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La potenza delle parole nell'ultimo saggio di Luisa Muraro

La potenza delle parole nell'ultimo saggio di Luisa Muraro

Quella che è letteralmente definita come 'indicibile fortuna di nascere donna' splende nelle ultime righe del libro di Luisa Muraro

Venerdi, 07/12/2012 - E’ un raggio di luce per direttissima, puntuale nel panorama della saggistica di genere la lectio magistralis di Luisa Muraro dal titolo ‘Non è da tutti. L’indicibile fortuna di nascere donna’ nell’edizione Carocci, 2011. L’ultima fatica della Muraro si dirige, onesta, alla questione più attuale del pensiero femminista: cosa significa l’indipendenza delle donne dagli uomini? Esiste un crinale sottile sul quale si tiene in equilibrio la libertà femminile e che crea la distanza tra due scelte mutilanti: l’essere complementari all’altro (uomo o idea) ed essergli pari. Una sorta di spartiacque che permette di definire la libertà delle donne in una declinazione che non risulta scontata. Un miracolo di dedizione e forza si innesca nell’esser donna, un binomio che si manifesta perfino uscendo dal simbolico, caro alla Muraro che sceglie come incipit del suo saggio il ‘discorso di Irina’. Il discorso è uno sfogo ai piedi della fabbrica e Irina è un’operaia immigrata in Italia, con tutti i suoi umori e l’ascendente di chi è abituato alla lotta.“Siamo donne non è da tutti” si sgola l’operaia per le vie della protesta e la Muraro ce la racconta come portabandiera di una potenza unica e rintracciabile. L’autrice snocciola la storia del femminismo come un rosario, viaggiando sulla sottile linea della religiosità che non manca mai di fare rimandi all’ordine simbolico. Pesca perle dall’arte sacra la Muraro, da quella moderna, dalla filosofia e dalla letteratura, uno su tutti coglie il fiore del genio di Rebecca West e dalle sue cronache d’amore. Convoglia poi tutte le perle in un torrente l’autrice, perchè trovino la spinta per abbattere lo scoglio duro, per poi riportarle allo spartiacque: “L’indipendenza io l’ho cercata e voluta per sé stessa – scrive – e così la insegno. Questo è il crinale: se sei una donna sbagli a credere di poter essere indipendente senza che ciò abbia ripercussioni sul mondo, perché il mondo ha sempre contato sulle donne”. Schivare allora l’indipendenza intesa in senso politico ed escludere scelte mutilanti è quanto necessario per una forte, duratura e consapevole accettazione del sé, nel mondo e per il mondo. Di fatto, conclude la Muraro con un post scriptum ai piedi dell’opera “nella realtà nessuno è indipendente da nessuno e da niente. Questo per dire che l’indipendenza è di natura simbolica”. Escludere l’aut aut tra l’essere complementare all’uomo ed essergli pari. Siamo disposte ad accettare il carico biologico e simbolico? Per la Muraro “chi non capisce questo e nutre un desiderio di politica che confonde con la rincorsa del sempre più potere rischia di mangiare la paglia e buttare via il grano”. ‘Non è da tutti’ si inserisce nel panorama della saggistica di genere con grazia e potenza da goccia cinese: come non sconfessa il Graal dell’indipendenza, allo stesso modo tenta la riconsiderazione e ci invita a cogliere la sfida

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