Alcune richieste indispensabili per chi assiste familiari con disabilità gravi, che non sono una malattia ma una condizione
Giovedi, 02/01/2020 - In questo fantastico Paese le parole volano alte, molto lontano dai fatti perché quelli li lasciano fare a chi è costretto, a chi non ha nessuno che lo aiuta e che si deve inventare ogni giorno una tecnica di sopravvivenza per se stesso e per chi assiste. Parlo dei caregiver, mitiche creature metà essere umano (quel che resta) e metà multi funzione: infermiere, facchino, autista, psicologo, accompagnatore, casalinga (lava, stira, fai la spesa, cucina, pulisci), intrattenitore, disbrigatore di pratiche (INPS, bancarie, postali, municipali, ASL) che vive una vita che non è la sua perché si occupa di un familiare disabile. Molto spesso questo ruolo si trasforma in veri e propri “arresti domiciliari” perché l’assistenza latita, scarseggia o è inesistente e la possibilità di avere uno spazio vitale individuale resta una pia illusione.
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