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La guerra contro l'insidia mentale

La guerra contro l'insidia mentale

Speciale Donne Arabe - Se le donne non sono libere, gli uomini restano dei sudditi sottomessi al tiranno con il triste privilegio di essere i kapò familiari. Il problema non è il velo, ma come garantire i diritti riformando la sharia

Alessandro Politi Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015

Si parla molto in questi mesi di guerra contro l’ISIS con un’impressionante regolarità che risale almeno ai tempi dell’infausta Guerra al Terrore. E giù droni, spie, bombe, assassini ed operazioni speciali. Un circo già visto e di limitata utilità strategica, nonostante il costo di vite, feriti, coraggio e ferocia.



Dawla (il vero nome di ISIS, significa Lo Stato) mi ricorda un testo di una donna famosa perché incarna esattamente due caratteristiche di un suo scritto celebre “La rabbia e l’orgoglio”. Difficile dimenticare le sue sprezzanti parole verso la cultura araba, riprese coi gesti dei polverizzatori di civiltà ritenute “aliene” ed “impure”.



La guerra che invece va condotta, una guerra innanzitutto mentale, intellettuale e concettuale è contro l’insidia che si annida negli spiriti quando si parla di questi problemi, dimenticando la sostanza di grande strategia per la costruzione di un futuro degno nel Golfo, nel Levante, in Nordafrica e nel Mediterraneo intero.

Se le donne non sono libere, gli uomini restano dei sudditi sottomessi al tiranno con il triste privilegio di essere i kapò familiari.



Il problema non è il velo in tutte le sue forme, il problema è come garantire i diritti riformando la sharia. Lasciamo da parte i testi sacri, sin troppo manipolati da spregiudicati politici di ogni colore religioso ed andiamo alla sostanza giuridica dei diritti. Esiste lo stato di diritto, con o senza il grande dio trascendente? È una questione bruciante anche in Israele.



Che futuro hanno le donne, visto che invece l’ISIS le vuole schiave e sottomesse, i regimi moderati le vogliono presentabilmente sottomesse e le democrazie opulente ed indebitate le vogliono incatenate a flessibilità produttive che se ne infischiano di ogni diritto ed umanità, ma ben vestite, sessualmente liberate e sorridenti?



La guerra non è per un pezzo di terra, ma per una vita degna di essere vissuta. Il resto sono salvinate d’accatto.



Alessandro Politi. Analista strategico. Ha diretto l'Osservatorio Scenari Strategici e di Sicurezza di Nomisma. Saggista ed editorialista, collabora con le principali testate nazionali ed estere. È consulente del Governo italiano e del CoPaSiR.


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