La musica non tradisce: storia di una sera sotto le stelle con Falanthra onlus
È il 14 luglio e le stelle stanno a guardare poeti e musicisti: una terrazza si affaccia su una vista di alberi e mare aspettando versi i cui vagiti si sentiranno non solo in poesia ma anche in musica
Lunedi, 16/07/2018 - Siamo presso la terrazza Falanthra, a Taranto.
Parte Summertime e la canto pensando alle donne, alle madri schiave che nonostante tutto raccoglievano le loro forze per cullare i propri bambini. Summertime, and the livin' is easy
Fish are jumpin' and the cotton is high
Oh, your daddy's rich and your ma is good-lookin'
So hush, little baby, don't you cry
E' estate, e vivere è semplice
i pesci saltellano in acqua e tutti vanno d'accordo
oh, il tuo papà è ricco e la tua mamma è bellissima
quindi silenzio, bambino, baby non piangere.
Raccolgo anche io tutte le mie forze per cullare al meglio e con la musica chi mi ascolta, farlo entrare nell’atmosfera di una stanza, di una donna e di una culla; nell’attesa di una tanto sospirata libertà la donna culla il suo bambino.
Il pubblico applaude alla fine della performance e comprendo che è stato trascinato in un mondo altro, quello della musica, che non tradisce, non fa male, non lascia lividi, non ha steccati e parla una lingua universale.
Una donna mi dice: “sei stata brava a portarci nel tuo mondo, era una sensazione strana vedere che non eri tu che inseguivi la musica, ma era la musica che correva per starti dietro, o si fermava per aspettarti”, parole che mi hanno acceso il cuore.
Subito dopo assistiamo alla visione di un cortometraggio appassionato anche esso, il cui tema è il contrasto alla violenza di genere. Ecco per chi vuole vederlo https://www.youtube.com/watch?v=TboKGdVVVqc&feature=youtu.be di Tonino Attanasi.
La storia è quella che si ripete sempre quando c’è un caso di violenza sulla donna. Nel video la ragazza presenta i suoi tatuaggi, il suo sorriso, il suo essere bella con le sue gonne corte e lunghe, ma vista di spalle vicino alla fascia del reggiseno si intravede un livido. Di fronte poi i pugni sono evidenti. Quante di noi nascondono lividi sotto le proprie magliette, o le gonne non è difficile da immaginare considerate le percentuali in crescita di violenza domestica.
Anche qui il pubblico è rimasto in silenzio e poi è partito l’applauso quando su una panchina in primo piano si notava la frase scritta in rosso: basta, io ora parlo. E la caserma dei Carabinieri aspettava in lontananza la ragazza con il tatuaggio di rosa sul braccio.
Ci siamo salutati col regista dandoci appuntamento per la stesura di un video che racconti del coraggio delle donne attraverso la musica. Perché può capitare che sia la musica a dare coraggio alle donne. Questo è successo a me. E lo dedico a voi.
Elena Manigrasso
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