Lo Sbarco - Una testimonianza contro le derive culturali, politiche, sociali nel nostro Paese
Ribet Elena Lunedi, 26/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2010
“Questo viaggio per me è iniziato mesi fa… è un viaggio di conoscenza, con la sorpresa piacevole di trovare persone che la pensano come me. Portiamo un messaggio di amore per l’Italia, ma anche un messaggio collettivo, universale perché vogliamo un mondo migliore per noi e per le generazioni future. L’idea dello sbarco ci ha suggestionato al punto da darci la spinta concreta e positiva per fare qualcosa. Ci ha dato la possibilità di smuovere e smuoverci, per portare all’Italia una percezione più obiettiva di quanto sta accadendo. I mezzi di comunicazione e informazione all’estero ci permettono di avere una visione più lucida, di paragonare quello che accade in Italia con quello che accade nel resto d’Europa”. Parole di Annalisa Giocoli, tra le promotrici dello Sbarco.
L’idea è partita da un maestro della scuola elementare italiana di Barcellona, Andrea De Lotto, milanese, e da un gruppo di italiani e italiane che vivono in Spagna. Poi, gruppi “Lo Sbarco” sono sorti, in uno slancio spontaneo, a Bruxelles, Parigi, Atene, Madrid… La Nave dei Diritti ha raccolto migliaia di adesioni ed è arrivata al porto di Genova il 25 giugno. Qui, sono state allestite le “piazze dei diritti” (diritto alla cura dell'ambiente e al futuro, al sapere e alla bellezza, al lavoro e alla stabilità, alla differenza, alla pace).
I diritti sono in pericolo, come proclama il manifesto del movimento: “assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia, soprattutto sul piano culturale, umano, relazionale. Il razzismo cresce, così come l’arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi...”
Centocinquant’anni fa i Mille con Giuseppe Garibaldi salparono per dare vita all’unificazione italiana. Oggi una nave, un nuovo sbarco, i nuovi Mille, di cui oltre la metà sono donne, portano la loro testimonianza contro le derive culturali, politiche, sociali. È la nave dello Sbarco, movimento cittadino italiano e internazionale che ha unito persone con esperienze ed età eterogenee per ribadire l’importanza della Costituzione e la sua origine, laica e pluralista. Lo Sbarco vuole anche ricordare gli uomini, le donne e i bambini dei “barconi”, persone che “prendono il largo per fuggire dalla miseria e dalla morte e che in questo disperato tentativo perdono la vita o sono abbandonati alla deriva”.
“Non ci stanno” a guardare dall’esterno quello che succede nel loro Paese d’origine che, secondo alcuni, “ha superato il livello di guardia”. Il legame, gli affetti, l’interesse per quanto avviene in Italia è forte e si deve “stare vicini a quelli che resistono”.
Danilo Guaitoli, 48 anni, di Carpi, a Barcellona da 15 anni. Docente universitario, nel tempo libero suona il sax. “Come tutti gli italiani all’estero, m’interesso, mi appassiono, mi arrabbio leggendo le cose che succedono… dello Sbarco mi ha colpito subito il centro dell’attenzione sul tema dei diritti, fondamento della convivenza civile”.
Caterina Da Lisca, 29 anni, di Badia Polesine. Editrice, a Barcellona da 5 anni. “Ho aderito per nostalgia per la mia terra. Il senso di colpa per non essere attiva nel mio paese mi ha spinto a promuovere un’iniziativa che, spero, contribuirà da fuori a un cambio dentro”.
Dario Ferraro, di Torino, 26 anni, studente di cinema a Barcellona. “Ho sempre sentito la necessità di continuare a contribuire e fare qualcosa anche perché mi sento di aver abbandonato gli amici, che ho visto patire questa situazione. Mi è sembrato di averli lasciati soli nella lotta quotidiana contro la barbarie.”
Paola Grieco, 45 anni, di La Spezia, giornalista e traduttrice freelance. “Un sentimento di disagio è tra le mie principali motivazioni. Vivo all’estero da nove anni. A un certo punto le cose hanno cominciato a cambiare, con una tale velocità... Gli amici stranieri e le persone con cui lavoravo non mi chiedevano più di parlare loro del Rinascimento, del Neorealismo, dei dipinti del Caravaggio, della campagna Toscana, ma, in un tormentone costante, di Berlusconi e del perché gli italiani lo votassero. Non sono mai riuscita a dare una risposta alle loro domande”.
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