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La politica? E’ quella che si fa sul territorio a confronto con il cittadino

La politica? E’ quella che si fa sul territorio a confronto con il cittadino

Il territorio rappresenta il luogo dove esiste ancora il fare politica, si traduce nell'ascolto e nell'interazione col cittadino

Giovedi, 18/07/2013 - Appare chiaro e ridondante che la società in cui viviamo non attraversa una delle sue fasi migliori, e questo si riflette a tutto tondo dall’economia, al lavoro alla politica. Quest’ultima viene chiamata in causa più di una volta, con un appello forte ed ancorato da parte dei cittadini che la considerano, o meglio, l’hanno considerata azione prioritaria per uscire dall’empasse. Invece è importante fare un’osservazione lucida ed oggettiva, ci sono due tipi di politica: quella che si fa sul territorio, che prevede il dialogo e si confronta con i problemi della gente, che si dimena per far quadrare il bilancio, dove non si riesce più a reperire le risorse per garantire un minimo di servizi, quella che fa leva sulle idee e la valorizzazione del singolo abitante, e c’è poi quella che si fa “comodamente” per colui che approda alla poltrona. La disaffezione alla politica generata dal malcostume che essa rappresenta, deve essere superata mettento in atto una serie di azioni pertinenti al ripristino della dignità e del ruolo che essa dovrebbe rappresentare. Non è più pensabile che si possa restare indifferente di fronte ad un tasso di disoccupazione cosi elevato, ad un livello di scoraggiamento troppo presente, ad una fuga di cervelli che va a valorizzare altri territori, ad una inesistente propensione all’investimento, e tanto da aggiungere ce ne sarebbe! Oltre alla competenza di colui che riveste la carica di politico, occorrono altre componenti fondamentali come l’umiltà e la responsabilità, sicuramente elementi sconosciuti nella memoria e nella tradizione politica, ma occorre darsi una svegliata. Svecchiare il sistema! Questo è il motto. Viviamo in un Paese dove tutto è fermo, nulla reagisce e gli interventi che si fanno non sono contestualizzabili. Più che la critica e il dibattito, serve la pragmaticità, l’azione, l’esempio. Allora o si comincia a cambiare mentalità, facendo una scelta ponderata e ragionata di colui che dovrà rappresentarci nelle istituzioni politiche, oppure le possibilità di emergere diventeranno sempre meno auspicabili. E finito il tempo di piangerci addosso e guardare indifferenti il decadimento della politica, occorre una rivoluzione culturale, abbiamo tutti il dovere di scegliere e di contribuire attivamente per fare in modo che chi ci “rappresenta” lo faccia con rispetto e dignità prima di se stesso e poi degli altri.

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