Parole che contano - Tutti conosciamo la paura, per esperienza
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2006
Se, paradossalmente, un essere umano non sperimentasse mai alcun genere di paura, probabilmente morirebbe molto presto, perchè la funzione positiva della paura è quella di renderci guardinghi e attenti nelle situazioni potenzialmente pericolose. Il fatto che la paura ci metta in guardia contro il pericolo, è indubbiamente un suo aspetto positivo, è come un residuo di capacità istintive che forse avevamo migliaia di anni fa e ora abbiamo per lo più perso.
Affidandoci con grande fiducia a strumenti che prevedono quanto sta per accadere, non ci serviamo più, da molto molto tempo, degli istinti e delle percezioni. Eppure, a volte, un senso vago di inquietudine, una paura insolita nel fare una cosa che abbiamo già fatto tante volte, ci avverte che oggi non è un giorno fausto e, a volte, proprio quello è il giorno in cui ci accade un incidente, piccolo o grande. Chissà, forse il corpo conosce e sente cose che il cervello non sa più decodificare.
E’ la stessa paura che, individualmente, ci spinge a tenere in mano le fila della nostra vita e della nostra psiche. E’ una paura positiva. Come l’altrettanto antica, direi genetica, paura di essere abbandonati, soli e non amati, che ci costringe a cercare di essere persone amabili, con le quali sia possibile avere rapporti positivi.
Ma la paura, come il sale, va bene solo se ben dosata, altrimenti rovina la vita. Una piccola dose di paura è positiva, salvifica, ci rende cauti e prudenti, attenti agli altri e a noi stessi; se è troppa, continua, immotivata, allora diventa lei il vero pericolo, lei l’ostacolo insormontabile. Eppure, per molti aspetti, godiamo di sicurezze che i nostri antenati non sapevano neppure immaginare. Ma abbiamo molta più paura di loro, una paura indefinibile e multiforme; non sappiamo esattamente cosa ci crei tanto spavento, eppure i sintomi di un mondo spaventato sono sotto gli occhi di tutti.
Non credo che le paure di oggi siano diverse da quelle del passato, l’umanità e ogni essere umano temono e soffrono sempre delle stesse cose. Oggi forse siamo soltanto, paradossalmente, più fragili, perchè abbiamo demolito, pian piano, le nostre certezze interiori e spirituali. Abbiamo paura di morire, questa è l’origine di tutte le altre paure e la morte, oggi, ci fa più paura che mai, perchè non è più una condizione naturale, un passaggio da uno stato ad un altro, ma è l’annullamento e la vanificazione definitiva del nostro essere stati vivi.
La paura di morire, poi, non è soltanto paura della distruzione del corpo, perchè ci sono tante morti o tante parti di noi che possono morire; può morire la capacità di amare e di ricevere amore, può morire la gioia di vivere, può morire la speranza o l’interesse per gli altri. Sono morti parziali, dolorose forse quanto la morte fisica.
Un dato è comunque certo: oggi scarseggia la fiducia nella vita, o meglio nell’abbandono naturale e senza riserve alla propria vita.
Assumersi delle responsabilità, accettare di crescere, di scegliere, di invecchiare:un tempo era il modo di essere adulti, maturi: ora invece, soprattutto i giovani e non solo tentennano, scappano. Non si tratta solo di problemi personali ma è la traccia di un comune sentire che poi incide sull’immaginario collettivo.
Fino a costruire un’autentica zona d’ombra della nostra vita sociale che alimenta un certo spirito distruttivo e autodistruttivo. La più comune reazione all’insicurezza di vivere è quella di fuggire dai sentimenti, di rifiutare le passioni per paura di perdere i confini non troppo certi della propria identità.
Costringendo a rinunciare alla propria libertà:quella di decidere, senza verità precostituite. In altri casi, per mettersi davvero al riparo dal dolore e dall’insicurezza, la fantasia regressiva diventa quella di trattare l’altro come cosa essendone trattato come persona, mentre la paura regressiva corrispondente è quella di essere trattato come cosa trattando l’altro come persona. Epperò mi pare opportuno rivolgere un sonoro elogio all’insicurezza, quella insita nella condizione umana e quindi ineliminabile, ,indispensabile per vivere, per sperare e per immaginare. “Il mio messaggio è che possiamo fare tutti i voli possibili. Ma avendo coscienza che non decidiamo noi , o comunque che decidiamo poco".
C’est la vie…..
Tratto da Hope, trimestrale di cultura diretto da Catia Iori / www.hope.it
(25 agosto 2006)
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