Un uomo guarda un altro uomo, vestito come lui, un uomo vestito con una certa ricercatezza e una donna.
Fino a qualche tempo fa, avrebbe forse cercato di indovinare la sua storia, la sua professione, e forse
si sarebbe avvicinato a parlare.
Ora, seguendo gli insegnamenti dell'amato premier e quelli del cosidetto pensiero dominante, li guarderebbe giudicando l'uomo un gay e cercando di capire se la donna sia o non un prodotto usabile, secondo i canoni di bellezza, età e status sociale.
La donna sarebbe interpellata per vedere se appartiene alla lecita categoria di moglie e madre, o di escort di alto bordo.
L'uomo, se dovesse essere giudicato omosessuale, sulla base del vestito o di alcuni atteggiamenti, sarebbe giudicato inferiore, se non apertamente disprezzato, con benedizione di chi ha orgogliosamente affermato "meglio come me che gay".
Abolire le differenze, appiattire le minoranze, sembra una semplice alternativa alla complicata via di comprendere l'altro, il diverso da noi, e magari
anche provare , grazie a lui o a lei, vie diverse e migliori dalla nostra..
Vorrei poter dire che la colpa è tutta di uno o, meglio, tutta di quella parte della società che ne condivide gli schemi, ma sarebbe riduttivo e anche
sbagliato.
Diciamo inanzitutto che la strada dell'omologazione è la piu' istintiva, la piu' animale.
Anche gli scimpanzè attaccano e discriminano le differenze.
Anche presso di loro il ruolo della femmina è stereotipato e non elastico.
La strada dell'accoglimento delle differenze, della crescita dell'idea di persona al di là dei generi, è invece tutta umana, e anche piu' difficile, una
strada in salita, che fa uscire da noi stessi, e ci permette di progredire si, ma a costo di rinunciare alla nostra onnipotenza.
Ecco perchè a volte alcune donne della vecchia guardia, le cosidette veterofemministe, si permettono di trovare inusitati accordi di insofferenza verso
i gay, addirittura chiamandoli froci, e non rendendosi conto che, in questo modo, distruggono quello stesso meccanismo mentale che permette l'evoluzione del vero femminismo.
Eppure essere donne porta biologicamente ad essere piu' vicini alle differenze, per un motivo molto semplice: che divenga o no madre, la donna ha un corpo nato per accogliere l'altro, e questo è un adattamento complesso, che comporta anche un atteggiamento mentale.
Le donne hanno nella loro femminilità la strada facilitata per comprendere e valorizzare le differenze, sono maggiormente portate per parlare lingue diverse e i canali tra i due emisferi, quello piu' motivo e il piu' razionale, sono interconnessi maggiormente.
Per questo, perdono meno ad una donna di deviare da questo cammino.
Ma c'è un'altra cosa che perdono molto poco, anzi non perdono affatto: dimenticare di essere persone, di avere dei diritti , di avere delle responsabilità, a qualunque età sull'essere un individuo , non acquistabile dal migliore offerente, non ghettizzabile dagli uomini.
E' facile puntare il dito contro Ruby, ma non sono solo le ragazze facili, le donne del premier, a fare questo.
Anche se è chiaro che queste donne, quasi bambine a dire il vero, non si rendono conto della deriva che riservano non solo a se stesse, ma a tutto il genere
femminile, permettendo di essere ridotte alla stregua di un auto o di un gadget per ricconi.
Ma che di redella donna che è andata a prendere Ruby, a tutti gli effetti complice di questa situazione?
Perchè l'ha fatto?
Un no, semplice, chiaro, pulito cosa le sarebbe costato?
Anche le donne che manifestano simpatia per le idee di Giovanardi o di certe chiese confessionali, in cui la donna viene vista come oggetto di un uomo e fattrice dei suoi figli ( che in Italia, lo ricordiamo, portano il cognome del padre), derogano al ruolo di persone, chiudono le loro differenze in stereotipi creati da altri, dai maschi, e permettono la creazione di una società e di una mentalità che danneggia le altre donne.
Un rappresentante del genere umano ha potenzialità limitate solo da sé stesso e l'acquisizione di ruoli sociali non modifica questa realtà e non la limita.
Se io sono moglie e madre, sono prima di tutto, sempre, una donna, e come tale nessuno parla per me, nessuno mi protegge, al contrario mi si deve rispettare e ascoltare in quanto appartenenete a pieno diritto allo status sociale.
Mentre scrivo Gianni Alemanno ha dichiarato che la famiglia è solo quella di uomo e donna sposati e con figli, sputando in un occhio non solo ai single ma anche a tutti coloro che fanno una scelta diversa da quella cosidetta dominante.
E le donne come me dovrebbero scendere in campo e dichiarare di non volere aiuti a scapito di altri cittadini, che scelgono liberamente di rimanere soli, di non avere figli, di amare chi gli pare.
Ma lasciate che ricordi anche le donne che invece NO lo dicono forte e chiaro.
La procuratrice del tribunale dei minori, che coraggiosamente ha smentito Brutti Liberati, e il ministro Maroni, sulla vicenda Ruby.
Rosy Bindi che denuncia la battute volgari del premier su di lei, valutandole per quello che sono e rifiutandosi di relegarle a simpatiche canagliate,
come ci vogliono far credere nei media ufficiali.
E tutte le ragazze che studiano, imparano, vivono se stesse come individui che sognano un futuro migliore e faticano a nuotare in un mondo che applaude alle belle statuine.
Tutte insieme combattiamo, con Vendola e gli altri gay che amano davvero le donne, senza usarle, per continuare la strada della democrazia, quella delle differenze.
Con i rom, gli immigrati e tutti coloro che di queste differenze sono portatori, verso una storia umana e non solo una sopravvivenza animale.
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