Lunedi, 07/05/2018 - I media europei hanno dato abbastanza spazio alla notizia della ragazza di Pamplona, in Spagna, che è stata violentata, ha denunciato ma i giudici hanno sentenziato che si è trattato tutt’al più di un abuso: i bravi ragazzi se la sono cavata con poco. Non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo caso in cui all’offesa sul corpo si aggiunge lo schiaffo della legge.
Ovviamente tutte le piazze di Spagna si sono riempite di donne indignate e l’opinione pubblica ha registrate le prese di distanza anche di uomini e giuristi. Ma il documento di solidarietà più importante, da conservare per una storia della violenza di genere e della difesa della libertà femminile, è venuto da donne che noi giudichiamo le meno libere, perché si sono volontariamente consegnate alla clausura di un convento.
Un amico mi ha inviato la lettera di solidarietà alla ragazza proveniente da una comunità di suore di clausura, e pubblicata anche su FB: la faccio conoscere perché vorrei che avesse il massimo di risonanza: infatti queste donne alzano il livello dell’indignazione e proprio loro parlano di libertà femminile in quanto diritto. “Noi viviamo in clausura, portiamo una veste fin quasi alle caviglie, non usciamo la notte (se non in casi di urgenza), non andiamo a feste, non beviamo alcool e abbiamo fatto voto di castità. E’ una scelta che non ci rende né migliori né peggiori degli altri, anche se paradossalmente ci rende più libere e felici di molti. E perché è una scelta LIBERA, difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione (e questo è uno) il diritto di tutte le donne a fare LIBERAMENTE il contrario senza essere giudicate, violentate, minacciate, assassinate o umiliate per questo. SORELLA, IO SI’, TI CREDO” (le maiuscole appartengono al testo).
Non ci sono commenti, se non quello di continuare l’impegno per far conoscere e applicare l’universalità anche dei nostri diritti e quello di denunciare ancora una volta l’importanza che ha, non solo per il nostro genere, ma per la società intera, la lotta contro ogni forma di violenza a partire da quella contro il corpo femminile, sia perché la violenza “contro chi si ama” è follia estranea a qualunque forma di amore e di civiltà, sia perché lo stupro, che uccide in qualche modo l’anima di chi lo subisce, è degradazione e vergogna del corpo che lo pratica.
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