Mondo/ Pacifismo - L’originale manifestazione in Arizona del gruppo “Raging grannies”, è un’idea per creare scompiglio tra chi la guerra vuole farla davvero
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2005
Tucson (Arizona) - Cappellini eccentrici, abiti sgargianti, make up da “battaglia”, fanno parte della divisa da lavoro del gruppo “Raging grannies”, nonnine infuriate, collegato alla Women’s International League for Peace and Freedom. Gruppi del genere – il primo è nato nel 1987 in Virginia – sono spuntati in decine di città statunitensi negli ultimi anni. Le pacifiste del “Raging grannies”, di età compresa tra i 55 e gli 81 anni, si sono recate il 13 luglio scorso, come al solito (da tre anni ogni mercoledì mattina), di fronte al centro di reclutamento di Tucson in Arizona. Ma quel giorno hanno deciso di cantare le loro canzoni dentro al centro, “Siamo entrate dicendo che volevamo arruolarci per far ritornare a casa i nostri nipoti , ma non ci hanno creduto”, dice Pat Birnie, 75 anni, la leader del gruppo. “Invece di ascoltarci, hanno chiamato la polizia – aggiunge la 74enne Betty Schroeder –. Avrebbero dovuto chiederci i requisiti, ma si rifiutavano di parlarci. Avrebbero dovuto dire ‘siete troppo vecchie’”.
Dopo aver letto un proclama di pace, le nonnine sono uscite dalla stazione di reclutamento. Ma a quel punto è arrivata la polizia, chiamata dai militari. Gli agenti hanno chiesto ai reclutatori di indicare le “intruse”. Ed è scattato l’arresto per cinque di loro. Per la Birnie si è trattata di una “reazione eccessiva”, perché loro erano davvero intenzionate ad arruolarsi: “Noi abbiamo già vissuto abbastanza, mentre migliaia di ragazzi muoiono in Iraq o tornano a casa traumatizzati”. Le nonnine si sono poi dichiarate innocenti davanti al giudice preliminare, nella speranza che le accuse fossero lasciate cadere. Invece il procedimento va avanti: si terrà un’udienza preliminare, poi le donne potrebbero essere rinviate a giudizio.
Il sergente Nancy Hutchinson, portavoce dei centri di reclutamento dell’Arizona, crede che queste proteste dovrebbero prendere altre forme, contattando i rappresentanti al Congresso invece di importunare i reclutatori. “Dovrebbero dirigere le loro frustrazioni verso le persone che hanno il potere di cambiare le cose – dice –. I reclutatori non fanno le politiche e non le cambiano. Hanno un lavoro da fare ed eseguono gli ordini”. Le nonnine però non demordono. Non escludono di contattare il Pentagono per vedere se possono essere mandate in Iraq.
(8 agosto 2005)
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