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LA METAFORA DI ALICE

LA METAFORA DI ALICE

Un diverso modo di interpretare la favola di Carroll, che risulta inaspettatamente simile alla nostra realtà.

Venerdi, 25/11/2011 -
Chi di noi non conosce il romanzo di Carroll e chi di noi non mai ha fantasticato sulle avventure della biondina curiosona della Disney? Sappiate che la lettura di quel libro e la visione di quel cartone animato è sconsigliata ai vostri figli! La distorta visione della realtà di Alice, in verità, potrebbe portare alla luce interessanti analogie e differenze col mondo in cui siamo immersi. Letto in chiave sociale da Silvia Gherardi, la storia di Alice si presenta come un’occasione per riscoprire regressione e trasgressione, poiché Alice appare come una bambina che possiede un grave problema con la propria identità, causato dai numerosi cambiamenti di dimensione verificatisi in uno stesso giorno i quali, conseguentemente, hanno variato anche il rapporto che Alice ha col proprio corpo, che non riconosce più come suo. Nel linguaggio di Alice è possibile inoltre rintracciare meccanismi tipici di schizofrenia, che si manifestano nei non-sense, nei discorsi in cui appaiono termini sempre più frammentati, ricreati e ristrutturati nella parola che si colma di ansia, angoscia ed aggressione. Traslando il discorso da una dimensione ad un’altra e osservando Alice e la sua storia in chiave postmoderna,emergono problemi quali la debolezza della ragione, l’ironia come elemento destabilizzante e la problematicità della soggettività. La condizione di Alice dunque è la metafora che sta tra essere e divenire. Un discorso che tranquillamente è possibile presentare anche per certe circostanze che si verificano quotidianamente sul luogo di lavoro. Le donne quotidianamente si trovano a dover fronteggiare interrogativi circa la propria identità, hanno a che fare con interlocutori che non prestano loro la dovuta attenzione o che non presentano risposte soddisfacenti e, per concludere, ricevono spesso messaggi contraddittori sul luogo di lavoro come “sii uguale, sii diversa”.Le donne sono quindi tante grandi Alice immerse nelle organizzazioni sociali in cui, da una parte si fidano della sempre più netta, linea di demarcazione tra i due sessi in costante guerra tra loro, ma dall’altra parte le Alice in tacchi a spillo sono anche tentate dalla voce della trascendenza che suggerisce l’avvicinamento all’omologato, all’indistinto, dove uomo e donna risultano due sfere che sono e sempre saranno.



ERIKA LESERRI

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