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La perduta laicità

La perduta laicità

Vaticano docet - Si è dimenticato l’apporto dei socialisti e comunisti alla crescita sociale e democratica del nostro Paese

Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008

Nel concludere il suo discorso di insediamento Berlusconi, ha invocato il nome di Dio per confermare che il governo italiano è disponibile ad assecondare le richieste di oltretevere, a partire dal finanziamento scolastico e dalla difesa dei principi “non negoziabili”. E dunque della difesa della Vita: “Oggi in Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il mito della 194”( Famiglia cristiana). Queste parole su una rivista fino a ieri aperta e dialogica ci dicono quanto sia diventato passatista e codino il clima del paese. Dopo Mani Pulite la Democrazia Cristiana si è sciolta ma oggi gli ex democristiani e i cattolici presenti nei diversi partiti ostentano solidità di principi, patrimonio di verità, una nutrita mitologia di figure carismatiche. Tutto il contrario nel versante di sinistra, i cui eredi sembrano non avere né padri né memoria e nel dibattito politico subiscono l’impostazione della destra e delle sue campagne mediatiche. Le quali, ignorando interessatamente il contesto dei fatti, hanno imposto un’interpretazione sommaria e falsa del ruolo di socialisti e comunisti nella storia d’Italia. Si è così fatto sparire il loro decisivo apporto alla crescita sociale delle masse e all’affermazione della democrazia. L’orgoglio di questa grande storia sembra essersi annullato sotto la martellante accusa dei gulag di Stalin e del crollo del Muro, e il conseguente disorientamento ha indotto a cercare un avvicinamento o un rapporto privilegiato con le gerarchie vaticane, trascurando quella parte del mondo cattolico che voleva proseguire sulla via del Concilio Vaticano II. E così, anche così, è fallito il progetto di un nuovo grande partito di sinistra che, forte dell’egemonia culturale, fosse il polo di attrazione delle forze del cambiamento presenti nel paese; ovvero: il rinnovamento c’è stato ma non per la forza dell’attrazione e del richiamo, bensì per la sommatoria dei partiti. Coi problemi che oggi tutti vedono, a partire dal tema della laicità dello Stato. Al convegno ItalianiEuropei sul rapporto fra democrazia e religione D’Alema ha detto: “C’è da temere che il peso dei cattolici si indirizzi verso una parte per ottenere in cambio la tutela giuridica di principi e valori affinché diventino legge dello stato imposta a tutti”. Nella polemica seguita all’appello di D’Alema alla Chiesa affinché non cada nella “tentazione del potere” stringendo un baratto con la destra, Vittoria Franco, intervistata, dice che: “Persino la sottosegretaria Roccella ha detto che non si cambia (la 194), semmai si applica fino in fondo”. E invece le donne non si sentono affatto tranquille perché: 1) se la Destra e la Cei sono troppo intelligenti politicamente da evitare uno scontro nel paese, non si vede perché debbano rinunciare a tenere caldo il tema per creare sconquasso nel PD, quindi sottrargli alle europee i voti che ha ricevuti alle politiche non per convinto consenso, ma per fermare la valanga berlusconiana; 2) perché la piena attuazione della 194 non vuol dire per molti cattolici del PD promuovere la contraccezione, smetterla di chiamare abortiva la pillola del giorno dopo, promuovere l’educazione sessuale nelle scuole ecc.. La Lombardia di Formigoni già procede nella nuova lettura della 194, una legge figlia di un alto e civile compromesso fra il diritto della madre e il diritto del nascituro, e che pertanto può essere interpretata in modo sbilanciato dalla componente cattolica fondamentalista. Ma le pressioni e le vere e proprie intromissioni politiche del Vaticano non sono imputabili solo al centro destra. Nella passata legislatura infatti l’Unione ha chiuso nel cassetto i progetti di legge sul testamento biologico, le unioni di fatto e il divorzio breve, un’omissione pesante giustificata dal fatto che non v’era la maggioranza parlamentare. Ma, se un disegno di legge tremebondo come i Dico non ha trovato unanime accordo, vuol dire che parte dei cattolici all’interno dell’Unione condivide l’idea di “sana laicità” di Ratzinger; inoltre non sarebbe passato, ma forse presentarlo e difenderlo, avrebbe ricomposto alcune delle fratture interne alla coalizione e il governo Prodi avrebbe ricevuto l’onore delle armi, soprattutto di fronte al paese. Non è da adesso che su questo giornale le donne, forse perché disturbate più dei maschi dagli appelli al patriarcato, hanno denunciato la tentazione di potere del Vaticano, la filosofia totalitaria di un’autorità che chiede ai cattolici di rinunciare all’autonomia della politica. Perché la distinzione fra diritto e morale dovrebbe essere il fondamento dello stato laico e di diritto, di uno stato cioè dove vige la democrazia senza aggettivi e non la “sana democrazia” di Ratzinger.

(8 luglio 2008)

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