Fondamentalismi - La convergenza della Chiesa cattolica con l’Islam nel recupero della tradizione e la nostalgia del passato. Una prospettiva che per il mondo femminile vuol dire molte lodi ma autonomia zero.
Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2007
Come leggere la reintroduzione nella messa dell’antico rito preconciliare quando il prete voltava le spalle ai fedeli, parlava una lingua morta, lasciava ai laici il ruolo delle pecorelle nel senso letterale del termine? La celebrazione dell’antica messa tridentina viene presentata come ‘un omaggio alla grande ricchezza della tradizione’ (Bertone ) e in effetti nasce dall’obiettivo di riportare alla Chiesa i tradizionalisti, a partire dai seguaci dello scismatico e scomunicato Lefebvre. I quali infatti ora chiedono di essere riammessi nella comunità ecclesiale e possono permettersi di chiederlo anche perché nessuno osa chiamare fondamentalisti i cristiani quando si comportano come i fondamentalisti islamici: incursioni negli ospedali per impedire le pratiche abortive, un morto nell’incendio di un cinema in cui si proiettava “ Je vous salue Marie”. Ciononostante il “Motu proprio” di Ratzinger è stato presentato come un passo avanti nel cammino ecumenico. Come conciliarlo allora con la successiva affermazione che l’unica Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica? Parole che sono una porta chiusa in faccia a chi dialoga e opera affinché le chiese, a cominciare da quelle cristiane, si avvicinino e collaborino. E questo intralcio all’ecumenismo è tanto più grave oggi nell’epoca dello ‘scontro di civiltà’: quando il semplice buon senso chiama tutte le religioni ad aprirsi al dialogo e alla tolleranza anziché favorire lo scontro identitario, quando è necessario dare una mano nel ‘governo‘ della globalizzazione, il fenomeno epocale che deve alla scrittura la sua carica rivoluzionaria, come è avvenuto in passato con la nascita dell’alfabeto e l’invenzione della stampa. L’informatizzazione è un modo di comunicare più potente dei precedenti perché annulla il tempo e lo spazio, perché abbraccia e lega insieme il mondo intero, perché insomma è davvero ‘globale’; è il simbolo di un modello culturale che, insieme ovviamente ad altri fattori di cambiamento, promette libertà e progresso materiale attraverso un sistema politico (la democrazia) ed economico (il liberalismo) che si basa sulla valorizzazione dell’iniziativa personale, sul riconoscimento del merito degli individui intelligenti ed attivi, ambiziosi di mostrare il proprio valore attraverso il successo. Questa ‘religione del progresso’ nasce dal superamento del modello teo/centrico per passare a quello atropo/centrico, ed infatti l’islam chiama Nuovo Satana gli USA, il paese da cui la globalizzazione è partita, la cui Costituzione parla di felicità terrena, nel cui ‘dna’ c’è la spinta a guardare al futuro. La globalizzazione, che porta all’unificazione forzata del mondo, ad un processo di omogeneizzazione sconosciuto agli imperi precedenti (oggi l’ecumene coincide con l’intero globo terrestre), conosce molti e diversi fenomeni di resistenza, a partire da chi lotta per difendere la biodiversità e le culture locali. A livello nazionale, ad esempio, la risposta alla crisi identitaria delle culture native travolte dallo sconquasso socioeconomico è quella, sbagliata, dei ministati: monoetnici, monolinguistici e monoreligiosi. Ma la resistenza contro l’omogeneizzazione delle culture, il bisogno di certezza, di trovare un terreno sicuro su cui poggiare, scampando all’ansia e al senso d’insicurezza dell’ 'età del rischio’ dove tutto è aleatorio duttile possibile, va giocata sul terreno della tolleranza, non del rifugio in un passato ormai irrecuperabile. Nel mondo islamico, anche a causa della politica dell’Occidente, la speranza di una rinascita che restituisca l’orgoglio ad un mondo un tempo ammirato e temuto, ha dato forza, anche sul piano politico, ad un islam chiuso nel culto della tradizione, in una versione fondamentalista che porta alla teocrazia e a volte al terrorismo. Quanto alla Chiesa Cattolica il ritorno nella messa al rito preconciliare e l’orgogliosa riaffermazione di essere l’unica e vera chiesa di Cristo, confermano la lontananza dell’attuale magistero dallo spirito di apertura e rinnovamento del Concilio Vaticano II e la sua convergenza con l’Islam nel rispondere alle sfide epocali del mondo contemporaneo col recupero della tradizione e la nostalgia del passato. Una prospettiva che per il mondo femminile vuol dire molte lodi ma autonomia zero.
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