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La nuova legge elettorale: una priorità per le donne - di Marisa Rodano

La nuova legge elettorale: una priorità per le donne - di Marisa Rodano

Intervento di apertura dell'incontro dell'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria con le parlamentari (Roma, 15 luglio 2013). Lanciata la petizione on line: "Cambiare la legge elettorale subito!".

Mercoledi, 17/07/2013 - Intervento di apertura di Marisa Rodano all'incontro dell'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria con le parlamentari (Roma, 15 luglio 2013)



Poche parole per illustrare i motivi che hanno indotto le più di 50 associazioni aderenti all’ACCORDO di AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA a promuovere questo dibattito sulla legge elettorale e per spiegare perché consideriamo una modifica immediata della legge elettorale vigente una priorità, a prescindere dai lavori per le modifiche istituzionali, (sulle quali per il momento non l’Accordo non si esprime, perché non ha discusso), che, ove conclusi, porteranno necessariamente anche a un nuovo sistema elettorale.

Va detto che sia il Presidente della Repubblica che il Presidente del Consiglio, sia numerosi leaders politici si sono pronunciati per la modifica della legge vigente, il cosiddetto “porcellum”.

Le motivazioni dell’ACCORDO sulla necessità di modificare subito la legge elettorale non riguardano le eccezioni di incostituzionalità, relative al premio di maggioranza. A nostro avviso esiste un altro motivo di incostituzionalità: la legge infatti viola gli articoli 3 e 51 della Costituzione perché, da un lato non prescrive alcuna garanzia per un equilibrio di genere nelle liste e dall’altro, a differenza della legge per la elezione dei Consigli comunali, non consente agli elettori di poter scegliere di votare sia un uomo che una donna. La legge inoltre è in contrasto con le disposizioni dei Trattati istitutivi dell’Unione Europea, relativi alla promozione della donna nei ruoli decisionali, e nelle successive determinazioni (nella fattispecie il punto 3 del “charter per le donne” del Presidente della Commissione Barroso (5/3/2010) e il punto 3 della strategia per l’uguaglianza 2010-2015).

Abbiamo già fatto presenti queste nostre considerazioni in una lettera inviata all’on. Ministro Quagliariello.

Siamo tutte consapevoli che nessun sistema elettorale di per sé assicura la elezione delle donne ed esistono tra le associazioni aderenti all’accordo, diverse opzioni in favore di differenti sistemi; tutte concordano però sulla necessità che, quale che sia il sistema adottato, contenga adeguate norme di garanzia per l’equilibrio di genere; in proposito abbiamo rimesso al Ministro Quagliariello uno studio che indica possibili soluzioni per i differenti sistemi elettorali.

Perché insistiamo tanto sulla presenza delle donne nelle istituzioni politiche e rappresentative, pur se nelle ultime elezioni il numero delle donne parlamentari è molto aumentato ed alcune di esse rivestono posti di alta responsabilità nel Parlamento?

Non pensiamo che le donne siano migliori degli uomini; le donne, anche perché tradizionalmente escluse dall’esercizio del potere, hanno debolezze, difetti: incapacità di fare squadra e di praticare solidarietà femminile, di percepire le loro diversità e trasformarle in ricchezza, di promuovere altre donne quando raggiungono posizioni di direzione: “Le donne - come ha scritto Laura Cima - sono al tempo stesso Demetra e Persefone, Clitennestra ed Elettra, Cenerentola, le sorelle di Cenerentola e la sua matrigna.” Ma siamo convinte, che nella loro grande maggioranza, quando non si omologano al modello maschile, siano portatrici di una “differenza”, non solo biologica, ma di collocazione sociale, che ha sviluppato in loro saperi e conoscenze alternative, essenziali per salvare la convivenza civile e promuovere un diverso modello di sviluppo, ridisegnare una società a misura di donne e di uomini.

Una società, che - per dirla con le parole di Amartya Sen - non adotti il prodotto interno lordo come parametro fondamentale, non identifichi crescita con progresso, non assuma come misura dello sviluppo l’accrescimento quantitativo, prescindendo dai fattori qualitativi quali salute, cultura, relazioni pacifiche, qualità della vita, godimento dei diritti.

L’emozione che tutte e tutti - ritengo - abbiamo provato ascoltando le parole pronunciate all’ONU dalla giovane pakistana sedicenne Malala in difesa del diritto delle donne all’istruzione credo confermi che tale nostra convinzione è largamente condivisa..

Mi si consenta a proposito della differenza femminile, ricordare quanto era scritto nell’appello iniziale delle promotrici dell’ACCORDO:

“Vediamo che le donne in Italia sono quotidianamente colpite nei loro diritti e nelle libertà, che su di esse viene scaricato il costo maggiore della crisi, che sono costante oggetto di violenza e di femminicidio e di pratiche offensive della dignità femminile”. Ciò avviene anche e soprattutto quando ricoprono incarichi politici. Come ha già detto la onorevole Valeria Fedeli, Le minacce a Mara Carfagna e gli insulti di Calderoli alla Ministra Kyenge, alle quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà, non sono che gli episodi più recenti di un clima generale.

Affermiamo - continuo nella citazione dell’appello - che le donne italiane non sono più disposte a subire passivamente questo attacco alle loro condizioni di vita e di lavoro e ad accettare ulteriormente la loro marginalità nella vita della nazione: lo dimostra la ricchezza delle iniziative proposte e realizzate dalle donne per il lavoro, per il miglioramento delle condizioni di vita, per la difesa della loro immagine, per il contrasto della violenza. Le donne, con la loro capacità di iniziativa e di cura, competenza e intelligenza, attenzione e cultura sono un soggetto decisivo per un’azione diretta a salvare l’Italia dal degrado e ad avviarne una rinascita”…. “Oltretutto nella storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione sempre più diffuse.”Non possiamo ignorare il coraggio delle Sindache calabresi e di quelle donne, che come la Garofalo, hanno pagato con la vita alle ribellione, a mafia, camorra e ndrangheta. Per questi motivi, oggi, più che mai, è urgente e necessario realizzare la partecipazione paritaria delle donne alla gestione della Cosa Pubblica nei luoghi decisionali, nelle istituzioni pubbliche e nelle assemblee elettive di tutti i livelli.”

Non rinunciamo tuttavia a sottolineare che, oltre ad assicurare la parità delle presenza fisiche, una buona legge elettorale dovrebbe garantire la qualità, la correttezza, il controllo della selezione e dell'autenticità della rappresentanza, di cui la parità di genere è un elemento costitutivo. Alla base di una selezione paritaria delle candidature ci sono non solo i numeri, ma condizioni che favoriscano correlazione fra cittadini elettori e rappresentanti: rapporti con il territorio, rispetto delle condizioni di non eleggibilità, controllo del voto di scambio, modalità delle forme di finanziamento pubblico o dei rimborsi elettorali, ecc.

Siamo consapevoli che la disparità di genere è sintomo e conseguenza di una democrazia bloccata e corrotta, come quella che ha portato al porcellum. Vogliamo ottenere la parità femminile per rinnovare la democrazia, non per favorire un numero più o meno ampio di “cooptate”. Deve esser chiaro che, come affermava, nel lontano anno 1976, Lia Migale: “Noi donne siamo la metà del cielo, non quelle che vogliono la metà della torta”.

Per questi motivi, parallela e collegata a una buona legge elettorale è una buona legge sui partiti e sulla loro democrazia interna, secondo l'articolo 49, compresa una parità di genere effettiva e non solo numerica negli organi decisionali e nelle commissioni che procedono alla scelta delle candidature. Quanto meno vista dall’esterno, sotto questo profilo la situazione interna ai partiti politici e alle formazioni presenti in parlamento, appare oggi sconfortante.

Necessaria al fine che ci proponiamo è anche – e su questo ci siamo attivate in passato e chiederemo un incontro con la nuova Commissione di vigilanza sulla Rai TV e con l’AGCOM - la parità nell’accesso alle trasmissioni politiche radiotelevisive e un accurato monitoraggio sul rispetto delle norme già esistenti.

Mi si consenta di introdurre alcune questioni correlate: le leggi elettorali regionali, gli strumenti per le pari opportunità, le nomine.



1. Le leggi elettorali regionali.

Consideriamo un buon successo la legge elettorale sugli enti locali che introduce la doppia preferenza, la prima delle battaglie che abbiamo condotto. Siamo però preoccupate perché in alcune Regioni, quali la Puglia, e, di recente la Sardegna, i Consigli hanno respinto l’introduzione di tale norma. Su nostra sollecitazione il Coordinamento dei consigli Regionali si era impegnato a inviare una nota di indirizzo, che però non è stata fatta e occorrerà perciò tornare alla carica.

2. Gli strumenti istituzionali per le pari opportunità.

In occasione delle dimissioni della Ministra Idem e del conferimento della delega alle pari opportunità alla vice-ministra Guerra, cui ribadiamo tutta la nostra stima, si è aperto tra le associazioni e i movimenti femminili un ampio dibattito sull’opportunità o meno di istituire un Ministero delle pari opportunità. Esistono in proposito opinioni molto diverse e l’Accordo si propone perciò di organizzare, dopo l’estate, un Seminario sugli strumenti istituzionali più idonei alla realizzazione delle pari opportunità.

Mi si consenta di anticipare la mia personale opinione in proposito Ritengo errato aver attribuito le pari opportunità prima alla Ministra dello sport e poi alla Vice-ministra del welfare, come se si trattasse di questione settoriale. Le Pari Opportunità non sono una questione settoriale, esigono di esser tenute presenti in tutte le politiche, le scelte di bilancio, gli atti amministrativi, esigono insomma mainstreaming. Mainstreaming, come è noto, significa letteralmente “inserire la dimensione di genere nella corrente principale”

Ci riserviamo perciò di valutare l’opportunità di chiedere al Presidente Letta di emanare un atto di indirizzo come, se non ricordo male, fece il governo Prodi, dopo la conferenza mondiale di Pechino, nel 1997.

3. Nomine monocratiche.

Il Governo dovrà procedere in questi giorni alle nomine in molte società pubbliche o partecipate; si tratta di nomine monocratiche, di vertice, cui quindi non si applica la norma della legge sui Consigli di amministrazione. Auspichiamo che nella scelta delle persone da nominare si tengano nel dovuto conto anche personalità femminili, che hanno tutti i requisiti per assumere posti di alta responsabilità.

Su questi temi vi invitiamo ad discutere.

Chiediamo aiuto alle parlamentari donne. Chiediamo loro di coordinarsi tra di loro e di coordinarsi con noi e, in generale con tutte le associazioni, le reti e i movimenti delle donne. Solo facendo squadra potremo vincere, non nel nostro interesse, ma in quello della democrazia italiana.



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Per firmare la petizione on line "Cambiare la legge elettorale subito!".:

http://www.change.org/it/petizioni/presidente-del-consiglio-e-letta-ministro-per-le-riforme-g-quagliariello-cambiare-la-legge-elettorale-subito?utm_source=guides&utm_medium=email&utm_campaign=petition_created

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