Mercoledi, 15/05/2019 - Gli avvenimenti delle ultime settimane mi invitano a tirar fuori dalla memoria appunti ormai dimenticati sull' apparentemente ormai desueto concetto di disobbedienza civile e sulla sua liceità.
Naturalmente tale riflessione è stata stimolata dal gesto plateale e carico di significati nella sua semplicità dell'elemosiniere del Papa, al secolo don Corrado.
Non gli faccio il torto di pensare che si sia trattato di una scelta istintiva e non ragionata: è senza dubbio stato un messaggio a lungo pensato anche nelle sue conseguenze diretto a tutto il popolo dei Cristiani. A tutti coloro che vogliono raccoglierlo.
Noterete, ad esempio, che prima ha riallacciato abusivamente l'elettricità e poi si è impegnato a pagare, ciò di cui ero certa a priori. Anche questo ha un senso, per chi sa vederlo.
Dice che, di fronte alla sofferenza di quattrocento persone - poco importa se italiani o non. poco importa se poveri o abbienti - il primo dovere è di sanarla, impegnando anche la propria onorabilità. Perché un Cristiano non deve essere onorabile ma vivere il Vangelo. Infatti nell'essere crocifisso non c'è nulla di onorevole secondo i canoni sociali.
La disobbedienza civile è eticamente lecita? La storia ci insegna che lo è, altrimenti dovremmo protestare l'illiceità del processo di Norimberga: avevano tutti obbedito agli ordini, infatti.
E questo è un periodo di grande disobbedienza civile, atteggiamento sopito da Pannella in poi.
Basti pensare ai sindaci che concedono la residenza agli immigrati che, secondo l'ultimissima legge in merito, non vi avrebbero diritto. O a quelli che dichiarano aperti i loro porti. Alla Marina che, rispettando l'atavica legge del mare, salva gli immigrati e non li riporta in Libia. A Mimmo Lucano. A tutti quei preti che aprono le parrocchie a mendicanti e homeless senza guardare al colore della pelle e senza chiedere i documenti.
Questo fermento pareva morto con la resistenza, forse la democrazia aveva finito per diventare così gratuita e ovvia da non suscitare alcun interesse.
Poi è bastato poco...
Che sia la primavera italiana?
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