Ho conosciuto Dalila Hiaoui ad Argana Tv, in occasione di un reading poetico.
Dalila possiede una bellezza ‘tranquilla’, accogliente, traspare nei suoi tratti, affascinanti e ben disegnati, una espressione malinconica a assorta. Ho desiderato ‘parlarle’ e lei mi ha affidato il suo libro, Brezza del Sud. Sapevo che sarebbe nata dalla lettura della sua scrittura non solo il piacere del suono poetico, ma avrei provato quel coinvolgimento anima/mente che mi avrebbe portato a cercare altro.
Da qui l’idea di intervistarla, di tracciare con lei per tramite la parola poetica, la sua storia e la storia di tante altre donne che vivono non molto distanti dal mio consueto habitat, verso le quali il mio sentimento femminile prova ad ampliare la soglia di affetto e di sensibile ascolto.
Quali sono i segreti racchiusi nell’intimità del loro essere donna? Cosa mi rende ‘differente’- se è così- da loro? Nel caldo delle loro case e delle loro famiglie cosa si nasconde?. E l’amore è il terreno del confronto, del dialogo, del guardarsi senza veli, del disvelamento.
Domanda. Traspare dai tuoi versi la forte presenza del destino, al quale ti abbandoni con un atteggiamento quasi di pia accoglienza. Nel tuo essere donna, questo ti avvicina alla scelta degli eroi e ti riscatta in un certo senso. Condividi questo pensiero?
Risposta. Non sbagli! Vengo da un'etnia conosciuta come etnia dei guerrieri e sono nata in una terra conosciuta come la terra dei Sette Santi, nella quale la neve magicamente abbraccia le palme! In cui la seconda cima del continente africano,il monte "Toubqal", prende cura ogni mattina dei datteri e dei fiori dello zafferano!
D. Ho parlato di 'riscatto' perchè sento palpitare fra le pagine del tuo libricino il tormento di un' intensa lotta : rispondere come donna alle regole della tradizione ma desiderare di superare i limiti degli antichi insegnamenti, per aprirsi ad altri orizzonti di conoscenza e di sentimenti.
E spesso nelle tue poesie esiste il richiamo all'identità : sembra che tu ti chieda - sotto diverse forme - chi sono? dove mi ritrovo?
R. Scrivere poesia in arabo è : "shaara", "yashooro" e significa alla lettera sentire! Quindi, essere poeta in arabo vuol dire sentire quello che forse non sentono gli altri e condividere i tuoi sentimenti con gli altri, aspettando che qualcuno verrà a dirti: “sei stata la mia voce! Hai rivelato quello che avevo dentro!”. Oppure: “ hai urlato al mio posto!”. Fino a qualche tempo fa solo tante donne arabe mi dicevano questo; più bello è stato quando me l'hanno detto anche le donne italiane, a Rovereto, Milano, Val del Comino, Gaeta. Ancora più bello quando a Formia un signore mi ha chiesto di leggere una poesia perché si è ritrovato nei versetti!
D. Da quando hai iniziato ad interessarti di poesia?
R: Ho cominciato a scrivere in poesia da quando avevo 15 anni; poi ho bruciato tutto quello che avevo scritto e l'ho buttato nella vasca della fontana del nostro Riad, nel cuore di Marrakech. Mio fratello maggiore aveva giudicato in modo severo le mie prime poesie sul livello linguistico e strutturale perché secondo lui avevano più musica che immaginazione. Non posso mai dimenticare che per ore non sapevo se i pezzi neri e marroni delle mie poesie bruciate erano bagnate dell'acqua della fontana oppure delle mie lacrime! È stato così. È da quel giorno che le lacrime sono diventate il mio inchiostro! Tanti amici sanno che quando scrivo poesia vuol dire che ho trascorso momenti poco piacevoli e tanti poeti mi ‘prendono in giro per questo’!.
D. Che significato assume per te la poesia?
R. Vengo da un paese in cui la legge contempla diritti per la donna; ma già prima la "shariaa" –che è la legge divina- ha da sempre dato diritti e libertà alla donna.
Ma per scoprirne il senso,anche quello che c’è di differente tra me e te come europea, dobbiamo rifarci alla storia del mio antico Marocco e delle sue eroine. La società del mio Paese purtroppo mette o- per essere onesta- ha iniziato a mettere metaforicamente, delle bruttissime catene alle nostre caviglie, al posto delle meravigliose cavigliere di argento, già dal 1979!
Ogni volta che vado in Marocco sento che la gente diventa ancora più chiusa! La mentalità più ristretta! Nessuno ha insultato mia madre per strada negli anni ‘60-‘70 perchè il suo modo di vestire non era gradito in generale, però è successo a me, paradossalmente, nel luglio 2012!.
Vorrei a questo proposito dire qualcosa di mia madre; era Miss Marrakech e Vice Miss Morocco nel 1969 e - tra l'altro- la prima assistente sociale della città dopo l'indipendenza,non solo, ha partecipato alla resistenza contro i francesi quando aveva 9-12 anni. Quella madre che ha aveva avuto la benedizione della famiglia negli anni ’60 per andare fino alla capitale, Rabat, per terminare i suoi studi e realizzare i suoi sogni, a me ha detto – proprio così, alla lettera- “non se ne parla proprio!” E ha scelto il modo più semplice e facile per scaricare la sua responsabilità verso di me e verso il mio desiderio di fare carriera, scaricando sulle spalle del primo che ha bussato alla porta: mi ha fatto sposare all'età di 17 anni!
D. Oggi cambieresti qualcosa nei tuoi versi ?ed è cambiato qualcosa in te?
R. I miei versi non si toccano! Ogni parola, sia in poesia che in prosa, è quella figlia che ho sempre sognato di avere e che non ho potuto avere e ora mi sembra anche tardi per averla! Le mie parole sono le mie bambine, di cui sono totalmente fiera!
Avevo pensato anche di adottare - tramite il mio lavoro- una piccola orfana del Pakistan oppure della Somalia; ma sai cosa mi hanno detto i colleghi arabi? mi hanno fermata in questo sogno dicendo che avrei portato la vergogna nella famiglia, perché probabilmente la gente (i vicini,i parenti, i conoscenti) avrebbe ritenuto la piccola frutto di un peccato commesso con una persona di colore! … basta,mi fermo qui.. ma a volte le parole fanno bene quando ‘scappano’!.
D. Alla luce degli ultimi accadimenti politici e sociali, quanto è diverso il rapporto uomo/donna nel tuo Paese? e quali sono i fattori che portano ad un cambiamento all'interno del rapporto? ma esiste un vero cambiamento?
R. Nel mio bellissimo Paese, il rapporto uomo - donna ‘oscilla’ tra teoria e pratica! In teoria la donna è uguale all’uomo- come ho detto prima- sia secondo la legge contemporanea (marocco-francese) che secondo la legge divina. Ma esistono contraddizioni…per esempio nel caso dell'eredità, lì dove la donna ha diritto alla metà di quello che eredita il fratello. Perché? Perché la donna è stata sempre mantenuta dall’uomo. In pratica la società incatena la donna con delle ‘scuse’ futili- che danno invece tanti privilegi all’ uomo- del tipo: il pudore e la pazienza sono doni tipicamente femminili, la donna è la torre sacra dell’ orgoglio maschile, la donna è lo scrigno della reputazione della famiglia.
In tal senso, la donna marocchina è libera e incatenata allo stesso tempo; ma questo non vuol dire che siamo proprio senza voce! Abbiamo avuto la prima pilota di aerei nel mondo arabo-musulmano negli anni ‘50, abbiamo avuto la prima “ambasciatrice nella storia della diplomazia arabo-musulmana negli anni 60! È stata proprio qui, a Roma, presso il Quirinale e il Vaticano! Abbiamo finora la prima donna alla guida di un treno ad alta velocità nel mondo arabo-musulmano, anzi l'unica!.. Abbiamo avuto le prime parlamentari e le prime ministre, le prime dottoresse, le prime ingegnere….potrei continuare. E il Sindaco di Marrakech è donna e anni prima il Sindaco di Essaouira era donna e il Governatore della regione "gharb" -considerata la vena dell'agricoltura marocchina- è donna! ma tutto questo non basta! Non basta finché ci sono donne che rinunciano alla loro dignità, al loro orgoglio per soddisfare una società che vede nella donna un ‘peccato che cammina’. Un peccato che deve purificarsi, come? Accettando- noi donne- l'amaro nella prima fase della vita come nuora, e rimanere nuora, ovvero sposata; mentre nella seconda fase diventa ci si trasforma in tigre, attraverso il viso della propria nuora, perché nel frattempo si è creato almeno un piccolo mostro!
Da piccola e da grande ho visto e vedo ancora in tante famiglie, quando i figli tornano da scuola, questa scena: il maschio butta la cartella per andare a giocare con gli amici fuori casa oppure si mette davanti la Tv, mentre la sorella entra in cucina ad aiutare la mamma o la nonna per preparare la merenda e portarla al piccolo signore che, forse, non è neanche bravo a scuola come lei! Lavare i piatti, apparecchiare la tavola, oppure portare il bambino fuori in passeggino è considerata un'umiliazione per la fertilità maschile!
D. E se volessimo fare un paragone con il nostro occidente?
R. Cosa posso dire? E’ vero che la maggior parte delle donne da noi sono umiliate, ma nel fondo è una benedetta umiliazione, perché almeno le si offre l'opportunità di rimanere in vita! La legge nell'occidente,pure in Italia dove vivo, difende la donna ma rende l'uomo un debole.. E certe debolezze e paure creano mostri! Da noi l'uomo tratta male la donna, ma non ha bisogno di ucciderla; sa bene che in tal senso ha la possibilità di divorziare e rifare la sua vita con un'altra in un attimo, volevo dire in 3 mesi!
Per concludere, vorrei sottolineare che il vostro occidente è anche il mio; Marocco in arabo "Al-Maghreb" vuol dire il paese del tramonto, e il sole tramonta in Occidente e sorge in Oriente. La mia Marrakech era conosciuta come la capitale dell’ Occidente islamico! Quindi geograficamente e storicamente mi fa condividere con voi l'Occidente.. Per questo mi sento a casa!
Lascia un Commento