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La morte di un idolo

La morte di un idolo

La morte di Robin Williams, l’interprete eccellente dei valori d’onestà e di speranza, lascia un senso di vuoto nel cuore di chi ama ancora sperare in una qualità migliore della vita.

Mercoledi, 13/08/2014 - La creatività, un talento irrefrenabile che trapelava da quel volto contagioso di persona buona e tutto cuore che era Robin Williams, proprio al suo 63° anno, l’attore non riesce a ritrovare il senso della meraviglia, che dovrebbe caratterizzare, come nella prima infanzia, quella fase della vita. In termini di creatività il senso della meraviglia e della gratitudine significano proprio un rinnovamento della nostra esistenza, quel rinnovamento che ci permette di uscire, proprio con la forza creativa anche da un sistema che può stritolare l’anima umana. Proprio lui, l’emblema di quella forza, ne è stato infine stritolato.

Si scrive di lui che avrebbe consumato coca e alcool e per finire farmaci contro la depressione, con i quali si sarebbe aiutato, così brutalmente, a lasciare la sua vita terrena.

Robin Williams era l’emblema dell’empatia, dell’altruismo e si rifletteva nel suo volto dall’aria buona e intelligente ciò che impersonava nei film. In “Good Morning Vietnam” c’è il ragazzo americano che con il suo talento solleva l’anima dei militari dalle brutture della guerra. La coscienza politica è in perfetta sintonia con quella sociale e con la sua forza vitale e creativa, l’amore per i valori, per la loro genuinità in contrasto con l’arroganza e la menzogna del potere distruttivo, che l’attore mette in ridicolo con la sua ironia. Si scrive che Robin Williams sia stato stritolato dalla forza distruttiva dello “star system”, ma sembrerebbe una forza trasversale a un sistema non solo americano e non solo per le star, ma system e basta. Molta gente comune si toglie la vita in modo drammatico sotto l’effetto dei farmaci. Forse assumere psicofarmaci non è esattamente una cura? Quanto è giusto “curarsi” con farmaci pericolosi almeno quanto le droghe? Probabilmente si deve risalire a monte del sintomo per comprendere come il sistema sociale costruisca più o meno coscientemente dei modelli e dei cliché comportamentali atti a indebolire la coscienza degli esseri umani, con una conseguente fragilità dell’Io, impoverito da molti fattori, tra i quali la priorità dei valori materiali, l’isolamento e l’esubero dei contenuti psichici. Per esempio, la mole d’esperienze mediatiche quotidiane subite e in forma passiva, non si può più digerire, né trasformare in sensazioni coscienti, azioni utili e soddisfacenti. Avviene una sorta di “psichizzazione” totale dell’essere umano. Così nella vita psichica di una persona depressa, proprio come in uno strumento danneggiato, finisce per risuonare un’unica corda, mentre le altre sembrano spezzarsi. Molto probabilmente, come ad altre persone che hanno messo fine alla loro vita, anche a Robin Williams è mancato, oltre alla forza di rinnovare totalmente la sua vita, quell’involucro essenziale di calore umano espresso dall’autentica e profonda considerazione dell’essere attraverso l’amore. Nel momento di disperazione la persona è sola come in un abisso di buio dove non si può più vedere la luce.

A noi resterà, nonostante tutto, il ricordo di quel volto buono, intelligente e creativo, capace di combattere il male con la potenza della verità e della speranza.

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