Penso che la spinta motivazionale alla realizzazione di questo convegno sia data dal la profonda convinzione che è necessario un approfondimento scientifico della medicina dedicata alla donna e dal fatto che donne e uomini presentano, nell'arco della loro esistenza, patologie differenti o differenti sintomi di una stessa patologia
Partendo dal dna, molecola base della vita, che è espresso in modo diverso a seconda del sesso e passando per lo studio di molte malattie - in particolare approfondendo il dolore e le sue terapie - si è finalmente individuata una branca della medicina ancora poco conosciuta nel nostro Paese: «la medicina di genere»;
La Medicina di genere rappresenta dunque il tentativo di approfondire la diversità tra i sessi applicandola alla medicina, così da garantire ad entrambi il miglior trattamento possibile.
La diversità si evidenzia, non solo a livello anatomico, ma anche e soprattutto a livello biologico, funzionale, psicologico, sociale, ambientale e culturale; sebbene numerose e consolidate siano le evidenze scientifiche e nonostante diversi siano gli specialisti che si dedicano al tema, l'approccio di genere non rientra ancora nelle scelte di programmazione per gli interventi a tutela della salute nel nostro Paese e nemmeno nei libri di testo o nei programmi universitari.
Esistono ancora stereotipi e pregiudizi di genere, nella ricerca biomedica e nella medicina: dallo studio delle cause, ai fattori di rischio per la salute, dai sintomi alla diagnosi; il problema di individuare un approccio alla medicina basato sul genere nasce dal fatto che tutti gli studi sperimentali sui farmaci sono sempre stati condotti considerando come fruitori i maschi, perché sono fisiologicamente più stabili e per la difficoltà scientifica a portare avanti una sperimentazione nel sesso femminile.
Di conseguenza, le cure mediche rivolte alle donne sono compromesse da un difetto alla base: i metodi utilizzati nelle sperimentazioni cliniche e nelle ricerche farmacologiche e la successiva analisi dei dati risentono di una prospettiva maschile, che sottovaluta le peculiarità femminili e, in particolare, il ruolo degli ormoni; la medicina di genere permette, dunque, di evidenziare anche nel campo della ricerca farmacologica, le diverse risposte all'assunzione dei farmaci tra gli individui di sesso maschile e quelli di sesso femminile, che, per esempio, sembrano essere più inclini a reazioni avverse.
I risultati ottenuti nell’uomo vengono acriticamente trasportati nella donna, con un errore metodologico grave che ha portato, non dobbiamo dimenticarlo, a due grandi tragedie: quella del talidomide, che ha avuto come esito la nascita di bambini focomelici, e quella del dietilsilvestrolo, un estrogeno che veniva somministrato durante la gravidanza e che poteva causare complicanze e neoplasie nelle bambine.
Sarebbe, pertanto, auspicabile uno studio mirato di questo tipo in tempi brevi, considerando che il consumo dei farmaci da parte delle donne è percentualmente più elevato rispetto a quello degli uomini. La conoscenza delle differenze di genere favorisce, infatti, una maggiore appropriatezza della terapia ed una maggiore tutela della salute per entrambi i generi.
La Medicina di Genere è una delle nuove frontiere della medicina, essa può spingere verso un approccio personalizzato alla cura, elevando conoscenze e sensibilità circa la necessità/possibilità di tener conto del malato nella sua integrità psico-fisica e raggiungere quel principio di equità previsto dall'OMS nell'Equity Act”
La salute degli uomini e la salute delle donne sono differenti: anche se vivono più a lungo, le donne si ammalano di più degli uomini e sono maggiormente colpite da determinate malattie.
Sono molteplici le differenze di «genere» nell'ambito delle patologie, come ad esempio quelle cardiovascolari, per le quali è stato dimostrato che il 38 per cento delle donne colpite da infarto muore nel giro di un anno contro il 25 per cento degli uomini, così come per l'ictus in relazione al quale i 12 mesi successivi sono più a rischio per le donne (i decessi ne colpiscono il 25 per cento contro il 22 per cento degli uomini); differenze vi sono anche nelle patologie polmonari o in quelle neurodegenerative (nell'ambito delle quali il Parkinson colpisce da 1,4 a 2 volte più gli uomini delle donne e l'Alzheimer una donna su 6 rispetto agli uomini) in cui il rapporto è di 1 a 10; ed ancora differenze vi sono nelle patologie dell'apparato digerente o nelle patologie psichiatriche, nell'ambito delle quali la depressione colpisce le donne due volte più degli uomini, e nelle sindromi dolorose quali l'emicrania, la cefalea muscolo tensiva, l'artrite reumatoide molto più frequenti nella donna che nell'uomo, al contrario di altre sindromi come la cefalea a grappolo che sono più diffuse nel sesso maschile.
Le donne sono le principali consumatrici di farmaci, ne prendono mediamente circa il 40 per cento in più rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni. Eppure una buona parte delle molecole, come ad esempio alcuni psicofarmaci, non è stata sperimentata sulla popolazione femminile nonostante che tra uomini e donne esistano diverse differenze che influenzano il metabolismo dei farmaci.
Le donne pesano in media il 30 per cento meno degli uomini e, poiché il dosaggio dei farmaci non sempre viene calcolato in relazione al peso, può succedere che le donne assumano una maggiore quantità di principio attivo rispetto agli uomini.
La differenza di genere influenza anche la risposta alle vaccinazioni. Sulle donne i vaccini funzionano meglio, dal momento che sembrano garantire una migliore risposta immunitaria dopo la somministrazione, tanto da suggerire la possibilità di usare dosi minori di vaccino nel sesso femminile.
Anche nei meccanismi d'azione dei farmaci la ricerca ha individuato delle differenze tra uomini e donne, a seconda delle diverse patologie.
anche i medicinali più comuni, in base a recenti studi scientifici, possono avere degli effetti diversi su donne e uomini. Tra tutti, l'esempio che più ha fatto discutere negli ultimi anni è, senza dubbio, l'aspirina. Alcune ricerche, la più importante delle quali è quella condotta nell'ottobre 2007 dalla University of British Columbia, hanno scoperto che la terapia a base di aspirina potrebbe essere inutile per le donne nella protezione dall'infarto del miocardio. In questo studio è stato dimostrato, infatti che l'aspirina riduce il rischio di infarto del miocardio negli uomini, ma nelle donne questo effetto di prevenzione è fortemente ridotto; il dolore cronico colpisce le donne in maniera maggiore e spesso del tutto differente rispetto agli uomini. In Italia, secondo uno studio epidemiologico il dolore cronico interessa il 26 per cento della popolazione, di cui il 56 per cento è rappresentato da donne. Tra uomini e donne cambia sia la frequenza, sia l'intensità, sia il tipo di dolore. È, tra l’altro, necessario introdurre un’educazione di genere nei curricula universitari. Non è possibile che i nostri medici, a differenza di quelli nord europei, si laureino senza conoscere le tematiche di genere: queste devono essere inserite nei programmi di studio delle Facoltà di Medicina.
La sensibilità su questo tema comincia a farsi sentire e c’è un forte bisogno di formazione specifica sulle tematiche di genere e il primo passo deve essere quello di formare i formatori.
Far passare in Parlamento, la politica di genere è molto difficile, ma in questa legislatura le donne sono molte di più e fortunatamente in Sanità abbiamo un ministro, un presidente di commissione e due segretari, tutte donne e poiché la salute delle donne è il paradigma dello stato di salute dell'intera popolazione il nuovo Governo ci dovrà ascoltare per forza e per quanto mi riguarda le sollecitazioni che gli faremo saranno quelle già fatte alla Camera in una mozione unitaria sulla “medicina di genere” approvata nel 2012,nella quale si impegnava il Governo a:
 inserire tra gli obiettivi del piano sanitario nazionale 2013-2015 la promozione ed il sostegno alla medicina di genere , al fine di delineare migliori criteri di erogazione del servizio sanitario, che tengano conto delle differenze di genere;
 promuovere il potenziamento, omogeneo sul territorio nazionale, della ricerca medica, scientifica e farmacologica nell'ambito della medicina di genere, con il concorso degli enti vigilati dal Ministero della salute, come l'ISS (Istituto superiore di sanità), l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), gli IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), nonché di enti di ricerca, università e aziende sanitarie, al fine di tutelare realmente, come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, la salute di tutti i cittadini, promuovendo così l'appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie;
 a promuovere l'inserimento della «medicina di genere» nei programmi dei corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle scuole di specializzazione al fine di favorire l'interdisciplinarietà nell'ottica di genere, anche attraverso master dedicati;
 ad individuare e promuovere, per quanto di competenza, percorsi che garantiscano, all'interno delle strutture sanitarie pubbliche, la presa in carico del paziente, tenendo conto delle differenze di genere, al fine di ottenere una risposta più specifica ed idonea di fronte alle numerose richieste di assistenza delle donne;
 ad incentivare e valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce delle patologie attraverso la sempre maggiore diffusione dei programmi di screening, in particolare del pap test, della mammografia e della prevenzione delle malattie cardiovascolari in epoca post-menopausale, includendo le donne immigrate;
 a rafforzare gli interventi rivolti all'area materno infantile;
 ad assumere iniziative normative volte ad offrire incentivi fiscali per sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica medica e farmacologica rivolta alla medicina di genere;
 a predisporre linee guida, in collaborazione con l'Aifa e con l'ISS affinché, nelle fasi di sperimentazione clinica dei farmaci in cui sono coinvolti gruppi di persone volontarie (fase 1 e 2), venga obbligatoriamente introdotta una percentuale statisticamente significativa di soggetti di genere femminile al fine di valutare scientificamente il follow up e l'impatto del farmaco con una visione di genere;
 a istituire, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, in collaborazione con ISS, un Osservatorio nazionale per la medicina di genere che possa raccogliere, coordinare e trasferire dati epidemiologici e clinici - al fine di assicurare il raggiungimento dell'equità nel diritto alla salute - trasmessi anche attraverso una relazione annuale al Parlamento, evidenziando l'evoluzione dei servizi in materia di medicina di genere nelle varie regioni;
 a predisporre iniziative di prevenzione sostenute da periodiche campagne informative al fine di favorire una corretta informazione volta a migliorare le conoscenze riguardanti le diversità di genere in medicina.
Sarò ben lieta al termine di queste giornate dedicate alla salute della donna di recepire le vostre conclusioni e le vostre richieste, in modo da presentare al Governo una mozione che tenga conto delle istanze di tutti quei soggetti che quotidianamente operano sul campo e sanno bene quali sono i punti di caduta del nostro SSN nei confronti della medicina di genere.
Lascia un Commento