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La moda islamica. Un settore industriale in crescita

La moda islamica. Un settore industriale in crescita

Il settore è in pieno sviluppo con cifre altissime. Non è un caso che i più importanti stilisti di fama mondiale si siano rivolti ai paesi islamici, disegnando delle collezioni su misura per le donne musulmane.

Martedi, 15/03/2016 -
E' un'occasione da non perdere. Ne è convinta Alia Khan, fondatrice dell’Islamic Fashion and Design Council (IFDC), l’organizzazione nata nel 2014 con l’obiettivo di sviluppare l’industria della moda e del design islamico in tutto il mondo. “Stiamo parlando in un mercato mastodontico e le ultime proiezioni confermano questa tendenza dal momento che stiamo andando verso un mercato di oltre 300 miliardi di dollari entro il 2019” dice. Alia è nata in Pakistan e cresciuta tra il Canada e gli Stati Uniti d’America dove ha studiato moda e comunicazione, per poi vivere qualche anno in Giordania ed approfondire la conoscenza dell’arabo.



Solo nel 2005 decide di trasferirsi a Dubai per raggiungere i genitori che nel frattempo si erano trasferiti nell’Emirato. Lì grazie anche alla crescita economica che Il Paese ha avuto, Alia inizia a guardarsi intorno e a studiare in maniera le diverse possibilità offerte da un mercato in piena espansione quale era quello della moda. Tutti gli elementi c'erano, mancava però un organismo che mettesse in relazione l'offerta e la domanda. E' da questa necessità che nasce l’IFDC. “Volevo creare una piattaforma nella quale gli artisti ed i designer, i produttori ed i consumatori potessero essere messi in contatto l’uno con l’altro ed iniziare un percorso costruttivo e di crescita insieme” dice Alia.

Ma nelle sue intenzioni c’è molto di più. Con l’Islamic Fashion and Design Council vuole lavorare anche sul piano dello scambio interculturale ed interreligioso.



“Non importa che cosa io, tu o il ragazzo della strada indossiamo. Bisogna capire che ogni cosa noi mettiamo, immediatamente veicola un messaggio. Il nostro abbigliamento è una forma di comunicazione. Per questo è importante riconoscere la grande responsabilità che ha il nostro lavoro” afferma.
 Piaccia o meno è una cosa che deve essere fatta da chi ha nelle mani un grande potere di unire culture e tradizioni diverse. E' per questo che Alia Khan sostiene fermamente che la conoscenza reciproca passa anche attraverso la moda. E nel caso della religione islamica l’elemento “moda” assume una importanza notevole soprattutto se si pensa alla questione del velo che la donna musulmana indossa.



“Girare per il mondo mi ha fatto capire di quanto possiamo veramente lavorare affinché si abbattano i pregiudizi sulla donna musulmana.
Quando partecipo ad eventi internazionali di moda, mi capita molto spesso di essere fermata da altre donne che mi ringraziano di aver dato una immagine diversa della donna musulmana perchè parlando e mostrando i capi di abbigliamento comunico anche una sua propria identità- che continua- anche in questo settore si tratta di includere e non di escludere quello che non ci appartiene. Anzi è qui che possiamo delineare un nostro particolare gusto di quello che ci piace indossare o meno, partendo così dalle nostre esigenze” conclude. Con cinque sedi sparse nel mondo tra Regno Unito, Francia, Italia, Usa ed Emirati ed altrettanti uffici per il globo, l’IFDC sta trasformando la moda islamica in un potente segmento economico a livello globale.



E i dati diffusi dal rapporto 2015-2016 sull’Economia islamica sembrano confermarlo. Circa 230 milioni di dollari sono stati spesi in acquisti nel comparto abbigliamento ed accessori dai musulmani. Una spesa destinata a salire a 327 milioni di dollari nella proiezione del 2019.




Foto di Islamic Fashion and Design Council

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