La mostra “Afghana”, reportage dal Centro di maternità di Emergency, alla Festa del Cinema di Roma
La fotografa Laura Salvinelli immortala scatti di vita nel Centro realizzato nell'isolata Valle del Panjshir. Dal 14 al 24 ottobre ore 10-18 presso il Foyer Petrassi dell’Auditorium
Martedi, 19/10/2021 - Una mostra fotografica che lancia un messaggio e che non lascia indifferenti anche i più scettici: si tratta di “Afghana”, della fotografa Laura Salvinelli la quale documenta quella che a molti era sembrata «una pazzia», ovvero la scelta di Emergency di dare vita a un centro di maternità nell'isolata Valle del Panjshir.
Avviato nel 2003, il Centro si è dimostrato una struttura necessaria e fondamentale per la salute materno-infantile dell’area, offrendo gratuitamente assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale in un Paese dove la mortalità materna è 99 volte più alta di quella registrata in Italia e il tasso di mortalità infantile è 47 volte più alto. L’importanza del Centro non riguarda soltanto la prevenzione e l’assistenza sanitaria: la maternità di Anabah è anche un polo formativo per il personale afghano, tutto al femminile.
Il lavoro di Laura Salvinelli, realizzato nel 2019, ci conduce in un'oasi protetta di donne per le donne. Qui lo staff locale e le pazienti possono dedicarsi a sé: le prime trovano nello studio e nel lavoro un'autostima insperata nonché un importante ruolo sociale; mentre le seconde, libere dalle pressioni esterne (i parenti non sono ammessi), vivono un momento di libertà inaspettata. All'esterno le carcasse dei carri armati testimoniano una guerra senza fine.
Il percorso della mostra ci accompagna nel buio della sala parto: le luci di taglio ne svelano man mano i dettagli, fino alla danza finale del nuovo nato. Cosa rimarrà di tutto questo ora che i talebani hanno riconquistato il potere? Per ora EMERGENCY non lascia l'Afghanistan, ma cosa accadrà alle donne afghane dello staff? Potranno continuare a lavorare? L'appello della Ong a «non abbassare l'attenzione mediatica e politica su quello che sta accadendo» va sostenuto. Così avrebbe voluto Gino Strada.
Le fotografie sono di Laura Salvinelli, la cura ed i testi della mostra di Virginia Vicario.
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