Fino a domenica 26 maggio “La Maria Brasca” di Giovanni Testori. Produzione Teatro Franco Parenti e Fondazione Teatro della Toscana, per la regia di Andrée Ruth Shammah
“La Maria Brasca” di Giovanni Testori ha debuttato al Piccolo di Milano nel 1960, regia di Mario Missiroli, Franca Valeri nei panni della protagonista. Il testo è un piccolo capolavoro di realismo, una storia tratteggiata con pennellate decise ea tinte sgargianti (il paragone con la pittura è giustificato visto che il drammaturgo è stato anche pittore), che ruota attorno ad un personaggio femminile forte e all’avanguardia per i suoi tempi. All’epoca, in un’Italia che stentava a scrollarsi di dosso le atmosfere bacchettone e moraliste del decennio precedente, lo spettacolo venne sospeso e ne furono addirittura distrutti tutti i copioni perché fu giudicato “grandemente offensivo del comune sentimento del pudore”.
Testori sentiva invece che tirava già un’aria nuova, quella del Sessantotto e delle rivendicazioni femministe. Il testo è tutto incentrato sullo “scandaloso” desiderio di una donna del popolo, un’operaia che vive a casa della rassegnata ed esausta sorella, relegata al ruolo di schiava domestica, tradita da un marito che è sempre più bisbetico e meno affettuoso nei suoi confronti. La Maria, che lo affronta più volte sull’argomento, è mal tollerata dal cognato, campione di maschilismo e ipocrisia, che le rimprovera il suo atteggiamento sfrontato, bersaglio dei commenti malevoli e dei pettegolezzidi colleghi e vicini di casa. Lui, che è un uomo, può tradire, soprattutto se lo fa di nascosto, per non mettere a repentaglio la reputazione sua e della famiglia. Sua moglie ovviamente sa delle sue scappatelle, sospira, sbuffa, e continua a stirargli le camicie. Ma la Maria non ci sta, non si piega ai compromessi e asserisce sin dall’inizio il suo diritto ad amare e a desiderare il suo Romeo, il Romeo Tamisasca, infischiandosene di tutto e tutti. Alla faccia del “si fa, ma non si dice” così caro agli Italiani di allora, la Maria rifiuterà di arrendersi, cioè di dover accettare l’umiliazione delle “corna”, del silenzio, della sopportazione passiva, e lotterà con le unghie e con i denti per il suo diritto di amare il suo uomo ed averlo tutto per sé. Una storia di sentimenti e passione nella Milano del boom economico, con al suo centro una donna fuori della morale piccolo-borghese e operaia, che a tutti i costi sente di avere diritto a ritagliarsi uno scampolo di felicità. La sua disarmante ostinazione risveglierà l’orgoglio assopito della sorella che alla fine avrà il coraggio di contestare il suo distratto e burbero marito. In chiusura, ballerà abbracciata a lui, dopo avergli fatto capire che il loro legame è per sempre, che lei si merita rispetto e, se non più passione, almeno affetto.
Nei panni della protagonista, forte e fragile allo stesso tempo, spontanea, graffiante, coraggiosa e schietta, questa volta c’è la vitale ed energica Marina Rocco, un’attrice che forse molti conoscono per le sue numerose interpretazioni cinematografiche per registi come Marco Tullio Giordana, Paolo Virzì e Sergio Castellitto. A fianco a lei ci sono Mariella Valentini, nei panni della sorella, Luca Sandri, in quelli del cognato, e Filippo Lai, l’oggetto del desiderio della Maria. Un cast affiatato e giustamente applauditissimo. La regia di Andrée Ruth Shammah mette in risalto la comicità e la teatralità del testo. Lo spettacolo è stato pensato per segnare il centenario della nascita di Giovanni Testori, che cadeva nel 2023, e tornerà “a casa”, cioè al Teatro Franco Parenti di Milano, fondato e diretto dalla regista, dal 4 al 16 giugno.
Lascia un Commento