Annalisa Manstretta - Uno sguardo contadino e profondo, capace di cogliere in un dettaglio l’immagine del cosmo
Benassi Luca Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006
“La dolce manodopera”, pubblicata da Moretti & Vitali, è la raccolta di esordio di Annalisa Manstretta. L’autrice è nata a Stradella, nell’Oltrepò Pavese nel 1968 e insegna lettere a Milano. Dal 1997 al 2005 è stata redattrice della rivista «La Mosca di Milano» e ha pubblicato la plaquette “Viaggi” (Lietocolle Libri, 2000). Una selezione tratta da “La dolce manodopera”, con la prefazione di Umberto Fiori, è inclusa in “Poesia contemporanea, VIII quaderno italiano” a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2004). È stata tra i sette vincitori del Premio Montale Europa 2004 per la sezione inediti. Ha vinto il Premio DeltaPOesia edizione 2006 nella sezione Opera prima. “La dolce manodopera” ha vinto la quarta edizione del Premio Orta – San Giulio, sezione opera prima.
Le poesie di Annalisa Manstretta rivelano un’insolita acutezza dello sguardo. Si tratta di uno sguardo contadino e profondo, capace di cogliere in un dettaglio l’immagine del cosmo, nel modo di sedersi la complessità di una persona, nel modo di disporre gli oggetti la sua vocazione più essenziale. Lo sguardo di Annalisa Manstretta è in grado di cogliere un senso nelle piccole cose, negli interni di una casa come nell’esterno di un paesaggio, il paesaggio lombardo. La pianura padana, l’alternanza di dolci colline fino ai picchi gelati e duri delle montagne alpine, entrano prepotenti nel libro e si fanno misura della storia personale come della Storia, nella quale popoli e culture si sono sovrapposti sulla pianura come pennellate su una tela. La natura stessa ne viene modifica, adattandosi ai mutamenti del tempo, fino a comporre un quadro minuziosamente declinato in versi. In questo libro d’esordio si riscontra un raro esempio di poesia della natura: un mondo rurale di campi e argini, raccolti e fiere di paese, un’energia degli elementi respira in questi versi esatti, intrecciati a un solido e concreto pensiero. È questa una poesia asciutta, fatta di gesti precisi, capaci di pulire e asciugare i versi, dando valore e significato al linguaggio senza inutili sprechi verbali. Ne emerge un respiro dai ritmi cadenzati come l’alternarsi delle stagioni, a volte dolce e fresco, a volte secco e freddo come l’inverno alpino. Nelle poesie che compongono “La dolce manodopera” si rivelano nessi inconsueti e al tempo stesso semplicissimi: e così apparecchiare la tavola è come apprestarsi alla vita, nei giochi di luce sul soffitto scorrono i volti dell’universo; tende e armadi, lenzuola e cassetti svelano l’anima, secondo misteriose regole di affinità. Vigne, salici e pioppeti sono dentro di noi e gli animali delle colline e delle montagne ci svelano parti antiche del nostro essere. Si ricompone così un quadro che svela l’essenza dell’essere, l’appartenenza ad un contesto naturale dove il sentimento e il coraggio dell’esistenza trovano un loro posto nonostante le disumanizzazioni della civiltà contemporanea.
(05/12/2006)
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