Martedi, 27/12/2016 - E’ morta il giorno di Natale la famosa astronoma Vera Rubin, al secolo Cooper.
Era nata a Philadelphia (USA) nel 1928, in una famiglia ebrea di classe media. Già a dieci anni iniziò la sua passione per l’osservazione delle orbite delle stelle e cominciò ad esplorare il cielo dalla finestra della sua camera da letto grazie ad un telescopio che suo padre aveva costruito per lei.
Raccontò lei stessa che sin da molto piccola aveva percepito le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare come astronoma; il suo insegnante di fisica nella scuola secondaria semplicemente ignorava la presenza della ragazze durante le sue lezioni.
Per questo motivo scelse di frequentare il Vassar College, una scuola di New York caratterizzata sin dalla sua fondazione nel 1865, per la promozione delle donne in tutti i campi del sapere. La giovane Vera aveva sentito parlare di questa scuola straordinaria attraverso la lettura delle opere di Maria Mitchel, che era stata prima direttrice di questa istituzione. Studiò in questo istituto dal 1945 al 1948, anno in cui terminò i suoi studi di astronomia. Nell'estate del 1947 incontrò Robert Rubin e lo sposò l'anno successivo. Al termine dei suoi studi, quando il marito, membro dell’esercito, venne indirizzato alla Cornell University a studiare chimica, Vera lo seguì e cominciò a frequentare la stessa università studiando fisica con eminenti scienziati come Philip Morrison, Hans Bethe e Richard Feynman. Appena diventata madre presentò lei stessa, anche se il suo professore si era offerto di farlo al suo posto, la sua tesi di master sulla distribuzione delle velocità delle galassie in occasione della riunione dell’American Astronomical Society; il suo lavorò suscitò così tante discussioni che il Washington Post pubblicò un articolo dal titolo "Giovane madre scopre il centro della creazione o qualcosa del genere”.
La sua ambizione di continuare a lavorare nel campo dell’astronomia e il costante sostegno del marito e dei suoi genitori la portò a iscriversi alla Georgetown University, dove esisteva una laurea in astronomia. Per due anni il marito l'ha accompagnò ai corsi serali, mentre i suoi genitori si prendevano cura del suo bambino. Nel 1954 completò la sua tesi di dottorato in cui mostrava che le galassie si raggruppavano in grandi associazioni. Vera rimase ad insegnare e fare ricerca a Georgetown per dieci anni, periodo in cui nacquero i suoi altri tre figli.
Grazie ad un casuale incontro con Margherita e Geoffrey Burbidge in occasione della riunione annuale della American Astronomical Society nel 1962, Vera si trasferì a La Jolla nel 1963 per lavorare con loro; ha poi raccontato che era la prima volta che sentiva che le sue idee fossero state ascoltate in astronomia. Nel 1964, al suo ritorno a Washington, accettò il lavoro che le era stato offerto presso il Dipartimento di Magnetismo Terrestre della Carnegie Institution, e dal 1965 è stata la prima donna autorizzata ad utilizzare gli strumenti di osservazione di Monte Palomar.
Nel 1964 iniziò la sua lunga collaborazione con l'astronomo Kent Ford sullo studio della velocità delle galassie. I suoi risultati la portarono alle stesse conclusioni che aveva già stabilito anni prima, durante le ricerche per la sua tesi di master, ma l'atmosfera sfavorevole e competitiva che sentiva intorno a lei la motivò a cambiare il suo campo di attività. Le sue ricerche culminarono nello studio sistematico delle curve di rotazione delle galassie di diversi tipi morfologici che la portarono a confermare gli studi di Zwicky del 1930 sull’'esistenza di una grande quantità di materia oscura nell'universo. Dal 1978 Rubin e il suo gruppo hanno analizzato oltre duecento galassie e hanno dimostrato che almeno il 90% della materia nell'universo è in forma di materia oscura.
Il suo lavoro gli valse moltissimi premi tranne il premio Nobel.
Sulla sua esperienza come donna in un campo come l’astronomia ha detto: “Questa è una battaglia che le giovani donne devono combattere. Trenta anni fa abbiamo pensato che la battaglia sarebbe finita presto, ma l'uguaglianza è inafferrabile come la materia oscura”.
Lascia un Commento