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La partnership come nuova/antica alleanza tra i generi

La partnership come nuova/antica alleanza tra i generi

“Ri-educarsi alla partnership” è il tema dell’edizione 2013 del Convegno Internazionale “Culture indigene di Pace” (Torino 26-28 aprile) Intervista a Luciana Percovich

Giovedi, 28/03/2013 - “Ri-educarsi alla partnership” è il tema dell’edizione 2013 del Convegno Internazionale “Culture indigene di Pace” (Torino 26-28 aprile) Intervista a Luciana Percovich.



Qual è il significato della scelta di proporre quest’anno un convegno sulla “partnership”?


Innanzitutto perché la speranza di rapporto in equilibrio tra donne e uomini è un sogno da coltivare. Senza un progetto, senza un lancio in avanti dei propri desideri nulla si crea. Immaginare futuri è come mettere il lievito nell’impasto.

Da tempo le femministe sono uscite dalla fase del separatismo puro e duro, o meglio abbiamo capito che ci sono parti di percorso che vanno fatte da sole e altre parti che vanno condivise. Per esempio, l’apertura della Libreria delle donne di Milano agli uomini già parecchi anni fa, la collaborazione di alcuni di loro alla rivista Via Dogana sono stati i primi passi in questa direzione. Ma finora hanno prodotto soprattutto un’eco di voci maschili alle elaborazioni del pensiero femminile, non ci sono state reali novità o intuizioni fruttifere. Altrove le riflessioni maschili sul tema della necessità di inventare un nuovo equilibrio tra donne e uomini hanno addirittura portato alla ripetizione di cose già dette dalle donne, ma con la presunzione di averle pensate loro per la prima volta, riproducendo ancora la reiterata cancellazione maschile della fonte/origine.

L’idea lanciata da Morena Luciani, presidente dell’Associazione Laima (www.associazionelaima.it), immagino anche grazie alla sua formazione di antropologa, di portare all’interno del dibattito italiano esempi di come si vive la relazione donna-uomo all’interno di culture indigene non violente, permette ora agli uomini di trovare un nuovo modo per inserirsi in questa ricerca, non più come ripetitori di una riflessione in cui sono stati tirati dentro per i capelli o spinti da astratti ideali di giustizia, ma attraverso la scoperta e la possibilità di un rispecchiamento in concrete modalità diverse di vita. Vedere migliaia di uomini che vivono in situazioni di relativo benessere per quanto riguarda le relazioni tra donne e uomini può veramente portare un cambiamento nell’immaginario. Abbandonando un approccio ideologico, il coinvolgimento degli uomini oggi può essere molto più pragmatico, basato su dati di realtà. Come è un dato di realtà la diversità di molti giovani uomini dai loro padri. Questa è la sfida che il convegno porta avanti.



La conoscenza diretta di queste culture è stata sicuramente anche uno degli elementi più fecondi nella prima edizione del convegno nel 2012. Si è guardato a queste culture con attenzione ma anche con molto stupore, perché?

Questo perché in fondo siamo le prime generazioni di donne e uomini che, grazie al lavoro di Gimbutas sappiamo che anche nel passato è esistita una società diversa, pacifica ed egualitaria. Quando noi femministe negli anni ’70 abbiamo iniziato il nostro cammino, la nostra era una posizione interamente utopica, una speranza, uno sforzo dell’’immaginazione: questo dato ci mancava. Adesso sapere che nella storia c’è stata ed è durata millenni una civiltà che non conosceva la violenza, che non era basata sul dominio ma sulla ricerca della collaborazione e dell’equilibrio tra umani e tra umani e mondo naturale, cambia moltissimo e rinforza la nostra posizione. E sappiamo parimenti che, dall’entrata in campo delle antropologhe donne all’inizio degli anni ’70, è cominciato a cambiare anche lo sguardo dell’antropologia e, attraverso lo sguardo femminile e il mostrarsi di quella parte del sapere indigeno che non poteva essere mostrata all’antropologo maschio, oggi è possibile leggere nelle società contemporanee le tracce della continuazione ininterrotta delle società matriarcali delle origini, là dove prima si vedevano solo stranezze o bizzarre eccezioni alla regola di un mondo ovunque governato dal Patriarcato. Al Convegno di quest’anno sarà finalmente disponibile in italiano il libro di Heide Goettner-Abendroth, Le Società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo, in cui sono raccolti gli studi su decine di culture matriarcali contemporanee, frutto anche del lavoro e della presa di parola di ricercatrici e ricercatori indigeni.

Questa irruzione e valorizzazione della sapienza dei popoli indigeni è davvero importante perché lavora in due direzioni contemporaneamente: ci mostra l’esistenza di modelli reali di società diverse da quella occidentale e patriarcale e sostiene in positivo la consapevolezza delle culture indigene, finalmente orgogliose di rivendicare le loro identità.

Questa nuova circolarità delle conoscenze tra i continenti, grazie anche ai momenti importanti avvenuti nei decenni passati a livello di congressi internazionali, è ossigeno per un mondo di speranze in apnea, è nascita di alleanze tra culture lontane che ora si riconoscono a vicenda.



Quindi un invito agli uomini perchè siano partecipi di un cambiamento che potrà determinare un nuovo corso per l’umanità?

Dagli uomini ci aspettiamo segnali precisi, perché non esistono scorciatoie che taglino via i problemi lasciati in eredità a maschi e femmine da 5000 anni di dominio necrofilo: gli uomini devono apprendere l’umiltà e la curiosità di leggere e studiare il pensiero delle donne, non continuare a fare riferimento al pensiero degli uomini sulle donne. Avete mai provato a scorrere le bibliografie dei sedicenti amici delle donne? Ci fosse una sola citazione della ormai vasta e accessibile produzione femminile, in tutti i campi del sapere!

Occorre confronto reale e leale. Oggi lo possiamo iniziare, a meno che non decidiamo volutamente di tapparci occhi e orecchie e continuare sulla direzione deviata iniziata con la cacciata delle donne dal centro della creazione.



Luciana Percovich è autrice di La coscienza nel corpo. Donne, salute e medicina negli anni Settanta, Franco Angeli, 2005; Oscure madri Splendenti. Le radici del sacro e delle religioni, Venexia, 2007 e Colei che dà la vita, Colei che dà la forma. Miti di creazione femminili, Venexia, 2009. Attiva nel movimento delle donne dagli anni ’70, ha tenuto corsi per la Libera Università delle Donne di Milano, diretto collane di saggistica e scritto su varie riviste occupandosi di medicina delle donne, scienza, antropologia, mitologia e spiritualità femminile.

Nel sito www.universitadelledonne.it cura la rubrica “MitoReligioni”.

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