Sabato, 23/03/2013 - La poesia di Iole Chessa Olivares, messaggera di libertà
Stupenda lirica ricca di metafore.
La crudezza della realtà che ci circonda (la muta del mondo, il sepolcreto dei vivi) spesso non lascia spazio alla fantasia, alla poesia, alla libera espressione di sé.
Così siamo costretti a rinchiuderci in noi stessi e la nostra anima - non compresa -, desiderosa di nascondersi, si rintana in una “soffitta”, cioè il più lontano possibile dal mondo.
La parola soffitta – non cantina – rimanda ad un’idea di altezza: ecco che la poesia si fa volo, si fa desiderio d’azzurro. Si eleva, ha bisogno anche d’acqua cioè di fecondità, di femminilità e di purezza.
Bere acqua equivale a voler tornare alle origini, attingere ad una immensa riserva di vita per trovarvi una nuova forza.
E in questo passaggio dalla terra – che uccide - al cielo – che resuscita - fa da tramite il passero (anzi una macchia di passeri), un messaggero appunto. Si crede che se si uccide un passero, si resterà senza notizie di una persona cara.
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