Giovedi, 22/03/2018 - La lucida follia di Marco Ferreri
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Ben meritato il David per il miglior documentario ad Anselma Dell'Olio che rende giustizia al non Maestro a 90 anni esatti dalla nascita del regista di L’harem, Dillinger è morto e La grande abbuffata..
All’opera di una donna è stato insignito il David per il Miglior Documentario: a ritirarlo è stata la stessa regista Anselma Dell’Olio, dicendo:“A tutte le ragazze di tutte le età: la regia è femmina”.
Anselma, di Los Angeles, è stata femminista storica, protagonista delle battaglie per i diritti civili negli Stati Uniti d'America durante gli anni Sessanta e Settanta, giornalista e critica cinematografica nella rubrica tv Cinematografo e in varie riviste, tra cui Grazia, Liberal e Il Foglio, è una regista statunitense.
Venne per la prima volta in Italia all'età di 13 anni, oltre a recitare con Marco Ferreri, ha contribuito alla scrittura dei dialoghi di suoi film e in quelli di Federico Fellini, Francesco Rosi, Mario Monicelli
Dopo Ferreri, il suo sogno nel cassetto - come ha dichiarato - sarebbe di realizzare un film su Francesca Saverio Cabrini, la prima cittadina statunitense ad essere proclamata santa, fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, una religiosa e missionaria italiana naturalizzata americana che nel 1889 raggiunse gli Stati Uniti per prestare assistenza agli immigrati italiani.
Un percorso inverso a quello di Anselma che da Los Angeles, è naturalizzata in Italia, non per essere santa ma per tramandare con il cinema le vite non immaginarie che l’appassionano.
Raccontando di Ferreri, ci dice che era uno che voleva essere veterinario e che continuò ad amare gli animali, uno che si dibatteva tra femminismo e misoginia senza soluzione di continuità, uno che volevano dispotico con gli attori e che, viceversa, ne ebbe la stima e l’amicizia come narra Selma nel documentario.
La lucida follia di Marco Ferreri è una "rimessa al mondo", per portare il regista all'attenzione di chi non lo conosce o anche si, stimolando comunque nuove riflessioni.
Questo documentario di Anelma è una Ferreriata "ecologica", come lui con ogni suo film si definiva.
Anselma Dell'Olio conosceva Ferreri, e questo suo è un viaggio all’interno dell'autore.
Fa parlare in profondità, alcuni dei protagonisti dei suoi film, testimonianze illuminanti sul suo modo di dirigere, da Isabelle Huppert, ad Hanna Schygulla, da Ornella Muti a Roberto Benigni, a Sergio Castellitto, dal regista Radu Mihaileanu al musicista Philippe Sarde, dallo scenografo Dante Ferretti al critico francese Serge Toubiana.
Il film offre clip dei suoi film spagnoli, italiani e francesi, tra cui El cochecito, La cagna, L'ultima donna, Dillinger è morto, La grande abbuffata, Chiedo Asilo, Ciao maschio, Storia di Piera, La donna scimmia.
Il regista riflettere sulla nomea di "provocatore" che l'ha sempre seguito.
In un paese di ladri –rilasciò detto Ferreri in un’intervista- mi hanno portato in tribunale con i carabinieri per L’Ape Regina e lo stesso per La Grande Abbuffata, chiedendomi il corpo del reato cioè il film”, perennemente accompagnato da censure, scandali, contestazioni, accuse velenose.
Vi sono le risposte ironiche e taglienti, sue e dei suoi sostenitori più celebri e affezionati. Li ritroviamo in pieno vigore nei materiali d'epoca e backstage dell'Istituto Luce, Raiteche e archivi francesi, alcuni inediti in Italia.
“Oggi raramente c’è buon cinema in Italia, in generale non c’è sceneggiatura come con Ferreri, De Sica e quella generazione che portò il cinema italiano all’apice.”
“Il suo cinema non invecchia” – ha dichiarato Anselma.
Lascia un Commento