Domenica, 09/06/2019 - Era il 1937 quando uscì il primo lungometraggio a cartoni animati firmato da Walt Disney: Biancaneve e i sette nani. Da allora si sono succedute una lunga fila di principesse dipinte nella perenne attesa del principe e dell’amore, e con queste immagini sono cresciute almeno due generazioni di donne a cui è stato insegnato che l’obiettivo più importante della loro vita era trovare il proprio principe azzurro per vivere felici e contenti.
Per fortuna da qualche anno anche la Disney si è resa conto della necessità di cambiare rotta, e che non è più tempo di avallare certi stereotipi, che comunque rimangono forti nella società e anche in quella diversità di educazione che viene data a bambine e bambini. E allora, dopo Belle, appassionata lettrice e capace di vedere oltre le apparenze della Bestia, sono arrivate Mulan, che si traveste da uomo per combattere per il proprio Paese salvando la vita del padre, Frozen che celebra un amore diverso, quello tra sorelle e non quello per un uomo, Oceania, in cui Vaiana naviga per il mare da sola, Ribelle-The brave, in cui Merida gareggia nel tiro con l’arco contro gli altri uomini per la conquista della sua stessa mano vincendo. E poi è arrivata l’era dei live action: trasposizioni umane dei cartoni animati, con un certo numero di modifiche agli originali.
Il nuovo Aladdin - firmato dalla regia di Guy Ritchie – propone un'inedita principessa, che noi bambine cresciute con Cenerentola non avremmo mai immaginato. La nuova Jasmine è una ragazza forte e indipendente, studiosa - la sua stanza è piena di libri e mappe per conoscere il mondo -, esce dal palazzo di nascosto per conoscere il suo popolo, rifiuta il dovere di sposarsi che la legge le impone, si prepara da tutta la vita per guidare Agrabah. Ma “non puoi essere tu il sultano, perché non è mai stato fatto” le viene detto da suo padre. Una donna non può ricoprire l’incarico professionale di un uomo, perché non è mai stato fatto. E qui la favola si incrocia drammaticamente con la realtà, che ci dice che sebbene le donne nel mondo occidentale oggi possano lavorare fuori casa, i posti più alti di responsabilità e prestigio rimangono per lo più in mano agli uomini.
E il pensiero non può non andare all'ultima elezione presidenziale degli Stati Uniti d’America, autodefinitisi il tempio della democrazia. Nel 2016 il popolo americano, pur di non eleggere una donna come Presidente degli Stati Uniti, ha eletto un uomo incandidabile secondo i propri stessi standard. Un uomo che, infatti, sta provocando enormi passi indietro in tema di diritti e libertà. Hillary Rodham Clinton aveva costruito tutta la propria vita con l’obiettivo di arrivare alla Casa Bianca, ma ad un passo dal traguardo è stata rispedita a casa con tutte le sue e le nostre speranze. Nel suo discorso dopo la sconfitta, commossa, disse alle ragazze di non rinunciare mai ai propri sogni, perché prima o poi arriverà qualcuna che riuscirà a sfondare quel soffitto di cristallo.
Beh, oggi Jasmine, almeno nella favola, è riuscita a sfondarlo quel soffitto. Sa di valere molto, sa di avere le capacità adatte a governare Agrabah, sa di essere “nata per fare di più che sposare un inutile principe”, pensa di poter essere “una guida che sappia che è il popolo ad essere importante”. “L’ambizione di Jasmine non è finalizzata a progredire da sola, ma a farlo per il bene del suo popolo” ha notato l’attrice protagonista, una bravissima Naomi Scott, su Entertainment Weekly. E così non si arrende. Quando il malvagio Jafar – l’incarnazione del potere maschilista, secondo cui “o sei l’uomo più potente di tutti o non sei nessuno” – le urla di fare quello che avrebbe sempre dovuto fare: “stare zitta!”, lei non lo fa. Non starà al suo posto e zitta, come sempre ci è stato detto di fare, lei urlerà – in questo caso canterà, con una canzone inedita, non presente nel cartone – che la sua “voce nessuno la spegne” (“I won't go speechless” nell’originale). L’attrice ha dichiarato di aver cantato questa canzone pensando a tutte quelle donne che alzano la voce in difesa della loro dignità. Appare commossa mentre canta; ovviamente non so se sia una cosa voluta o casuale, ma mi piace pensare che fosse una commozione sincera, come la mia quando l’ho ascoltata.
Perché è davvero un cambiamento epocale, non solo per la Disney, avere il coraggio di dire alle donne di non stare zitte, di non rimanere relegate in quel ruolo che ci è stato assegnato dagli uomini, di osare, di credere nelle nostre capacità e nella nostra libertà di essere e diventare chiunque il nostro cuore e il nostro istinto voglia. Forse non è un caso che attualmente ci sia una donna alla giuda della Disney Animation Studios: Jennifer Lee, autrice di Frozen. O forse – come sostiene proprio Naomi Scott in un’intervista – enough is enough, il troppo è troppo. È ora di dire basta ed è ora di cambiare.
Ed è un’inaspettata rivincita che entusiasma davvero vedere che il padre sultano alla fine riconosce il coraggio e la forza di Jasmine dicendole: “tu sei il futuro di Agrabah, tu sarai il nuovo sultano”.
Jasmine diventa sultana! La sua preparazione e la sua determinazione sono riuscite a portarla lì dove voleva, a sfondare quell'infrangibile soffitto di cristallo di cui parlava Hillary Rodham Clinton rendendosi conto di aver definitivamente perso nella battaglia per cui aveva combattuto tutta la propria vita.
Era il 1973 quando Elena Gianini Belotti pubblicava “Dalla parte delle bambine”, denunciando le profonde discriminazioni educative che esistevano – ed esistono – tra maschi e femmine. Vedendo Jasmine diventare sultana spero che le bambine comprendano un nuovo, fondamentale, dirompente insegnamento, una nuova morale, dato che questa è la caratteristica tipica delle favole: siate libere, siate coraggiose, siate audaci, siate soprattutto voi stesse. E siate femministe: perché essere femministe non significa desiderare un mondo in cui gli equilibri di potere siano finalmente ribaltati e in cui le donne dominino sugli uomini – come in effetti gli uomini temono, e per questo reagiscono con violenza alle rivendicazioni di autonomia delle donne -; essere femministe significa sognare e combattere per un mondo in cui questa logica di dominio non esista più. Essere femministe significa volere un mondo in cui tutte e tutti abbiano finalmente la stessa dignità e siano finalmente libere e liberi di fare della propria vita ciò che desiderano, fuori da ogni stereotipo e condizionamento sociale.
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