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LA (MALA)EDUCAZIONE STRADALE

LA (MALA)EDUCAZIONE STRADALE

PICCOLI STEREOTIPI CRESCONO/3 - Il sessismo, subdolo, dei segnali stradali e la reazione della Street Art

Marta Mariani Lunedi, 03/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2014

Quando parliamo di sessismo dei linguaggi siamo soliti pensare, forse, alla lingua vera e propria, quella fatta di parole (scritte o pronunciate), di proverbi, di concordanze a senso e di plurali al maschile.

Quando, magari in un convegno sul maschilismo dei codici, veniamo invitati a riflettere sui messaggi irriflessi - che degradano il femminile a vantaggio del maschile - ci saltano in mente quelle formule tipiche della burocrazia: "nato a" (sulla carta d'identità); "io sottoscritto" (nelle autocertificazioni) e cose del genere...

Tuttavia, bisogna ammetterlo, la parola non è tanto immediata quanto l'immagine. Per questo motivo, forse, sono le icone, i simboli, i segni ad essere maggiormente subdoli e subliminali.

Un esempio lampante di questa maggiore immediatezza dell'immagine sulla parola ci viene offerta dalla segnaletica stradale.

I segnali stradali (svecchiati e rinnovati di anno in anno, secondo precise ordinanze) presentano spesso icone umane, stilizzate in modo che la figura rappresentata sia perlopiù un "maschile singolare". È un "maschile singolare", infatti, l'omino che attraversa la strada nel segnale di pericolo di attraversamento pedonale.

Nel segnale triangolare che allerta l'automobilista circa la prossimità di una scuola c'è addirittura qualcosa di iperprotettivo (pensiamo al bambino che corre tenendo per mano una bambina). Un atteggiamento pietistico assodato, talmente chiaro che nessuno osa discutere quell'omino dalla forza maschia che spala i ciottoli nel segnale triangolare dei "lavori in corso". È chiaro che per i lavori di manutenzione stradale ci vogliono braccia forti, gambe robuste, pettorali, barba e sudore.

Da alcuni decenni a questa parte, un irriverente e scandalistico atteggiamento di protesta rispetto ad una tale stereotipia, viene proprio dalla street art.

Bastano pochi ritagli di adesivi, qualche spruzzata di acrilico, o magari pochi tratti di pennarello ... e i segnali stradali diventano murales alla Keith Haring: spuntano subito capelli, gonne, tacchi a spillo, seni abbondanti, accessori, ombrelli, cagnolini e guinzagli.

Sulla scia di queste dimostrazioni artistiche e anonime, qualche anno fa, l'Assessora di Fuenlabrada (una cittadina spagnola a pochi minuti da Madrid) aveva promosso una segnaletica femminista. All'assessora, Rosalina Guijarro, piaceva attraversare la strada quando, al semaforo, scattasse, luminosa, una rispecchiante sagoma verde in gonnella.

Si tratta di iniziative giocose, ma al contempo cariche di peso politico e ideale. Proviamo un momento ad immaginare la nostra reazione emotiva alla vista di un'icona femminile su un segnale di divieto di transito pedonale. Probabile che qualche incallito maschilista lo intenderebbe come "fuorviante".... o peggio: selettivo!



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