Federazione russa - Il nuovo codice assegna alla famiglia un ruolo determinante e una centralità prima sconosciuta
Cristina Carpinelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006
L’aspetto che maggiormente colpisce nel leggere il codice di famiglia della Federazione russa (1996), è la centralità di ruolo assegnata all’istituto familiare. In contrasto con l’elaborazione ideale delle precedenti norme giuridiche sul matrimonio e la famiglia emanate durante il potere sovietico, il codice russo vigente si sbarazza delle componenti ideologiche per adeguarsi da un lato ad una situazione interna di fatto, dall’altro per allinearsi agli standard internazionali in materia di legislazione matrimoniale e familiare. Avvicinandosi alla tradizione legislativa occidentale, esso opera un’ampia “modernizzazione” di tutti gli istituti giuridici matrimoniali e familiari, identificando innanzi tutto il diritto di famiglia nei suoi limiti civilistici e formali. In contrasto con l’approccio onnicomprensivo del diritto russo di famiglia (quando la Russia era parte dell’Unione), che aveva integrato nella sua legislazione parti afferenti ad altri codici (penale, civile, del lavoro, della sicurezza sociale), si concentra quasi esclusivamente sulla disciplina dei rapporti intrafamiliari, cioè i rapporti tra coniugi e i rapporti tra genitori e figli.
Come effetto dell’introduzione della proprietà privata, i rapporti patrimoniali costituiscono ora materia importante di regolamentazione. Il codice vigente pone, infatti, maggiore attenzione ai “rapporti patrimoniali di proprietà dei coniugi”, definendo un regime “legale” di proprietà, a garanzia di un equilibrio nell’attribuzione dei diritti patrimoniali dei coniugi in caso di divorzio. Prevede, inoltre, per la prima volta, la possibilità che marito e moglie stipulino di comune accordo un regime “contrattuale” di proprietà.
La visione collettivistica della cura dei minori, in passato affidata all’opera pedagogica ed educativa degli enti statali, è soppiantata definitivamente da una concezione largamente ispirata al “familismo”, tesa cioè a considerare la famiglia come luogo privilegiato per la crescita e l’educazione dei cittadini russi. Nella sezione “diritti e doveri dei genitori”, laddove è trattata la materia relativa all’istruzione dei figli, è dichiarato che “i genitori (…) hanno il diritto di scegliere l’istituto d’istruzione e le forme appropriate d’insegnamento per i propri figli per tutto il periodo dell’obbligo scolastico”. Forte è il contrasto con la normativa russa di era sovietica, tesa ad assicurare la preparazione di base dei cittadini (attraverso un sistema unitario e gratuito d’istruzione nazionale) “in conformità con gli scopi dell’edificazione comunista”. Allo Stato, attraverso i suoi organi di cura e tutela, rimane adesso il controllo, l’intervento e la gestione delle “anomalie” familiari, nonché quello di assicurare le condizioni economiche, sociali e giuridiche necessarie ad uno sviluppo sereno ed equilibrato delle famiglie.
Tuttavia, accanto al recupero e al riconoscimento del valore dei vincoli familiari, la legge carica la cellula-base della società di compiti, doveri e responsabilità che prima erano notevolmente affievoliti dalla natura “sociale” delle relazioni matrimoniali e familiari. La materia sugli obblighi alimentari presenta elementi di novità, soprattutto riguardo alla corresponsione degli alimenti ai minori o ad altri membri bisognosi della famiglia. È possibile, infatti, formalizzare in modo scritto davanti ad un notaio un accordo sugli obblighi alimentari, che diventa immediatamente esecutivo e impegnativo come l’omologo atto definito in via giudiziale. Con un unico limite: il valore dell’assegno non può essere inferiore a quello previsto dal codice. La revisione e l’ulteriore approfondimento della materia sono sollecitati dalla nuova situazione che si è venuta a creare nel paese con l’affermazione del libero mercato. Il codice adegua la materia, tenendo conto dell’entità e del tipo di reddito o salario del coniuge. A questo scopo definisce per sommi capi l’elenco dei salari e dei redditi, in cui rientrano quelli delle nuove attività autonome e imprenditoriali e i redditi in valuta straniera. Introduce, inoltre, rigide sanzioni nel caso in cui siano disattesi i versamenti dovuti, precisando la lista dei beni su cui è possibile rivalersi (salario e altri redditi monetari, depositi bancari, investimenti in istituti finanziari, ecc.).
Il codice russo di famiglia, ispirandosi e recependo i contenuti progressisti della Convenzione di Ginevra sui diritti dei minori (1989), pone al suo centro l’interesse nei confronti del bambino, i cui diritti sono ampiamente prescritti attraverso una serie di norme integrative di altre leggi varate di recente o aggiuntive. Si caratterizzano, in particolare, come innovative quelle norme relative alla difesa patrimoniale dei beni di proprietà del minore, all’apertura all’adozione internazionale e all’introduzione dell’istituto dell’affido familiare.
Indubbiamente queste innovazioni sono state sollecitate dall’allarmante situazione degli abbandoni (più di duecentomila bambini lasciati per strada durante la difficile fase della transizione liberista). Rimane comunque aperta la questione delle autorizzazioni all’adozione internazionale da parte della Russia (superato il blocco degli anni 2000 e 2001), perché siano assunte tutte le misure atte a garantire il rispetto dei principi stabiliti nella Convenzione de L'Aja del 1993 contro il dilagare di un traffico illecito di minori rimasti privi di cure parentali. Una di queste misure è il decreto Putin (marzo 2000), che detta procedure più severe per l’accreditamento delle agenzie straniere. Un decreto preventivo ma che introduce, tuttavia, un iter difficile e lungo: alcuni nuovi enti hanno difficoltà ad essere autorizzati ed altri già “certificati” devono attendere parecchi mesi per il rinnovo dell’accreditamento. Ciò rappresenta, di fatto, un blocco della loro operatività.
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