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La guerra fuori dalla storia? Davvero?

La guerra fuori dalla storia? Davvero?

... La tv conferma: la guerra ai maschi piace. Parola di Natalia Aspesi

Mercoledi, 16/03/2022 -

Ci voleva una giornalista valorosa come Natalia Aspesi. Con la sua solita rabbia, elegantemente contenuta nel paradosso, ha finalmente espresso, in questa terribile situazione, un desiderio femminile, istituzionalmente impossibile perché di coraggio non virile.

Intervenendo alla manifestazione Per l'Ucraina Per l'Europa, organizzata dal quotidiano Repubblica e L'Inkiesta sabato 12 marzo al teatro Parenti di Milano, ha premesso che lei non ha opinioni perché quel che sa dell'Ucraina gliel'ha detto, figurarsi, la badante, ma vede che anche la diplomazia è alle corde attorno agli "terribili tavoli con il caffè davanti a quelli che discutono ucraini, russi... ". Non c'è "nessuna donna. Le donne mi sono antipatiche, ma quando si tratta di cose orrende ci sono solo uomini". La tv conferma: la guerra ai maschi piace.

E' intervenuta anche Linda Laura Sabbadini, una che potrebbe essere figlia della novantenne Natalia. Ha detto che "dobbiamo imparare molto dal popolo ucraino" e trarne alcune lezioni: "la prima è che la libertà è un bene primario e, come per la libertà bisogna combattere per difenderla". Per questo "non possiamo più accettare... che la democrazia sia violata dentro i suoi confini". Per concludere: "come terza cosa.. le donne sono estranee alla guerra, eppure sono anche le principali vittime e sono inoltre grandi combattenti. Se è vero che dobbiamo rivitalizzare la democrazia, abbiamo bisogno di più donne al potere. Con più donne nei luoghi decisivi ci saranno meno guerre". Un intervento occasionale non consente di fare le pulci alle parole e non sono sicura che Linda intendesse sostenere un nostro maggior impegno di soldate; comunque per ogni obiettivo va richiesto il contributo del pensiero femminile al primo posto.

Se, poi, ci riferiamo al potere, scusate, ma Ursula Von Der Leyen, già ministra della difesa tedesca non è una donna che ha in mano la Commissione Europea? Ma anche lei, come tutte noi, si adegua quando arriva la guerra, linea estrema del patriarcato. La scommessa di femminismo è sempre la stessa, da cui trarrà beneficio anche l'uomo:  cambiare il segno del potere. Quando la guerra diventa nominabile, la pace non è più un assoluto, entra nella strategia comune, estranea al femminismo, come al pacifismo: non ha più "cartucce" da "sparare". Se invece la politica  mantenesse l'attenzione fissa al limite, governasse con rigore, ma prendendosi cura  degli interessi quotidiani e con la diplomazia prevenisse l'acutizzarsi dei conflitti, mantenendo la possibilità di relazioni nonviolente, forse vivremmo meglio anche internazionalmente. Le parole del femminismo indicano una metodologia tesa a far cessare la violenza, costi quel che costi, per dare soluzione ai problemi. Per il vetero femminismo degli anni Settanta (del secolo scorso) lo slogan "la guerra fuori dalla storia" aveva in sé un significato letterale, impegnativo: cinquant'anni dopo sarebbe ancor più convincente perché la guerra appare, ancora una volta, "idiota". Ma se è uno slogan da portare in corteo, conferma che la guerra fa ancora la storia e fa il paio con "chiediamo la pace e il disarmo": non è così che i giovani e le giovani incontrano la loro verità.

"Cosa vorrebbe allora, signora Natalia?" Mi piacerebbe che ogni Paese d'Europa mandasse centomila cittadini disarmati, che si formasse un plotone di un milione di persone che andassero davanti ai carri armati.....


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