inadeguatezze del welfare, sempre più emarginate dal mercato del lavoro”. In una parola: le donne tornano a casa. Questo può essere uno degli esiti della crisi economica.
Ma un’alternativa c’e’. Anche in questo momento difficile puntare sulle donne, sui loro talenti, sul loro lavoro può essere il modo più efficace per far ripartire l’economia, perché il lavoro delle donne è un fattore di sviluppo fondamentale per l’economia di un Paese, di un territorio.
L’occupazione femminile è una leva capace di innescare un circolo virtuoso. Un incremento dell’occupazione corrisponde a un aumento del reddito e quindi della capacità di spesa delle famiglie e crea altra occupazione (secondo alcune stime 100 posti di lavoro occupati da donne ne creano altri 15), perché le donne che lavorano hanno bisogno di supporto e servizi e quindi si crea nuova occupazione nei servizi e nel welfare, con un effetto moltiplicatore.
Secondo la Banca d’Italia se il tasso di occupazione femminile raggiungesse quello maschile ci sarebbe un aumento del PIL del 17,5%. Insomma il lavoro casalingo delle donne, non retribuito, non computato nel PIL, assolutamente trasparente può essere trasformato almeno in parte in posti di lavoro veri con reddito, contribuzioni, diritti, ecc...l’occupazione femminile crea altra occupazione, crescita dei consumi, aumento del Pil: direi che non è poco in tempi come questi.
Ecco l'alternativa che noi donne ci troviamo di fronte: la crisi come rischio di arretramento della condizione femminile, in termini economici ma anche sociali e culturali, oppure come opportunità per la costruzione di un nuovo modello economico e sociale, a partire proprio dalle donne, dalla loro inclusione e da un maggior protagonismo.
Per questo motivo praticare politiche di genere, impegnarsi ad esempio per costruire strumenti di conciliazione tra vita e lavoro non è, anche in questi tempi difficili, un lusso superfluo (come molti tentano di farci credere). Anzi, adesso ancora di più è una necessità.
Nel Lazio il Libro verde sull'occupazione femminile della Regione analizza in maniera puntuale la situazione. Nonostante l'elevato livello di istruzione che pone il Lazio nettamente sopra la media nazionale, tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile vi è un gap di oltre 20 punti percentuali (tasso di occupazione maschile 58,5 - femminile 36,5) e questo differenziale se è abbastanza limitato nelle fasce giovanili, quindi nel primo inserimento lavorativo (6,6) arriva addirittura a 30 punti percentuali nella fascia di età 35 - 54 anni, quindi nel periodo della vita in cui molte donne si trovano ad affrontare una maternità oppure devono farsi carico di genitori anziani o altre situazioni di disagio.
Spesso non trovano nel welfare locale il supporto necessario e sono costrette ad uscire dal mercato del lavoro. Soprattutto se hanno un lavoro precario ed il Lazio è, dopo la Lombardia, la regione con il maggior numero di contratti atipici: moltissimi di questi sono donne e giovani donne. Così come elevata è la presenza di lavoro "nero": escluse dal mercato regolare, molte donne trovano un lavoretto per "arrotondare" le entrate familiari.
Servono quindi politiche mirate per potenziare in un'ottica di genere i Servizi per l'impiego, ma anche - e soprattutto - le politiche di conciliazione ed il sistema del welfare locale, le cui inefficienze finiscono con lo scaricarsi perlopiù sulle donne. Proprio in questi giorni è in discussione tra la Regione e le Parti sociali un "Piano per l'occupazione femminile" per cercare di costruire soluzioni rispetto alle criticità evidenziate dal Libro Verde. Questi temi - e molti altri - sono stati al centro della discussione delle donne della Cgil di Roma e del Lazio nell'Assemblea delle delegate del 16 gennaio e caratterizzeranno anche le numerose iniziative previste per il mese di marzo. Perchè noi donne non vogliamo arrenderci alla crisi. E la priorità, questa volta, siamo noi.

* Responsabile Coordinamento Donne, Cgil Roma e Lazio

(2 marzo 2009)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®