La natura dell’amore: tra commedia e dramma il nuovo film di Monia Chokri
Esce a San Valentino, distribuito da Wanted Cinema, l’ultimo film della regista canadese-tunisina, presentato a Cannes 76 nella sezione Un Certain Regard
Mercoledi, 14/02/2024 - Il titolo non deve trarre in inganno: ‘La natura dell’amore’ (Simple comme Sylvain), scritto e diretto dalla regista canadese di origini tunisina Monia Chokri, classe 1983, presentato nella sezione Un Certain Regard del 76° Festival di Cannes, non è solo una raffinata e divertente pellicola sull’amore ‘romantico’, come potrebbe fare pensare la sua uscita nelle sale il 14 febbraio, ma una commedia che racconta la crisi del settimo anno di una coppia borghese e che vira al dramma parlando delle complesse conseguenze sulla vita della protagonista per la sua scelta di seguire un ‘amour fou’ di altri mondi/classi sociali.
Già attrice musa del regista Xavier Dolan, qui al suo terzo film da regista, dopo il fortunato ‘La Femme de mon frère’ (vincitore del Premio Coup de cœur della Giuria, a Cannes 2019) e ‘Babysitter’ (Official Selection Sundance Film Festival 2022), il film ‘La natura dell’amore’ - nelle sale italiane distribuito da Wanted Cinema dal 14 febbraio - racconta una storia in apparenza ‘semplice’ ma che svela, a poco a poco, nel dipanarsi del racconto, la composita ‘natura dell’amore’: pur nella leggerezza di tono, la riflessione che il film offre allo spettatore è profonda.
Sophia, una professoressa di filosofia quarantenne ancora in attesa di un posto fisso - nel ruolo una più che convincente Magalie Lépine-Blondeau - conduce una tranquilla vita borghese ed è sposata, ormai senza più scintille, con Xavier (Francis-William Rhéaume), anche lui professore: la coppia frequenta un giro di amici intellettuali e vede regolarmente le rispettive famiglie benestanti. La vita della protagonista, chiaramente in cerca di qualcosa che scuota la ‘noia’ della sua agiata esistenza, viene sconvolta dal suo incontro con Sylvain (il carismatico attore Pierre-Yves Cardinal), un operaio che Sofia ha assunto per rinnovare uno chalet di montagna appena acquistato, un uomo “semplice”, come suggerisce il titolo originale del film, il che non impedisce (forse favorisce, anzi, sul momento) un vertiginoso colpo di fulmine che cattura i due in una folle passione di corpi e di anime.
Amore (e tanto sesso) a prima vista, un uragano che travolge tutto, il matrimonio, le amicizie, anche i valori con cui si è cresciuti pur di unirsi ossessivamente all’oggetto del desiderio. Finché dura: presto infatti i nodi verranno al pettine e le voragini sociali fra i due - sottolineate con ironia dalla Chokri soprattutto quando descrive la rumorosa tribù di amici e parenti proletari di Sylvain - risulteranno presto evidenti ad entrambi, aprendo le porte ad una nuova solitudine.
Lo sguardo della regista canadese è concentrato su Sophia, che mette in discussione il suo intero mondo per esplorare una nuova forma di amore, carica di desidero erotico e romanticismo, filtrandolo con la sua formazione accademica attraverso le massime di filosofi che hanno indagato il sentimento amoroso. Le profonde diversità di retroterra culturali e familiari dei due amanti creano i presupposti per numerose scene esilaranti in cui ciascuno dei due si cala nel mondo dell’altro con comico spaesamento.
Ben confezionato e girato con grande perizia, il film alterna i toni della commedia romantica, tra ironia e comicità, con quelli del dramma, in un mélange che talvolta spiazza lo spettatore: di certo sono messi in campo i dilemmi della classe borghese in fatto di scelte amorose e le conseguenze potenzialmente devastanti di un’attrazione travolgente, più fisica che di altro tipo, per un partner appartenente ad un mondo culturalmente e socialmente lontano.
L’occhio sensibile della regista si posa, tra una scena di sesso e l’altra, sulle famiglie dei protagonisti, madri e suocere, che non possono neppure immaginare ciò che accade, sulle differenze di ‘tenuta’ di un matrimonio fra diverse generazioni, anzi la mamma di Sofia è sconvolta perché il marito ha evidenti i primi accenni di Alzheimer e, dopo tanti anni di matrimonio, dichiara “come farò? non posso vivere senza di lui”.
“Penso che due individui possano amarsi a prescindere dalle loro differenze - dichiara la Chokri - ma è sicuramente una grande sfida. Serve determinazione. La scelta di amare, come direbbe Bell Hooks in ‘Tutto sull’amore’ - tra i testi di riferimento della regista ndr - è una scelta di connessione, di trovare sé stessi nell’altro”.
Monia Chokri costruisce attorno a due ottimi attori un film personale, che cita la fotografia del cinema di Robert Altman e Francois Truffaut, su una colonna sonora dal sapore vintage (da Michel Sardou agli Europe).
Interessante sapere che, quando ha presentato il film a Cannes, la regista – figlia di due genitori militanti comunisti – ha voluto leggere un testo ‘impegnato’, a sostegno di un movimento che denuncia con forza i comportamenti illeciti e inadeguati di registi e attori, giustificati in nome della loro genialità per lanciare un messaggio forte rispetto alle numerose polemiche circolate sui maltrattamenti e/o comportamenti aggressivi tenuti su alcuni set di film selezionati. “Il genio può fare capolavori anche rimanendo una persona buona, attenta e premurosa - ha affermato la Chokri in quell’occasione - chi ha un certo potere, anche mediatico, ha altrettanta responsabilità del benessere delle persone con cui lavora”.
Il cast del film comprende, oltre alla stessa Chokri, Steve Laplante, Marie-Ginette Guay, Micheline Lanctôt, Christine Beaulieu, Mathieu Baron, Linda Sorgini, Guy Thauvette, Guillaume Laurin e Karelle Tremblay.
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