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La poesia spezzata di Zuzanna Ginczanka

La poesia spezzata di Zuzanna Ginczanka

- Presentato a Roma il bel documentario diretto dalla regista Mary Mirka Milo, dedicato alla poetessa ebrea polacca fucilata dai nazisti a soli 27 anni

Colla Elisabetta Venerdi, 27/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015

Pochi la conoscono, anche perché non tradotta in italiano fino al 2011, anno in cui esce Un viavai di brumose apparenze, raccolta curata e tradotta dal preparatissimo saggista e traduttore Alessandro Amenta (le traduzioni inglese e francese datano comunque tardi, a partire dagli anni Novanta), ma la poetessa polacca Zuzanna Ginczanka (1917-1944), destinata a conquistare la fama ed a morire tragicamente in soli 27 anni, può ben rappresentare il simbolo di tutte le vite spezzate nel fiore degli anni dalle atrocità del nazismo, delle dittature e dell’insensatezza della guerra. A poche settimane dalla fine della guerra, Zuzanna viene catturata, torturata e fucilata. A ricordare e far rivivere la sua bellezza, il suo talento e le sue opere, contribuisce oggi il bel documentario La poesia spezzata. Zuzanna Ginczanka (1917-1944), diretto e prodotto, per Light History, dalla giovane e solare documentarista Mary Mirka Milo (già autrice de I nazisti a Roma, distribuito dall’Istituto Luce), con il sapiente montaggio di Alessandro Milo e le musiche originali di Fabrizio Bondi. Con una sceneggiatura scritta a quattro mani dalla regista e da Alessandro Amenta, utilizzando fonti originali e inedite, il documentario ripercorre la vita della giovane poetessa di origine ebraica, inserendola nel più ampio contesto degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento.



Zuzanna, abbandonata da entrambi i genitori quando era bambina, cresce con la nonna ebrea di lingua russa in una famiglia allargata dove si parlava anche il polacco, imparando così entrambe le lingue; frequenta poi una scuola molto selettiva e, già giovanissima, si dedica alla scrittura, alla poesia ed alla satira, pubblicando piccoli capolavori ed entrando a far parte dei più esclusivi circoli letterari della Varsavia anni Trenta. Femminista ante-litteram, Zuzanna compone, nel periodo della ribellione giovanile, una poesia dal titolo La rivolta dei quindicenni (1933) considerata da Amenta “un inno alla gestione autonoma del proprio corpo e alla necessità di espressione del proprio desiderio carnale”, tale che la sessualità femminile assume pari importanza rispetto alle conquiste spirituali e intellettuali. Raggiunto il successo e conosciuto l’amore, Zuzanna entra nella spirale della seconda guerra mondiale, sfuggendo miracolosamente molte volte alla Gestapo, fino alla denuncia di una portiera dello stabile dov’era nascosta. In quell’occasione Zuzanna scriverà la sua più celebre poesia Non omnismoriar, dove viene indicato, caso rarissimo, il nome della sua delatrice (la poesia servirà da prova, dopo la guerra, per far condannare la donna). In occasione dell’anteprima italiana del documentario, svoltasi alla Casa del Cinema (presenti Alessandro Amenta, il prof. Roberto Morozzo della Rocca consulente storico, la prof.ssa di letteratura polacca Laura Quercioli Mincer, il direttore dell’Istituto Polacco di Roma), abbiamo incontrato la regista, Mary Mirka Milo: la serenità e la carica umana che trapelano dagli occhi azzurri e sorridenti di Mary e la sua affabilità oratoria si sposano con una profonda sensibilità professionale, anche se nessuno direbbe, da un primo contatto, che i suoi interessi siano rivolti ad argomenti e momenti storici così altamente drammatici e dolorosi.



Come e perché hai cominciato ad occuparti di Zuzanna Ginczanka?

Perché ho avuto modo di leggere le traduzioni delle sue poesie - nel volume curato da Alessandro ( Amenta ndr) - e mi sono innamorata subito del suo modo di raccontare: ho iniziato a pensare come creare un tessuto storico-narrativo che accogliesse la storia di Zuzanna attraverso il racconto della Storia collettiva. L’ideazione e la scrittura sono andate di pari passo: è stato emozionante trovare al Museo di Varsavia alcuni scritti inediti e gli scritti originali, con le note e le cancellature di Zuzanna. Un altro momento importante per noi (Alessandro ed io) è stato l’incontro con la signora Stauber, una delle più care amiche della poetessa, oggi 95enne, scampata miracolosamente all’arresto, mentre suo marito è morto in Siberia. Nelle sue parole e nei suoi racconti abbiamo rivissuto la storia di Zuzanna, incredibilmente vivificata da quella testimonianza.



Che emozioni ha suscitato in te, mentre giravi il documentario, la figura di una donna e di un’autrice come Zuzanna, che racchiudeva in sé un’ “anima eterea” ed al tempo stesso una forte passionalità?

La figura di Zuzanna ha destato in me da subito una grandissima curiosità, come figura femminile e come poetessa, e mi ci sono rispecchiata molto: la sua bellezza persiana, il colore dei suoi occhi, uno chiaro ed uno scuro (come le birre, dicevano gli amici), l’attualità della sua figura e della sua poesia, rivolta contro ogni forma di pregiudizio e di conformismo, mi hanno colpito ed affascinato. Inoltre si tratta di una donna che comincia a parlare di sessualità femminile con grande libertà per i suoi tempi, e che non si arrende mai: pur abbandonata dai suoi genitori, resiste, studia e si afferma. La sua personalità emerge anche nelle foto che la ritraggono, in cui lei è sempre molto riconoscibile e presente. Colpiscono anche la sua voglia di vivere e la sua ironia - che utilizza per deridere i suoi detrattori e le follie della guerra - sempre viva nonostante il periodo buio e difficilissimo che la storia attraversava. Speriamo di trovare un distributore in Italia che possa far conoscere questa storia.





Mary Mirka Milo nasce a Roma nel 1975. Si laurea presso l’Università degli Studi RomaTre in Storia e comunicazione. Nel 2008 fonda la Light History, azienda specializzata nella produzione di documentari storici per il mercato italiano ed estero. Regista e sceneggiatrice, ha realizzato i documentari I nazisti a Roma e Sachsenhausen. Le due facce di un campo, distribuiti dall’Istituto Luce.





Ovunque andrò, sarà sempre: avanti,

ma ogni avanti mi riporterà indietro.

Sfericità, 1933



A parte me stessa non conosco

altra lontananza.

Nota a margine, 1936



È un’arte non da poco:

portare il peso della propria felicità,

con gioia,

con sacrilegio

non piegarsi sotto il cielo.



Zuzanna Ginczanka

trad. A. Amenta

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