Giovedi, 22/07/2021 - La matinée, il racconto di Matilde Tortora
Era alle dieci in punto delle mattine d’estate che davano il film in televisione.
Lo davano come un di più, un imprevisto sebbene già da molti mesi, fors’anche nell’autunno dell’anno precedente dovesse essere stato nei minimi dettagli programmato.
Lo davano come si dà un dono, come se facesse parte del nitore delle mattine d’estate, ovviamente i film erano in bianco e nero ma tutti essi per un intero mese a partire da metà giugno avevano il sapore e il colore azzurro del cielo, delle vacanze.
Nostra madre, in tutto quel mese fatto della metà di due mesi vicini e in tal modo resi ancora più strettamente vicini, prima di andare in ufficio, faceva un salto, era sempre di corsa, noi, la casa, il lavoro, dal fornaio che meno male stava a pochi passi da noi.
Risaliva, sempre di corsa, lasciava sul tavolo in cucina per noi un cartoccio con le dorate ciambelle fritte ricoperte di granelli di zucchero che sebbene su di esse tanto profusi pur lasciavano trapelare il colore d’oro che le connotava.
Quei film che poi, con le ciambelle in mano, avremmo guardato in televisione erano tutt’uno un periplo dorato e cosparso di granelli di zucchero e non erano tra l’altro film per bambini, ma noi fingevamo che lo fossero.
Tra l’altro quante altre cose noi avevamo imparato a fingere che fossero per noi, piccoli sì ma già tanto esperti di finzioni.
E in rigoroso bianco e nero seguivamo con attenzione Amedeo Nazzari restare sordo alle lacrime di Yvonne Sanson, sottrarle la figlia e apprendevamo nel finale che la madre rinchiusa in carcere, lo era stata ingiustamente. O altre storie di tal fatta o di malefatte.
Ci zittivamo a turno noi cinque fratelli, la più riottosa a seguire il film era nostra sorella la piccola che ogni tanto ci chiedeva: ma quando finisce?
Il film in quelle mattine in televisione sembrava non avere una fissa durata, come non l’aveva la nostra golosità. I giochi potevano aspettare.
Le mattine d’estate, quel dono, i film, le ciambelle bionde ricoperte di fitti granelli di zucchero si prendevano custodia di noi.
Mamma in ufficio stava, tranquilla di saperci così ben custoditi.
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