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La povertà è donna

La povertà è donna

Economia/ Il vertice dell’Onu - Occasione mancata al vertice di New York. Le politiche economiche non tengono conto della vita reale di tre quarti del pianeta

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Si è concluso ieri il vertice Onu che aveva come principale mandato quello di approvare una serie di riforme contro la povertà nel mondo. Presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York, che ha ospitato più di 175 capi di stato, l’attenzione è stata deviata sul tema della sicurezza internazionale contro il terrorismo, richiesto dagli Stati Uniti.
Facendo riferimento al recente disastro di New Orleans, Kofi Annan ha detto: “Che si tratti della pace, della democratizzazione, dell'affermazione dei diritti umani o della risposta ai disastri naturali o a quelli causati dall'uomo, abbiamo potuto constatare che perfino il più forte fra noi non può farcela da solo”.
“Se non viene dedicata maggior attenzione al potenziamento della sicurezza economica femminile, la povertà non sarà sradicata”. Aveva già commentato Noeleen Heyzer, direttrice esecutiva dell’Unifem (Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per la donna). E si può aggiungere che senza una seria lotta contro la povertà e contro l’analfabetismo, il terrorismo continuerà a trovare terreno fertile per progredire.
”Le politiche economiche che non tengono conto della vita reale e dell’andamento dei mercati del lavoro non possono essere considerate obiettive nei confronti del lavoro”, ha denunciato il recente rapporto dell’Unifem intitolato "2005 - Progresso delle donne nel mondo: donne, lavoro e povertà". La disponibilità di lavori riconosciuti sta diminuendo a livello globale, mentre il settore sommerso è in espansione, causando minor stabilità, salario e benefici, soprattutto per le lavoratrici.
Nel rapporto Unifem sono in evidenza due grandi problemi: il diffuso divario tra salari maschili e femminili nella maggior parte delle categorie lavorative, e la richiesta di tempo extra alle donne in termini di cura dei bambini e lavoro domestico.
“La totalità del lavoro femminile rimane scarsamente compresa e considerata”, sostiene Noeleen Heyzer. “Teoricamente, in tutti i paesi e tradizioni del mondo, le donne mantengono le loro responsabilità fondamentali in famiglia (lavoro domestico e cura dei figli), il che ne pregiudica l’ingresso nel mercato del lavoro”. Per le donne non solo è più facile lavorare nel settore sommerso, ma loro stesse tendono a occupazioni più precarie, e a guadagnare salari più bassi. “Questo rapporto associa la povertà all’uguaglianza di genere”, ha detto Heyzer all’Ips. “Riteniamo impossibile ridurre la povertà senza affrontare il problema della povertà femminile“.
È prioritario quindi migliorare le condizioni lavorative, sostenere le organizzazioni femminili in modo che possano rivendicare i loro diritti; aprire i mercati alle donne; estendere il loro accesso al credito e ai mercati finanziari. Sono questi i fattori critici sui quali intervenire per fare la differenza.
Tra le prime sfide del nuovo millennio c’è la lotta alla povertà solennemente annunciata ma praticamente naufragata nel documento firmato ieri all’Onu. Bush ha risposto alla sfida rilanciando all'Unione europea l’idea che la cosa essenziale, per aiutare i Paesi poveri a uscire dalla loro condizione, è quella di eliminare i sussidi agricoli e di aprire i mercati (questa concorrenza sleale europea e statunitense di fatto blocca i possibili commerci dei Paesi poveri): “Gli Stati Uniti sono pronti a eliminare le tariffe, i sussidi e le altre barriere per consentire a tutti i beni e i servizi di circolare liberamente, se altri Paesi faranno lo stesso”.
Il rapporto Unifem, invece, sollecita i politici a spostare il nucleo delle loro politiche economiche nazionali e regionali: ”Le strategie per ridurre la povertà e promuovere l’uguaglianza dovrebbero essere orientate all’occupazione e concentrate sul lavoratore”, prosegue il rapporto. “Il cambiamento non si attua solo attraverso la politica economica. Le riforme del libero mercato come deregolamentazione e privatizzazione non implicano una riduzione della povertà né diminuiscono la disuguaglianza di genere”.
Kofi Annan ha espresso la propria delusione per il rinvio-abbandono delle “sfide del millennio”. Il documento firmato è “un buon inizio” ma non la “fondamentale riforma di cui ci sarebbe stato bisogno”.
G.S.

(16 settembre 2005)

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