Una vergogna senza fine connota la vicenda della multa, fatta pervenire alla madre di una vittima della strada, per la pulitura del selciato sporco del sangue di suo figlio.
Domenica, 06/01/2013 - Profondo sconcerto ha suscitato una notizia di questi giorni relativa alla richiesta di pagamento di una multa alquanto inopportuna, a dir poco. Alessandra Mazzetti, madre del quindicenne Valerio Caprini deceduto a seguito di un incidente stradale oltre tre anni fa, lo scorso giorno ha denunciato dalle pagine di un noto quotidiano nazionale la pretesa pervenutale in nome e per conto della Sea, (Sicurezza e Ambiente), la società a cui il Comune di Roma ha appaltato la manutenzione delle strade cittadine. Oggetto della rivendicazione era l’esborso di una somma di denaro pari a 700 euro per aver utilizzato un macchinario speciale, idoneo a detergere la strada, ove era avvenuto l’incidente mortale, dal sangue che per questioni di sicurezza doveva essere rimosso onde evitare ulteriori incidenti. E pensare che Valerio Caprini era deceduto perché aveva preso in pieno con il suo motorino un palo della pubblica illuminazione illegale, tant’è che tre vigili urbani ed un dipendente del X municipio sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo!
Questa vicenda irreale, ai limiti del macabro, vissuta oggi da una madre che ha perso tempo fa il figlio in circostanze tragiche, deve ordunque farci riflettere sullo scarso valore dato ad un sentimento, che sempre più manca nelle nostre comunità, la pietà. L’avvocato, che ha inviato la lettera con la richiesta di risarcimento, e la società per azioni, che gestisce per conto del Comune di Roma la pulizia delle sue strade, si sono chiesti cosa una missiva di tal genere avrebbe potuto ingenerare in una madre che solo tre anni fa aveva perso il figlio nell’incidente causa della multa correlata. Anche solo per un attimo hanno pensato a quale immagine quella donna avrebbe avuto davanti agli occhi alla lettura di una missiva che le richiedeva il pagamento di quella somma di denaro? Certamente avrà visto il sangue del suo ragazzo racchiuso in una pozzanghera sull’asfalto, un motorino a terra ed il corpo esanime del figlio accanto a quella pozza rosso intenso. La morte l’avrà ancora sorpresa nei ricordi più dolorosi e la lettera della Sea l’avrà riportata malamente alla vita odierna senza suo figlio. Alessandra Mazzetti si è allora domandata “dov’è sinita la sensibilità?” e conseguentemente ha avvertito che “era come se le avessero piantato un coltello nel petto”.
Il sindaco di Roma ha deciso ieri che sarà il Comune a pagare i 700 euro, stabilendo nel contempo che si faccia un’indagine al riguardo per individuare le responsabilità del caso. Ma ciò riguarda il dopo, ossia le polemiche suscitate dal caso, per così dire disumano, portato a conoscenza dell’opinione pubblica dalla mamma di Valerio Caprini. E il prima? Dobbiamo limitarci sempre e comunque a punire i colpevoli a fatti avvenuti o possiamo tentare di intervenire a monte, ovvero ritornare a vivere in un consesso sociale caratterizzato da una maggiore e migliore solidarietà tra i suoi componenti? La risposta alla domanda dipende indubbiamente dalla capacità insita in ognuno di noi di sentire i bisogni dell’altro, ma anche da un più generale approccio culturale , che faccia riemergere valori fin troppo sopiti in una società fortemente caratterizzata da un precipuo egoismo individuale. Solo con un’azione sinergica tra i singoli e il loro complesso sociale d’appartenenza si sortirà l’effetto desiderato, ben consapevoli, però, che la vergogna senza fine di quella lettera indirizzata alla mamma di un figlio che non c’è più, per pagare la pulitura di una strada sporca del sangue del suo ragazzo, dovrebbe urlare alla coscienza di noi tutti e farci comportare di conseguenza.
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