Le mille e una rivolta/3 - Suheir Atassi, una donna nell'inferno della Siria
Popolani Carolina Lunedi, 09/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
E' il 16 marzo 2011 e il vento della primavera araba partito da Tunisi ora soffia anche su Damasco. Suheir Atassi, nota attivista siriana, partecipa ad un sit-in silenzioso nei pressi del ministero degli interni, a sostegno dei prigionieri politici. Seppure pacifica, la protesta non piace alle autorità siriane che arrestano 37 persone. Tra queste Suheir, 38 anni, già famosa per aver fondato il Jamal Atassi Forum, dal nome del padre defunto, strenuo oppositore del regime siriano e del partito Baath.
L'ufficio del Forum viene chiuso nel 2005, ma Suheir continua la sua attività su Facebook. Primo obiettivo sconfiggere la paura, sentimento che domina la società siriana: paura di essere denunciati e arrestati anche solo per aver criticato in casa propria o al telefono l'operato del governo. Frutto avvelenato delle leggi d'emergenza in vigore da quasi 50 anni, orecchie tese ad ascoltare in ogni casa, dietro ogni angolo di strada: c'è sempre un mukhabarat (membro della polizia segreta) pronto a “riferire”. Ma c'è un'altra paura ancor più diffusa: la possibile islamizzazione del Paese, il timore che i Fratelli Musulmani prendano il sopravvento. Per questo nella patria di Saladino, dove decine di minoranze etniche e religiose convivono come in nessun altro luogo al mondo, la maggior parte della popolazione ha stretto un patto con il regime: meglio stare zitti, anche di fronte ai peggiori abusi, perché in fondo timide riforme economiche avanzano, in una nazione tenuta insieme in nome della laicità.
La protesta, finora repressa nel sangue, vede in prima linea proprio gli islamisti, pronti a tutto pur di rovesciare il regime della famiglia Assad. Ma oggi anche in Siria aumentano gli attivisti laici, come Suheir, 5000 amici su Facebook, in nome della libertà di espressione e della difesa dei diritti umani. Dopo l'arresto in piazza la paura è di non farcela ad uscire dal carcere, e decide di fare lo sciopero della fame. Il 3 aprile scorso viene liberata e quello stesso giorno riparte, in strada e nella rete la protesta di una donna decisa a continuare la sua battaglia di libertà.
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