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La memoria, gli archivi, le donne

La memoria, gli archivi, le donne

Approdi/ - Il tema della memoria, inteso come linfa vitale da trasmettere al futuro, continua ad affrontare il mondo sospeso della storia delle donne

Cornero Loredana Domenica, 14/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

Il tema della memoria, inteso come linfa vitale da trasmettere al futuro, continua ad affrontare il mondo sospeso della storia delle donne. In questo caso il bel libro di Annabella Gioia, scava negli archivi storici dell’Istituto Luce che dal 1924 descrive, illustra, rappresenta la storia del nostro Paese con le famose immagini in bianco e nero che, con forza e determinazione, hanno raccontato la nascita e l’evoluzione del fascismo. Le donne raffigurate dal Luce - madri e spose, educatrici e giovani italiane, sportive e lavoratrici - compaiono nei cinegiornali, proiettati prima di ogni spettacolo cinematografico. Sono immagini dove l’uomo è sempre il vero e incontrastato protagonista e le donne rappresentate in genere nelle adunate oceaniche del regime con una retorica che univa immagini e parole per imprimere ancora una più forte ed incisiva influenza di massa sulle coscienze. Negli anni successivi alla guerra, dal ‘46 al ‘65, il ruolo dell’Istituto Luce è ricoperto dalle immagini della Settimana Incom, che mostra immagini più superficiali e commenti più stereotipati, con la classica voce impostata e retorica fuori campo. Attrici, nobili, regine, starlet e play boy con contorno di cronaca nera, raccontano una società che ha voglia di dimenticare i difficili anni della guerra e affrontare con leggerezza un futuro più sereno. Ma il 1946 segna un punto di svolta importante: le donne ottengono il diritto al voto e questo enorme cambiamento incide anche sulle immagini proposte che iniziano a presentare giornaliste, politiche e industriali - Marella Agnelli, Maria Bellonci, Elsa Morante, le sorelle Fontana, Novella Parigini - che ottengono gli onori della cronaca e permettono alle donne di uscire da una massa indistinta di generiche comparse che fino ad allora aveva prevalso in quasi tutti i documentari. Dal 1924 al 1965 si attraversa un lungo e variegato periodo storico, sociale e politico del nostro Paese improntato sempre, però da una assoluta, generalizzata e propagandistica presenza dell’unico punto di vista maschile, attraverso il quale si fa lentamente strada un “occhio di donna” che riuscirà a sbocciare solo molti anni dopo e che ancora oggi, per alcuni versi, cerca una sua precisa collocazione all’interno del mondo variegato e tecnologico dei media.

Loredana Cornero



Annabella Gioia

Donne senza qualità.

Immagini femminili nell'Archivio storico dell'Istituto Luce

Edizione Franco Angeli, 2010



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